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osservazioni medico legali alla c.t. del prof. F. De Ferrari
Dott. Marco Salvi
27 febbraio 2008

Pubblichiamo, grazie a Maria Ciuffi (madre di Marcello Lonzi), che ce le ha gentilmente trasmesse, le osservazioni medico legali alla c.t. del prof. F. De Ferrari, formulate dal Dott. Marco Salvi.

Il sottoscritto medico legale - quale consulente tecnico di parte da Lei nominato nell'interesse della parte offesa - partecipava, in data 27/10/2006, alle operazioni peritali svolte dal Prof. F. De Ferrari sul cadavere di Lonzi Marcello.

L'esame autoptico effettuato dal Prof De Ferrari sul cadavere esumato di Lonzi Marcello, in data 27/10/06, rilevava la presenza delle tre f.l.c. al volto, con caratteristiche morfologiche compatibili con quelle descritte dal Dott. Bassi Lucianì, autore della prima autopsia in data 12/07/03, in qualità di Consulente Tecnico del P.M.
L'accertamento ha altresì posto in evidenza numerose fratture costali interessanti le coste dalla II all'VIII a sinistra.
Tali fratture, confermate dagli esami radiologici eseguiti contestualmente, risultavano
poste grossolanamente sulla stessa linea, corrispondente alla linea ascellare anteriore.
Veniva evidenziata inoltre una frattura dello sterno a livello del II spazio intercostale. Tali lesioni, nonostante gli avanzati fenomeni putrefattivi presentavano ancora evidente
infiltrazione emorragica dei tessuti molli circostanti.
Occorre sottolineare che le suddette fratture, se si eccettua quella interessante la Il costa, risultano novità assoluta, non venendone fatta menzione nell'accertamento autoptico effettuato Dott. Bassi Luciani.

