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Manifestanti inermi massacrati al G8, la Corte dei Conti: "Risarcite un milione"
Marco Preve
2 luglio 2014

Deve essere risarcita con un milione e 120 mila euro la "viltà" di cinque poliziotti che al G8 di Genova colpirono senza pietà alcuni manifestanti indifesi, accanendosi in particolare su un minorenne e minacciando altri giovani con una pistola mentre venivano portati in carcere.
Ma la citazione con cui il procuratore regionale della Corte dei Conti di Genova, Ermete Bogetti, chiede ai cinque appartenenti alla Ps - il vicequestore Alessandro Perugini e quattro esperti sovrintendenti della Digos - di risarcire il danno d'immagine che per colpa loro la polizia italiana ha subito a livello mondiale, contiene anche un altro punto importantissimo.

Un durissimo atto d'accusa al ministero dell'Interno e ai vari esponenti politici di destra e sinistra che in 13 anni si sono succeduti nell'incarico evitando in tutti i modi di fare i conti con il G8 e la vergognosa condotta dei superpoliziotti sempre difesi da Gianni De Gennaro e Antonio Manganelli. Ecco cosa scrive Bogetti: "Se il ministero dell'Interno, come sarebbe stato doveroso, si fosse costituito parte civile per il gravissimo danno all'immagine patito dal Corpo della Polizia di Stato e dallo stesso Stato, i quali si sono mostrati agli occhi della Città' di Genova, degli Italiani e del mondo intero... violenti e prevaricatori in spregio delle leggi, della Costituzione e degli stessi principi dello stato di diritto, la presente azione di responsabilità' non sarebbe stata necessaria, perché' certamente per tale danno - ancora più' grave, se è consentita la comparazione, di quello patito dalle singole vittime accertate sarebbe stata pronunciata una severa condanna".
È la prima volta che all'interno di un procedimento giudiziario viene espressa una valutazione così drastica sulla "latitanza" del Viminale, e di riflesso anche sull'assenza di concretezza delle "celebri" scuse pronunciate dopo la sentenza di Cassazione del processo Diaz dal defunto capo della polizia Antonio Manganelli.
La mancata costituzione del Viminale ha così "costretto la procura della Corte ad agire e citare in giudizio" l'ex vice capodella Digos Alessandro Perugini, e i sottufficiali Antonio Del Giacco, Sebastiano Pinzone, Enzo Raschellà e Luca Mantovani.

I fatti per cui viene chiesto il risarcimento del danno erariale sotto forma di danno d'immagine, sono relativi agli arresti illegali e alle violenze commesse il 21 luglio durante una manifestazione davanti alla questura. Oltre ai falsi verbali, le minacce e le violenze, l'episodio simbolo è quello dell'allora 17enne Marco Mattana picchiato dai poliziotti e letteralmente calciato da Perugini nonostante il ragazzo avesse già un occhio gonfio come un melone. Mattana ritirò la querela dopo un risarcimento di 30 mila euro. "Vile aggressione" la definisce il procuratore Bogetti. La quantificazione del danno d'immagine sarebbe stata di un milione e mezzo ma è stata decurtata del 30% perché la Corte ha tenuto in "considerazione le condizioni in cui gli appartenenti delle Forze dell'Ordine si erano trovati ad operare (disordini nelle strade della città, cortei, violenze alle cose ed alle persone da parte di alcuni dei "no global", esigenza di mantenere l'ordine in situazioni oggettivamente difficili), condizioni che non sono certo sufficienti ad escludere le loro gravi responsabilità, ma che devono essere "pesate" insieme a tutti gli altri elementi per addivenire ad una equa determinazione del danno in sede di valutazione, appunto, equitativa nel senso etimologico del termine".
Nell'atto di citazione con cui chiede ai giudici la riparazione economica, il procuratore contabile ricorda che per gli episodi contestati in sede penale gli imputati sono stati condannati per alcune contestazioni mentre altre, sanzionate in primo grado, sono poi cadute in prescrizione. In caso la Sezione Giurisdizionale della Corte ritenesse applicabile una recente modifica di legge che non consente la contestazione del danno erariale in assenza di condanna, Bogetti annuncia che solleverà un'eccezione di incostituzionalità, chiedendo la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.

Quanto agli imputati, nelle audizioni svoltesi nei mesi scorsi hanno sostanzialmente sostenuto l'improcedibilità dell'azione erariale per aspetti tecnici tra cui il risarcimento versato a Mattana. Perugini proprio su questo episodio ha ribadito che "probabilmente sopraffatto dalla tensione, ho compiuto un gesto inconsulto, che si può' vedere dai filmati e di cui non vado fiero".