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Messina: detenuto romeno muore; durante l'arresto ha "sbattuto il viso sul pavimento"
Fonte: Agi, 6 ottobre 2011
6 ottobre 2011

Un'inchiesta dovrà chiarire le cause della morte di un detenuto romeno, Marcel Vitiziu, 30 anni, della casa circondariale di Gazzi, a Messina, morto lunedì, per arresto cardiaco, mentre in ambulanza veniva trasferito al Policlinico. Il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e il sostituto Federica Rende hanno dato incarico a due medici legali palermitani di effettuare l'autopsia.
Il 30enne era stato arrestato venerdì sera dai carabinieri in una rivendita di tabacchi di Camaro Inferiore. Era ubriaco e all'arrivo dei militari si è scagliato contro di loro con calci e pugni. A fatica sono riusciti a mettergli le manette ma lui riesce a divincolarsi, perde l'equilibrio e cade sbattendo il viso sul pavimento. Non si calma e per metterlo sull'ambulanza viene legato alla lettiga e ammanettato. Al pronto soccorso dell'ospedale "Piemonte" viene sedato e giudicato guaribile in 30 giorni: ha lesioni al naso ed all'arcata sopraccigliare.
Quindici minuti dopo la mezzanotte viene trasferito in carcere. L'indomani, alle 11, viene portato in ambulanza al Policlinico per sottoporlo alla Tac da cui si rileva un trauma cranico-facciale, la rottura del setto nasale e un edema. Viene riportato in carcere, ma le condizioni peggiorano e domenica, alle 8.18, viene sottoposto al Policlinico ad un'altra Tac che conferma la diagnosi precedente. Torna così di nuovo in carcere.
Lunedì, alle 9.30, il Gip Masimiliano Micali non riesce a convalidare l'arresto per le sue condizioni psicofisiche. Alle 11.15 ha un arresto cardiaco mentre un'ambulanza corre verso il Policlinico. Inutili i tentativi di rianimarlo e a mezzogiorno viene dichiarato il decesso. Il legale d'ufficio, Giuseppe Serafino, nutre dubbi sulle cause del decesso che potrebbe essere stato provocato da lesioni interne "non correttamente diagnosticate tra venerdì sera e lunedì mattina".
Chiede alla procura di accertare da dove eventualmente derivino, se da traumi o da percosse, ma anche perché è stato portato in carcere in stato d'arresto per resistenza a pubblico ufficiale e non invece sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio.