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La vergogna "Centri di identificazione ed espulsione"...
Piero Innocenti
Fonte: Il Mattino di Padova, 5 novembre 2012
5 novembre 2012

Nel 2012 le rivolte e le proteste, talvolta culminate anche con gravi episodi di violenza, nei tredici Centri di identificazione ed espulsione distribuiti sul territorio nazionale per "ospitare" gli stranieri "irregolari" si sono susseguite. Con maggiore frequenza rispetto al 2011, anno in cui, pure, erano stati numerosi i momenti di tensione.

All'inizio della scorsa estate, a Trapani, nel nuovo complesso di contrada Milo, una trentina di migranti sono riusciti a "fuggire" e altri, pochi giorni dopo, hanno tentato una rivolta e la fuga, al grido di "Libertà, libertà".
Lo stesso grido lanciato dai tunisini trattenuti nel Centro di prima accoglienza di Pozzallo, che ai primi di settembre si sono rivoltati, scontrandosi con le forze di polizia (cinque agenti e carabinieri rimasti feriti).Che qualcosa non vada in queste strutture è sotto gli occhi di tutti, ma si continua a fare finta di niente. E intanto anche in questi giorni continuano gli sbarchi lungo le coste del Sud Italia e nel Canale di Sicilia si continua a morire.
In questi luoghi di "detenzione" (specificata, nelle circolari ministeriali e dalle autorità, con l'ipocrita aggettivo di "amministrativa"), alla data del 18 settembre scorso erano trattenuti 901 stranieri "irregolari", di cui 800 uomini e 101 donne. Questa "carcerazione" (è il termine più appropriato), che può arrivare sino a diciotto mesi (grazie a una legge del 2011 che ha recepito, tra l'altro, una direttiva comunitaria del 2008), si è rivelata, oltretutto, uno strumento irrilevante e poco efficace - contrariamente a quanto sostenuto in passato dall'ex ministro leghista Maroni - nel contrasto all'immigrazione irregolare.
Basti pensare che nel 2011 su 7.735 migranti (6.832 uomini e 903 donne) transitati nei Cie, solo la metà (3.880) sono stati effettivamente rimpatriati nei paesi di origine. Nel 2010, la percentuale di trattenuti/rimpatriati era stata del 48%. È aumentato, peraltro, il numero dei migranti che si sono allontanati "arbitrariamente" dai Cie: 787 nel 2011 contro i 321 dell'anno prima. Quest'anno su 5.642 stranieri transitati nei Cie, sono stati ben 733 quelli che hanno deciso di andarsene (nottetempo). A questo numero, già ragguardevole, vanno aggiunte le persone dimesse per la scadenza dei termini di trattenimento (277), quelle nei cui confronti il giudice di pace non ha convalidato il provvedimento amministrativo di accompagnamento (687) e quelle dimesse per vari motivi (895). Insomma, un totale di ben 2.592 persone.
Le denunce sulle pessime condizioni in cui si trovano gli stranieri nei centri vanno avanti da anni senza che la classe politica abbia mai avuto il coraggio di affrontare seriamente i problemi connessi alle condizioni socio-sanitarie di tali strutture, alle modalità di gestione, al rispetto dei diritti degli immigrati. Otto anni fa, Medici senza frontiere (Msf) in un rapporto dal titolo "Cpta: anatomia di un fallimento", stilato dopo diverse visite fatte ai centri, non lasciava alcun dubbio sul loro pessimo funzionamento, sul profondo malessere delle persone "ospiti", con gravi episodi di risse, rivolte, autolesionismi, somministrazione ripetuta di sedativi.
Nel 2007 toccò alla Commissione De Mistura (dal nome dell'ambasciatore che la presiedette), sottolineare, invano, la precarietà e l'inidoneità dei centri di accoglienza e di trattenimento (così si chiamavano allora), formulando alcune raccomandazioni (per lo più inascoltate) che avrebbero potuto consentire di affrontare il "problema della irregolarità" degli stranieri in maniera "più creativa ed efficace ". Nel 2010 ancora Msf, con un corposo rapporto-denuncia, riportava all'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità, la penosa situazione dei Cie. Anche questa volta il governo è rimasto sordo.
Cinque mesi fa, dopo un lungo lavoro, la Commissione straordinaria senatoriale per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha approvato, all'unanimità, il "Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Italia" e lo ha presentato al ministro della Giustizia, Paola Severino. I senatori scrivono che "...le condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei Cie (...) sono molto spesso peggiori di quelle delle carceri".
Nessuna iniziativa è stata ancora presa per rendere meno drammatica e meno vergognosa per il nostro Paese questa situazione di "accoglienza" dei migranti che, intanto, continuano ad approdare, numerosi, sulle coste del Sud Italia (8.581 sempre alla data del 18 settembre). Lo spread, l'andamento delle Borse, la disoccupazione giovanile, la crescita, l'anticorruzione, la trattativa Stato-mafia, le intercettazioni, la nuova legge elettorale, sono certamente tutti temi importanti, "vitali" per il nostro Paese. Ma la vita delle migliaia di persone che fuggono da guerre, da carestie e cercano un riparo da noi, non dovrebbe avere un po' più di attenzione da parte dei "tecnici" al governo?