II Prof. De Ferrari, nella propria relazione, propone tre ipotesi interpretative riguardo al meccanismo di produzione delle descritte lesioni (le tre f.l.c. al volto e le fratture sterno costali).
Una prima ipotesi è quella che tutte le lesioni riscontrate sul cadavere del Lonzi siano collocabili ante-mortem e dovute alla caduta al suolo del soggetto.
Tuttavia lo stesso Prof. De Ferrari non suffraga tale ipotesi con, considerazioni medico legali condivisibili. Infatti, una ricostruzione attendibile della caduta al suolo di un soggetto giovane colto da malore (si tenga conto dell'elasticità della gabbia toracica) non può ragionevolmente determinare quella serie di fratture costali.
Anche se un soggetto cade al suolo senza meccanismi proiettivi non può urtare il volto e l'emitorace contemporaneamente e con energia cinetica sufficiente a determinare dette lesioni.
Giova peraltro ricordare come nella quasi totalità delle casistiche, la caduta al suolo di un soggetto, colto da un malore che lo sta conducendo a morte, con urto del capo contro superfici rigide per mancanza di movimenti di difesa, determina ferite lacero contuse alle regioni sopraccigliari, al naso ovvero alla regione frantale. Mai mi è capitato di osservare una tale morfologia di lesioni "accidentali" come quelle presenti sul volto di Marcello Lonzi e "contestualmente" una plurifocalità dì fratture costali da caduta al suolo. In tal senso anche la letteratura scientifica non segnala casi analoghi.
La seconda ipotesi è che le lesioni siano dovute ad un'aggressione, la terza che le f.l.c. al volto siano riconducibili alla caduta al suolo del soggetto a seguito di malore e che quelle toraciche siano imputabili al massaggio cardiaco.
La terza ipotesi viene sostenuta sulla base del ragionamento che è alquanto improbabile che le fratture costali possano essere state prodotte da un'aggressione o dalla caduta al suolo, in quanto non venivano riscontrate nel corso della prima autopsia lesioni contusive quali escoriazioni od ecchimosi in corrispondenza dell'emitorace sinistro.
Innanzi tutto è conoscenza comune che i traumi toracici diretti che determinano fratture costali non necessariamente lasciano traccia di sé sulla superficie cutanea dipende, ovviamente dal mezzo utilizzato. Talvolta i segni cutanei appaiono a distanza dì ore, sempre che vi sia sopravvivenza del soggetto.
Inoltre, il fatto che all'esame esterno preliminare all'autopsia effettuata dal Dott. Bassi Luciani non siano state descritte lesioni esterne in corrispondenza delle fratture costali non può essere considerato argomento a suffragio di tale ipotesi etiologica.
E' necessario infatti tener presente che il Dott. Bassi Lucani le fratture costali in argomento, fatto salvo quella a carico della II, non le ha nemmeno viste, oltre a non aver visto l'evidente frattura sternale.
Pertanto escludere che le suddette fratture possano essere state provocate da un traumatismo contusivo sulla sola scorta del fatto che il Dott. Bassi Luciani non ha visto ecchimosi od escoriazioni che potevano essere presenti, a parere del sottoscritto, appare valutazione eccessivamente fiduciosa.
Infine, le caratteristiche di sede e di entità delle lesioni descritte a livello dell'emitorace sinistro depongono per una modalità di produzione differente rispetto a quella del massaggio cardiaco esterno che potrebbe, eventualmente, essere responsabile della sola frattura sternale.
La disposizione delle suddette fratture appare anomala; fratture costali unilaterali e per lo più poste sulla stessa linea sono di raro riscontro quale esito di manovre rianimatorie.
Generalmente le fratture risultano essere bilaterali, plurime, talvolta plurifocali, generalmente non poste sulla stessa linea. Se poi consideriamo la giovane età del soggetto diventa difficile pensare che si siano prodotte, durante un massaggio cardiaco, lesioni fratturative quali normalmente si osservano in soggetti anziani ovvero affetti da osteoporosi.
Per quanto concerne la sola frattura dello sterno questa può in ipotesi essere ricondotta alle manovre rianimatorie oltre che per la frequenza elevata anche per l'assenza di infiltrazione emorragica in tale sede, infiltrazione invece riscontrata, addirittura in occasione dell'esumazione, per quanto concerne l'emigabbia toracica.
L'infiltrazione emorragica depone sicuramente per una produzione delle suddette lesioni in presenza di valida attività circolatoria. L'intensità delle infiltrazioni, in particolare a livella toracico, ancora visibili a distanza di così tanto tempo, depone per una valida attività cardiaca autonoma e non da massaggio cardiaco esterno.
Il sottoscritto concorda, peraltro, con l'affermazione che le lesioni traumatiche riscontrate sulla salma del Lonzi non siano di per sé sufficienti a determinare autonomamente il decesso. Tale considerazione non fa che confortare, oltre a non smentirle, le ipotesi suggerite nella mia consulenza tecnica di parte, eseguita sugli atti relativi al decesso di Marcello Lonzi
