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Dai verbali falsi ai pestaggi, neppure le condanne fermano l´ascesa. Ai vertici della Direzione centrale antidroga della polizia a Michelangelo Fournier, condannato a due anni per il blitz alla scuola Diaz
Massimo Calandri
Fonte: Repubblica Genova, 4 gennaio 2009
4 gennaio 2009

CONDANNATO nel novembre scorso a due anni di reclusione per il suo ruolo da protagonista nel famigerato assalto alla scuola Diaz, è stato promosso la passata settimana. Puntualmente, è forse il caso di dire, considerando gli avanzamenti di carriera di tutti gli altri funzionari coinvolti in quella nera pagina della storia della Polizia di Stato. Michelangelo Fournier, 45 anni, sale ai piani alti della Direzione Centrale Antidroga, la più antica forza di coordinamento tra polizie italiane. Durante il G8 era il braccio destro del capo della "Celere", Vincenzo Canterini. Era il numero 2 del disciolto VII Nucleo anti-sommossa. E´ l´uomo che durante il processo parlò di atti da «macelleria messicana» commessi dai suoi agenti all´interno dell´istituto scolastico. Che giurò di essere entrato in una stanza e di aver gridato: «Basta, basta!». Queste dichiarazioni nel giugno del 2007 furono amplificate dalla stampa e in qualche modo lo fecero ingiustamente passare da "pentito" agli occhi dell´opinione pubblica. Il poliziotto "buono". In realtà Fournier fino all´ultimo del dibattimento è stato accusato di essere tra i più determinati partecipanti al blitz. Un avvocato sostenne che aveva personalmente preso a calci una ragazza esanime. L´interrogatorio del funzionario, in sostanza, non fu di alcuna utilità nell´individuazione di altri responsabili. Alla vigilia della sentenza il suo difensore, Silvio Romanelli, lamentava come il suo cliente fosse stato confinato in ufficio «a passare carte», che dal luglio 2001 fosse rimasto un vicequestore senza passare di grado, «sostanzialmente fermo con la carriera da sette anni, ovvero dal momento in cui fece quelle dichiarazioni». Probabilmente oggi, secondo il legale, è stata fatta giustizia.

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Dai verbali falsi ai pestaggi, neppure le condanne fermano l´ascesa

L´irresistibile carriera dei super-poliziotti

LE PROMOZIONI dei super-poliziotti della Diaz sono state tante e così clamorose che alla fine quasi ci si dimenticava di un altro funzionario "genovese", Nando Dominici. Durante il G8 era capo della squadra mobile del capoluogo ligure. Finì tra i 29 imputati, era uno dei 14 firmatari del verbale d´arresto dei 93 no-global. Un verbale farcito di bugie, balle sbugiardate tra inchiesta e dibattimento: le molotov fasulle, la fantomatica sassaiola al momento dell´irruzione della polizia, la coltellata vibrata all´agente Massimiliano Nucera da una improbabile Tuta Nera, i picconi rubati ad un vicino cantiere e fatti passare per armi dei "rivoltosi", così come i coltellini multiuso e un paio di assorbenti intimi (c´erano anche quelli, nella lista dell´imbarazzante "arsenale" sequestrato). Per non parlare della resistenza all´interno della scuola, mai avvenuta: i 93 vennero erano a braccia alzate, quando furono travolti dalle manganellate e dai calci. Dominici sottoscrisse il verbale. Ne ha assistito in aula alla demolizione. Come gli altri imputati si è difeso, in sostanza, sostenendo di non aver materialmente perquisito e sequestrato: gli era stato raccontato tutto da colleghi che non è mai in grado di indicare, ha in buona fede creduto e firmato. Il tribunale lo ha assolto, il 13 novembre scorso. Ma un paio di mesi prima il Ministero dell´Interno lo aveva comunque promosso. A prescindere, come direbbe Totò. Passato da Genova alla questura di Brescia, dove è stato a lungo vicario, dall´autunno passato Nando Dominici è infatti direttore del compartimento di Polizia Ferroviaria per Verona e il Trentino Alto Adige. Nella velina trasmessa allora ai giornalisti veneti si poteva leggere che «in questo modo il Dipartimento ha riconosciuto e premiato l´impegno e la professionalità del dottor Dominici, in quanto per ricoprire tale ruolo è necessaria la qualifica di Dirigente Superiore della Polizia di Stato».
Nell´elenco dei promossi appena completato da Michelangelo Fournier, c´è dunque spazio anche per l´ex capo della mobile genovese. Ma prima di loro due erano stati premiati gli altri. Roberto Sgalla, nel 2001 responsabile delle relazioni pubbliche per la polizia ? che non ha mai smentito la versione data subito dopo il blitz, quando raccontò che il sangue dei no-global era dovuto a «ferite pregresse» -, è salito al vertice della Polizia Stradale. Francesco Gratteri è a capo della Direzione anticrimine centrale. Giovanni Luperi è responsabile del Dipartimento analisi dell´Aisi, l´Agenzia di informazioni e sicurezza interna (ex Sisde). Gilberto Calderozzi è diventato dirigente dello Sco ed è poi stato promosso dirigente superiore «per meriti straordinari» legati alla cattura di Provenzano. Vincenzo Canterini ? condannato a quattro anni di reclusione nel novembre scorso - è questore e rappresenta l´Italia come ufficiale di collegamento dell´Interpol a Bucarest. Spartaco Mortola, già dirigente della Digos genovese, è vice-questore vicario a Torino. Francesco Colucci, che sette anni fa era questore, è prefetto. Per non parlare di Gianni De Gennaro ? ancora imputato con Mortola e Colucci per una storia di istigazione alla falsa testimonianza sempre legata alla Diaz -, passato da capo della polizia a capo di gabinetto del ministero dell´Interno, quindi commissario straordinario per l´emergenza rifiuti in Campania e direttore del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza. Ci sarebbe pure il prefetto Antonio Manganelli, attuale capo della polizia, che durante il G8 - tra i più alti funzionari dello Sco - non mise mai il piede a Genova ma rimase in costante contatto telefonico con Gratteri. A fine gennaio sono previste nuove promozioni e trasferimenti. Le scommesse sono aperte.