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Bologna: stupri, pestaggi, risse e terrore; le verità taciute del carcere minorile del Pratello
Luigi Spezia
Fonte: La Repubblica, 23 dicembre 2011
26 dicembre 2011

Venticinque ragazzi protagonisti di episodi di bullismo verso i coetanei, gli agenti lasciavano correre senza fare rapporto: è quanto ha stabilito l'ispettore ministeriale dopo la segnalazione della Procura dei minori. Episodi annotati sul registro disciplinare ma mai comunicati all'autorità giudiziaria. Il ministro Severino ha rimosso i direttori.
Francesco Cascini si è fatto aprire le celle del Pratello alle otto e mezzo. Otto di sera, non di mattina. Un orario strano, fuori ordinanza. L'hanno preso per un padre, un confessore, un salvatore, quell'ispettore spedito d'urgenza a Bologna. Lui stava a sentire le sofferenze di ragazzi che non avevano fino a quel momento trovato o la forza o le persone giuste per confidarsi. Per qualche detenuto, dopo quell'incontro, forse l'ennesima notte chiuso in cella sarebbe stata meno terribile.
La relazione finale del super-ispettore, inviata sia alla Procura ordinaria sia a quella dei Minori, è la storia di un clima di terrore e di sopraffazione al carcere minorile di Bologna in cui erano immersi alcuni degli ospiti del Pratello, già provati dalla privazione della libertà. Episodi che però non sono mai stati comunicati all'autorità giudiziaria. Per questo il ministro Severino ha rimosso i direttori dell'istituto carcerario. Sono trenta i casi di abusi presi in esame dalla Procura dei Minori negli ultimi due anni. Sono venticinque i ragazzi che di volta in volta - anche più di una volta - sono stati protagonisti di azioni di bullismo e di violenza nei confronti di altri ragazzi magari più piccoli o più deboli o di un altra etnìa (ci sono stati anche scontri tra slavi e nordafricani).
Se un caso di estorsione capita davanti a una scuola, se una baby gang sequestra il telefonino di un ragazzo per strada, ci si indigna, si fa una denuncia e si apre un'inchiesta. Ma se un ragazzo che magari aveva già compiuto 18 anni e costringeva un compagno di cella a cedergli sotto minaccia di botte il poco cibo che conservava per sé perché aveva mangiato solo un piatto di minestra alla mensa, questo passava inosservato. Al massimo, si segnava l'infrazione sul libro disciplinare, ma nulla trapelava all'esterno. La vittima che pativa la fame perché passava il suo cibo all'altro non meritava considerazione diversa dal suo "nemico". E anche se è un aspetto apparentemente secondario, gli ispettori hanno rilevato che alla mensa non veniva seguita nessuna regola alimentare precisa.
In celle che sono state trovate sporche e dove si accovacciavano anche quattro ragazzi - perché un intero piano dell'istituto dopo la ristrutturazione veniva lasciato vuoto ufficialmente per carenza di personale - le estorsioni erano ancora più odiose, nell'ambiente chiuso di un carcere, senza nessuno cui chiedere aiuto. Dalla somma degli episodi, emerge il quadro di una situazione in cui "nonnismo" e "bullismo" venivano tollerati pensando che un atteggiamento "morbido" fosse educativo.
L'episodio più grave - ma si indaga anche per altri fatti gravi, non sessuali, ancora segreti - è una violenza sessuale che secondo l'accusa è stata compiuta su di un ragazzo di sedici anni da parte di due diciassettenni, entrambi trasferiti. Uno era già uscito dal carcere e l'hanno arrestato di nuovo. Ma prima di questo episodio di settembre ci sono stati altri due tentativi di violenza, uno dei quali annunciato e sventato. Quattro i tentativi di suicidio, nemmeno questi segnalati alla Procura dei Minori.

Neppure quando qualche ragazzo più violento si scagliava contro le guardie ferendole si veniva a sapere nulla. Non risultano invece - almeno questo è un fatto positivo - sotto inchiesta sorveglianti che abbiano picchiato i detenuti. Ma l'ispettore scrive anche che le misure di isolamento venivano decise in modo improprio, senza per esempio spiegare le motivazioni delle misure.
Quattro agenti penitenziari hanno patteggiato la pena per non aver verbalizzato che un ventenne, Bright Ofori, prima della fuga avvenuta nell'estate del 2009, aveva sequestrato una donna delle pulizie. Vennero denunciati dall'allora direttrice Paola Ziccone. Quel pasticcio, oltre ad essere stato raccontato dagli organi di informazione, giunse quella volta anche sul tavolo della Procura ordinaria. Un evento-spia che, dopo le indagini effettuate in questi mesi con le conseguenze del caso, possono far pensare all'esistenza di un vero e proprio "sistema".