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"L'Italia deve ancora adesso fare chiarezza sul G8"
Marco Preve
Fonte: Repubblica Genova, 27 gennaio 2013
27 gennaio 2013

TOGHE "separate" all'inaugurazione dell'Anno giudiziario di Genova. Da un lato il presidente della Corte d'Appello Mario Torti che, utilizzando le parole del presidente Giorgio Napolitano e i temi cari a Berlusconi, ha duramente attaccato il collega Antonio Ingroia, il numero delle intercettazioni (peraltro in calo nel 2012) e «le frequentazioni che offuschino l'immagine di autonomia, imparzialità e indipendenza della magistratura », dimenticando, però, i suoi rapporti con la squadra di calcio finanziata da una delle realtà politico economiche più potenti di Genova.
Sull'altro fronte, è il caso di dirlo, il procuratore generale Vito Monetti ha iniziato il suo intervento partendo dal dovere di organizzare al meglio l'attività degli uffici sia per stabilire priorità nella trattazione dei casi («meglio far prescrivere 100 piccoli furti al supermercato o un grosso caso di corruzione?»), che per garantire il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia delle libertà e dei diritti. E ha concluso con un amaro riferimento, sempre in chiave europea, riguardante l'assenza di sanzioni disciplinari e, anzi, la progressione delle carriere degli alti funzionari di polizia condannati per i fatti della Diaz e di Bolzaneto del G8.
Una chiosa non casuale forse, quella di Monetti, visto che proprio gli uffici della Corte d'Appello di Torti furono bersaglio di forti polemiche e critiche, a causa dell'incredibile ritardo con cui trasmisero in Cassazione gli atti del processo Diaz rischiando di far annullare tutti i reati per prescrizione.
Il presidente Torti aveva aperto la cerimonia stigmatizzando le anomalie di comportamento di «quei magistrati che, dopo aver acquisito notorietà in campo professionale, magari con esposizioni mediatiche non proprio misurate, lasciano temporaneamente la toga per questo o quel partito politico». Poi l'evidente riferimento all'ex procuratore antimafia Antonio Ingroia (candidato a Palermo per raccogliere voti anche se non è eleggibile nella città in cui ha prestato servizio): «Vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile e sterile scontro tra politica e magistratura. Ciò accade quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività». Torti ha poi sottolineato il dovere etico del magistrato di non offuscare la propria immagine con frequentazioni che possano far sorgere dubbi sulla propria indipendenza e parzialità. Ma Torti è da anni allenatore ed ex giocatore di una squadra di calcio dilettantistico sponsorizzata da Italbrokers, gruppo assicurativo di rilevanza nazionale e con stretti rapporti con il mondo politico.
Quanto a Monetti, ha concluso il suo intervento ricordando che «la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha accolto il ricorso di cittadini italiani vittime di violenze alla Diaz e Bolzaneto, e ho letto con addolorata preoccupazione il testo in cui i giudici chiedono all'Italia se i funzionari di polizia condannati sono stati sottoposti a sanzioni disciplinari e se sono state interrotte le progressioni delle loro carriere».
Tutti sanno che, in dodici anni dal 2001, nessun governo italiano, né di destra né di sinistra, e tantomeno i vertici della polizia, hanno mai agito contro i condannati della Diaz, anzi ne hanno agevolato le carriere. Una triste considerazione visto che, ha ricordato il pg Monetti, «l'Italia è proprio il paese dove è stata firmata la Convenzione dei diritti dell'uomo».