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G8, sentenza vergogna e silenzi assordanti
Giuliano Giuliani
20 novembre 2008

"Distinguo" tutt'altro che sottili, anzi proprio grossolani, e silenzi assordanti. Due modi diversi di affrontare la sentenza vergogna su Genova.
Cominciamo dai "distinguo". L'onorevole Di Pietro chiede una commissione parlamentare. E' già una notizia perché, come si sa, l'anno scorso l'IdV fu tra le forze parlamentari che la fecero naufragare. Bene, ci siamo detti, guardiamo avanti.

Ma la positiva sorpresa dura poco, perché arriva la precisazione: non "di inchiesta", ma di indagine. E cascano le braccia, perché un comitato parlamentare d'indagine ci fu, tra agosto e settembre 2001, a botta calda verrebbe da dire, e fu del tutto inutile. Se la commissione non è d'inchiesta, se cioè non ha i poteri della magistratura, ognuno può venire a dire la sua senza nessun vincolo, e raccontare una bufala non è falsa testimonianza, è solo una libera interpretazione dei fatti. Non è un caso che la mattanza della Diaz allora veniva definita da tutti i responsabili una "perquisizione legittima" e che le molotov fossero le armi da guerra dei pericolosi terroristi presenti nella palestra.

Di Pietro ha chiesto al capo del reparto mobile che operò la mattanza di chiedere scusa. Bene, ma non basta proprio. Perché non ha alcun senso pensare che Canterini e i suoi "boys" abbiano agito per conto proprio, o che Troiani abbia deciso da solo di portare le molotov dentro la scuola.
Insomma, le scuse di qualcuno non bastano, è l'impunità che deve essere sconfitta, proprio a cominciare dagli alti livelli di responsabilità, della catena di comando e politica.

Il silenzio assordante arriva da due autorevoli personaggi della politica.
Uno è Luciano Violante. Si tratta sempre di vedere su quale tratto della sinusoide si trova. Perché in comitato d'indagine acconsente, un anno dopo, il 20 luglio 2002, viene a Genova e dice che quando si sbaglia (il riferimento è ai fischi per il ritiro dalla partecipazione alle manifestazioni di sabato 21 da parte dei DS) si paga. Poi nel 2007, presidente della Commissione parlamentare nella quale si deve decidere di istituire la commissione d'inchiesta, si affida alla consuetudine e, non votando, contribuisce al naufragio.

L'altro, e si tratta di autorevolezza indiscussa, è Massimo D'Alema.
Eppure fu proprio lui a definire subito "clima cileno" (cioè fascismo, se non si vuole sottilizzare) le violenze di Stato a Genova. E ancora più nettamente, qualche giorno dopo, alla Camera, "vendetta politica della destra" ciò che era avvenuto. Un lucido giudizio, non aperto a interpretazioni. C'era da aspettarsi in questi giorni qualche commento illuminante. Restiamo in fiduciosa attesa.

Di : Giuliano Giuliani
giovedì 20 Novembre 2008