In definitiva la pregevole consulenza medico legale del Prof. De Ferrari non fa che confermare tutti i dubbi circa il decesso di Marcello Lonzi, oltre a non poter tecnicamente spiegare, sulla base degli atti disponibili, la dinamica degli eventi.
In sostanza le ferite non sono compatibili con la caduta e nemmeno il nuovo accertamento ha fornito un'attendibile e condivisibile ipotesi alternativa.
Le lesioni traumatiche sono più numerose di quelle inizialmente rilevate dal CT Bassi Lucani e mal si adattano ad una dinamica "naturale" dell'evento morte.
A tale proposito "molto opportunamente" il Prof. De Ferrari ha evitato di fornire una spiegazione scientifica circa le gocciolature di sangue presenti al di fuori della cella (che riferiscono chiusa al momento della morte del soggetto) così come delle anomalie ed incongruenze tra macchie ematiche presenti, segni di trascinamento, cestino dei rifiuti frantumato all'interno della cella e dichiarazioni testimoniali ovvero dati circostanziali in atti.
Non particolare attenzione è stata dedicata a quanto le foto eseguite nella quasi immediatezza dei fatti documentavano a carico del volto e delle regioni posteriori del soggetto.
Per quanto concerne le condizioni del soggetto, non può che condividersi l'affermazione circa la normale conformazione del cuore in relazione allo sviluppo corporeo del Lonzi (altezza cm 183, peso Kg 77, cuore 370 gr.). Non trattatasi quindi di una cardiopatia ipertrofica ovvero ischemici cronica.
Non condivido l'affermazione che la sintomatologia descritta dal Lonzi alla compagna (all'epoca detenuta nella C.C. di Livorno), ovvero dolori al petto con sensazione di soffocamento, sia univocamente da ricondurre al quadro di miocardia-coronarosclerosi evidenziato dagli accertamenti anatomo-patologici. Tale sintomatologia, infatti, ben si accorda con lo stato ansioso cui era affetto il soggetto e per il quale era in terapia farmacologia (per un periodo anche con Xanax, farmaco generalmente utilizzato per gli attacchi di panico).
Solo perché la sindrome ansiosa non è evidenziabile al tavolo autoptico non vuol dire che non possa essere stata lei la responsabile della sintomatologia più volte descritta dal Lonzi. Anche perché altrimenti dovremmo ipotizzare un'angina instabile in un soggetto giovane, senza precedenti patologici significativi.
Come afferma il prof. De Ferrari in relazione alle morti improvvise genericamente droghe-correlate, comprendendo anche quei casi riconducibili a patologia d'organo secondarie all'assunzione cronica di stupefacente: ".,_sono descritte le necrosi a bande di contrazione, che possono rilevarsi nel miocardio di soggetti deceduti irnprovvisamente in condizioni di stress catecolaminico cui si correla una condizione ipercinetica con ipertensione sistodiastolica e aritmia ad evoluzione nella fibrillazione ventricolare terminale...".
Si parla pertanto di condizioni dì stress catecolaminico quale responsabile di meccanismo aritmogeno letale.
Pertanto è condivisibile che l'assunzione cronica da parte del soggetto di sostanze stupefacenti abbia potuto indurre l'insorgenza di alterazioni anatomo-patologiche a carico del cuore, allo stesso modo come appare plausibile che il meccanismo di induzione dell'aritmia letale è da ricercarsi in un evento stressante come può essere quello di un'aggressione come peraltro afferma anche il prof.: "anche uno stress emozionale . ..può ben essere considerato idoneo come fattore concausale precipitante la situazione clinica in un soggetto, come il Lanzi, affetto da patologia miocardio-coronarica preesistente..."
Il fatto che nella documentazione presente in atti nessuno riferisca "eventi stressanti" ai danni del Lonzi non può essere sufficiente ad una ricostruzione attendibile dei fatti.
Pertanto, alla luce delle risultanze dell'esumazione e delle indagini di laboratorio, trovano ulteriore conferma le ipotesi eziologiche già espresse nella mia consulenza tecnica ed, in particolare, la ragionevole e probabile relazione causale tra i fatti traumatici occorsi il pomeriggio dell' 11.7.2003, ancora compiutamente da accertare, ed il successivo decesso del Lonzì.
E' possibile, pertanto, ribadire le mie precedenti conclusioni, che sono state sostanzialmente confermate dalla consulenza tecnica d'Ufficio e comunque non smentite.
1) La documentazione fotografica disponibile risulta in contrasto con la ricostruzione
degli eventi fatta dal Dott. A. Bassi Lucani, consulente tecnico del Pubblico
Ministero.
2) Le lesioni traumatiche riscontrate al volto e le multiple fratture postali (emerse all'esumazione del cadavere) non sono compatibili con una caduta al suolo dei soggetto colto da malore, ovvero con l'urto dello stesso contro un ostacolo fisso durante la caduta né, tantomeno, con un "energico" massaggio cardiaco.
3) Può agevolmente essere dimostrato un rapporto etiologico tra evento traumatico e
morte improvvisa cardiaca.

Dott. Marco Salvi