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Commissione G8, è nel programma ma nell'Unione qualcuno dice no
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 15 settembre 2006
15 settembre 2006

Certo, adesso è un problema. Un problema di Prodi. Perché di una commissione parlamentare, una vera commissione d'inchiesta bicamerale, sui misfatti delle polizie al G8 2001 parla chiaro il programma dell'Unione al capitolo "Sicurezza". Succede, però, che alla vigilia del dibattito in commissione Affari costituzionali di Montecitorio, pezzetti di maggioranza - l'Udeur il dipietrista Donadi e il socialista della Rnp Piazza - sparino a zero sulla proposta di legge a firma Mascia, Prc, e i capigruppo di Ulivo, Verdi e Pdci. A volerci leggere qualcosa di positivo c'è che «almeno si gioca a carte scoperte. In realtà è sconvolgente che qualcuno bocci la questione prima ancora di iniziare a discutere». Tanto che qualcuno fa i conti e prevede che l'Unione perda 23 a 25.

Graziella Mascia, deputata di Rifondazione, ha seguito tutte le fasi del G8. All'epoca era la parlamentare eletta a Genova. Dopo lo scempio dei diritti civili, Amnesty lo definì "la più grave sospensione della democrazia dal 1945, fu lei a seguire la blanda indagine conoscitiva che il governo Berlusconi concesse per tacitare l'opinione pubblica sconvolta. Ieri è stata ancora lei a dichiarare, dopo aver letto le dichiarazioni di Donadi e Piazza, che quell'inchiesta è una questione dirimente, «vale quanto qualsiasi altro provvedimento di maggioranza. Migliaia di ragazzi hanno votato l'Unione anche per questo, se non esclusivamente per questo. Riguarda il futuro di tutti, le prospettive democratiche». E, appunto, non è un problema di Viale del Policlinico ma del premier.

La vicenda si ripercuote nella Rosa nel pugno dove, al socialista Piazza che direbbe no per rispetto delle forze dell'ordine, si contrappone il radicale Capezzone. E lo fa nettamente insieme ai colleghi Turco e Buemi: vanno aperte porte e finestre alla chiarezza su quei fatti. «Anche sulla violenza dei manifestanti», aggiunge Capezzone. Il dibattito in prima commissione è rinviato a mercoledì prossimo ma Donadi trova il tempo di minimizzare la questione e si domanda dove stia scritto che vada fatta, la bicamerale, nei primi tre mesi di legislatura. La ministra Melandri si dice attenta al patto con i giovani cui aveva accennato Mascia ma Piazza ribatte ancora che una commissione serve a compiere analisi politiche nell'ambito di contesti nei quali avvengano fatti criminosi. A lui basterebbero i processi in corso. «Ma quelli servono a verificare le responsabilità, l'inchiesta a cercare le responsabilità politiche».

Il sottosegretario Cento fa appello al vincolo di coalizione, il leghista Maroni vorrebbe spostarne il focus sulle violenze della piazza altrimenti voterà no. Doverosa e scritta nel programma, anche per il diellino Realacci mentre Vittorio Agnoletto, europarlamentare Prc che, nel 2001 era portavoce del social forum, si rivolge a Prodi e domanda la stessa disciplina di coalizione pretesa per l'Afghanistan, che non era nel programma. Lo stesso fa Haidi, la mamma di Carlo Giuliani, che rammenta al premier gli elementi nuovi su cui è necessario indagare. Alcuni documenti video sono stati diffusi da Arci e Liberazione in occasione del quinto anniversario dei fatti. E poi, un'inchiesta «farebbe bene alla parte pulita delle forze di polizia», conclude la prossima senatrice del Prc che subentrerà a Gigi Malabarba non appena gli saranno accettate le dimissioni. Ma anche a Palazzo Madama, le beghe del centrosinistra si intrecciano all'allergia della destra per una vera indagine parlamentare aumentando l'ostruzionismo al suo ingresso in Senato. Malabarba insiste: o mi dimettete o non voto più.

Tre i nodi nella proposta Mascia: piazza Alimonda, dove morì Carlo e che è stata archiviata in fretta, e via Tolemaide dove i carabinieri attaccarono senza ragione un corteo regolarmente autorizzato; la Diaz, dove più di cento agenti fecero irruzione picchiando e arrestando illegittimamente, costruendo false prove, 93 persone; infine Bolzaneto dove centinaia di ragazzi furono torturati anche grazie alla magistratura che negò per giorni ai legali di incontrare i detenuti. «Nessuna criminalizzazione delle forze dell'ordine - assicura Mascia - ma solo la verifica della sospensione dei diritti costituzionali. Le forze dell'ordine rispondono alla Costituzione, non ai governi».

Non è stato semplice mettere la proposta all'ordine del giorno. Colpa delle destre e certe dichiarazioni di Violante, in estate, non hanno giovato. Ci potrà essere scontro anche sulle modalità: «Noi chiediamo che abbia potere inquirente, lo stesso della magistratura, per accedere agli atti, pur con il dovere della segretezza. Ma questo è necessario, un comitato di indagine non ha gli stessi poteri. E poi già c'è stata una bicamerale conoscitiva. Scajola, ministro degli interni, alla fine si impegnò a un'indagine interna amministrativa. Poi, però, promosse tutti.

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