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lettera al MANIFESTO
Enrica Bartesaghi (Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova)
21 gennaio 2007

Sul Manifesto del 28 dicembre 2006, è stata pubblicata la notizia della promozione di Francesco Gratteri a direttore della direzione anticrimine centrale.
L'articolo ricorda che, l'attuale questore di Bari, già promosso alla guida dell'Antiterrorismo è stato coinvolto nel processo per l'assalto e le violenze alla scuola Diaz, ma che la vicenda per lui si è conclusa con un'archiviazione.

Evidentemente il Manifesto si è sostituito alla Magistratura ed ha decretato l'archiviazione per l'imputato di grado più alto nel processo in corso.

Mi dispiace contraddire il Manifesto ma Francesco Gratteri è tuttora imputato nel processo in corso per le violenze alla Scuola Diaz, insieme ad altri 27 agenti e funzionari di Polizia, rinviati a giudizio per varie accuse, tra le quali lesioni gravi e percosse, falsificazione e occultamento di prove, abuso d'ufficio. L'articolo contiene un'altra imprecisione: il sottosegretario alla giustizia, Luigi Li Gotti, non è più difensore di Gratteri, almeno in Tribunale. Non so quanto sia estraneo alla nuova, ennesima, promozione del suo ex-assistito, ma su questo dovrebbero indagare i giornalisti, se ancora ce ne fossero, anche al Manifesto.

Sono davvero indignata dal pressappochismo, dalla superficialità del Manifesto, di fronte ad una notizia che avrebbe dovuto, oltre a riportare informazioni corrette, anche interrogarsi sulla natura di tale promozione. Sul suo significato politico, a partire dalla maggioranza che ha nuovamente promosso Gratteri, sulle ripercussioni che questa avrà sul processo in corso, sul varo della commissione d'inchiesta sul G8. Sul silenzio di fronte alla notizia da parte dei parlamentari italiani ed europei.

Le 93 vittime della notte cilena, (e tutte le altre, quelle di Bolzaneto, di Forte San Giuliano, dei fatti di strada), sono ancora in attesa di un'informazione attenta e corretta sui processi in corso, ignorati da tutti i media, probabilmente destinati a concludersi per prescrizione. In attesa di un'altra Italia.

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