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Diaz, resta a Genova il processo a De Gennaro
Massimo Calandri
Fonte: Repubblica Genova, 29 gennaio 2009
29 gennaio 2009

GENOVA - È a Genova, che tutto è accaduto. Il G8 con la sua guerriglia urbana, le violenze nella caserma di Bolzaneto e la sciagurata irruzione nella scuola Diaz, ormai quasi otto anni fa. Le inchieste e tre maxi processi, le recenti sentenze di primo grado. L´indagine parallela sull´allora capo della polizia Gianni De Gennaro, accusato di aver istigato i suoi a mentire su alcuni particolari del blitz nell´istituto che ospitava i no-global. E le vergognose telefonate tra i super-poliziotti, che si facevano i complimenti per aver «tirato una bella botta in testa» al magistrato che indagava su di loro. Qui tutto è accaduto e qui il cerchio deve chiudersi: così ha deciso ieri la Cassazione, bocciando il ricorso alla Cirami di chi voleva spostare a Torino il processo De Gennaro.
Alla Suprema Corte si era rivolto nel novembre passato il prefetto Francesco Colucci, che nel luglio 2001 era il questore del capoluogo ligure e che secondo la procura avrebbe testimoniato il falso, «aggiustando» i suoi ricordi e di fatto scagionando il suo vecchio capo.
Attraverso l´avvocato Maurizio Mascia, il prefetto aveva sollevato un inquietante interrogativo: l´ambiente genovese è «inquinato» da polemiche e cattiva informazione, potrà il giudice decidere in maniera «serena» e «libera» di un argomento così delicato? Il legale faceva riferimento alle grida echeggiate in tribunale il 13 novembre scorso («Vergogna!»), dopo la assoluzione di 16 dei 29 imputati, in particolare di tutti i super-poliziotti. Nel respingere l´istanza, la settima sezione penale della Cassazione ha definito «inammissibile» la richiesta, condannando Colucci ad un´ammenda di duemila euro. A Genova ci sono tutte le condizioni per giudicare nel migliore dei modi, ha ribadito la Corte: il processo a Gianni De Gennaro, oggi direttore del Dipartimento delle informazioni sulla sicurezza, a Francesco Colucci e all´allora dirigente della Digos, Spartaco Mortola, attuale questore vicario di Torino, può riprendere quanto prima. Mascia ha tuttavia annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell´uomo. «Il provvedimento della Cassazione è preceduto dalla palese indecisione circa la sezione che doveva pronunciarsi», spiega. L´aria all´ombra della Lanterna resta «viziata» da «una grave situazione di carattere extraprocessuale». Per il legale, «la vicenda rivestiva un interesse anche per il cittadino comune, curioso di sapere se si possa oltraggiare e minacciare un tribunale dello Stato mentre pronuncia una sentenza equa, ma sgradita, e soprattutto se ciò possa accadere senza che nessuno obietti niente in proposito». Mascia ha ironizzato, sostenendo che «il vizio consiste probabilmente nella consuetudine ormai di leggere la Costituzione solo a pezzi, trascurando che il diritto al giusto processo prevede che il giudice del merito debba poter esprimere la propria terzietà senza condizionamenti, meno che meno quelli causati dalla violenza verbale generalizzata, per di più amplificata dai mezzi di comunicazione».
I pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini accusano Colucci di falsa testimonianza, De Gennaro di aver istigato l´ex questore a mentire e Mortola - imputato nel processo Diaz, assolto in primo grado - di aver «rinfrescato» la memoria di un testimone alla vigilia dell´interrogatorio in aula. Prima dell´inizio vero e proprio del dibattimento è atteso il deposito della motivazione sul processo Diaz.