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Morire con le manette ai polsi... la storia di Luigi Marinelli
Luigi Manconi e Valentina Calderone
Fonte: L'Unità, 3 gennaio 2013
3 gennaio 2013

La storia di Luigi Marinelli, 48 anni, romano, deceduto il 5 settembre del 2011 dopo essere stato ammanettato dalla polizia. Per la famiglia la sua fine è da collegare alla violenza subita durante l'arresto. Per il pm no.

Luigi Marinelli muore il 5 settembre 2011 nella sua abitazione di Roma, all'Eur, verso le 15.30. Circa un'ora prima la madre dell'uomo, a seguito di una lite per una questione economica, aveva chiamato la polizia. Luigi Marinelli, 48 anni diagnosticato schizofrenico, invalido al cento per cento e consumatore occasionale di sostanze stupefacenti, aveva chiesto alla madre un assegno di 10mila euro, soldi che gli spettavano in quanto parte dell'eredità lasciatagli dal padre.
La donna, viste le condizioni di salute del figlio, si era rifiutata, ne era nata una lite e per questo motivo decideva di richiedere l'intervento della polizia. Nel frattempo Vittorio Marinelli, fratello di Luigi, si recava nell'abitazione della madre avvertito da quest'ultima. Da adesso in poi la situazione precipita. Di fronte alle insistenze del fratello, e in presenza della polizia, Vittorio convince la madre a dare i soldi a Luigi.
Questi, preso l'assegno, cerca di guadagnare l'uscita ma gli agenti glielo impediscono. Si susseguono momenti concitati in cui Marinelli viene sbattuto contro la porta, atterrato e ammanettato. Dopo poco ha un malore e fa visibilmente fatica a respirare. Vittorio Marinelli, che ha assistito a tutta la scena, chiede che vengano tolte le manette al fratello per consentirgli di muoversi ma gli agenti si accorgono in quell'istante di non avere le chiavi.
Passano lunghi minuti prima che un'altra volante allertata dai poliziotti arrivi a casa di Marinelli e possa liberargli i polsi. Nel frattempo viene chiamato il 118 e il personale paramedico, una volta giunto, non può far altro che constatare il decesso di Luigi Marinelli. Sul corpo dell'uomo, nel corso dell'esame autoptico, sono state riscontrate quattordici lesioni, oltre alla rottura di alcune costole. Per i medici incaricati di effettuare l'autopsia, quelle lesioni sono "di piccole dimensioni, superficiali e non compatibili (...) con azioni di costrizioni o comunque di colluttazione significativamente veementi".
E a loro avviso le fratture costali "sono state prodotte dopo la morte o in limine vitae quando, cioè, il soggetto era in sul morire: vanno cioè attribuite alle manovre di soccorso e di rianimazione". Il pubblico ministero che ha condotto le indagini ha chiesto l'archiviazione del caso avvalorando la tesi prospettata dai consulenti tecnici per i quali "si può escludere che la morte di Marinelli sia stata causata dalla postura coattivamente indotta da parte degli agenti di polizia".
Contro la decisione del Pm, la famiglia di Marinelli, attraverso l'avvocato Giuseppe Iannotta, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. Per l'avvocato, infatti, non è da escludere una causa di morte da arresto cardiaco provocata da un forte trauma toracico, secondario alle manovre violente di ammanettamento da parte di un agente.
Le dichiarazioni rese da questi ultimi non coincidono, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo delle manette: uno dei poliziotti intervenuti nell'abitazione di Marinella dichiara che "gli venivano subito tolte le manette di sicurezza". Questa circostanza, però è stata smentita oltre che dal fratello e dalla madre di Marinelli, anche dagli agenti della volante intervenuti successivamente e proprio per portare le chiavi delle manette. Come è ovvio, la posizione costretta in cui si trovava Marinelli, ha impedito di praticare nei modi dovuti "le pur minime manovre emergenziali di soccorso nei tempi utili e indifferibili necessari".
Questo fatto, di estrema importanza, non viene nemmeno (Stato dai consulenti che hanno redatto l'autopsia e inoltre, nessun approfondimento viene fatto dai Pm sul perché gli agenti abbiano ammanettato Marinelli. Non c'era nessun motivo, infatti, per procedere al fermo dato che la sua condotta non configurava alcuna fattispecie di reato.
In ultimo, la mancata individuazione del nesso causale tra l'intervento degli agenti e la morte di Marinelli: Se Marinelli non fosse stato bloccato, scaraventato a terra con veemenza e schiacciato da un peso che superava decisamente i due quintali, sarebbe deceduto in quel momento? L'udienza in cui verrà deciso se queste domande hanno un senso, e se maritano una risposta più approfondita di quella ricevuta finora, è fissata per 18 gennaio 2013.