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Canterini: "Io capro espiatorio della Diaz". Il sindaco di Genova: "Commissione d'inchiesta"
Di Wanda Valli
Fonte: Repubblica, 14 novembre 2008
14 novembre 2008


Genova è ancora stupita, amareggiata, è di nuovo una città sotto choc dopo la sentenza della prima sezione del Tribunale sui pestaggi alla scuola Diaz, durante il G8 del 2001. Sentenza che ha assolto i vertici della polizia e condannato agenti e due soli dirigenti, Michelangelo Fournier che aveva definito quella notte di botte e violenza, tra il 21 e il 22 luglio del 0001, una "macelleria messicana" e l'ex capo del reparto Mobile di Roma, Vincenzo Canterini.

E, oggi, entrambi parlano e si difendono. "Sono diventato il capro espiatorio di tutto questo casino - dice Canterini, oggi addetto all'ambasciata italiana in Romania -. Sono amareggiato, per me e per i miei uomini. Comunque, andrò fino in fondo, fino all'ultimo grado di giudizio, per dimostrare che non c'entro, non c'entriamo nulla".

Anche Michelangelo Fournier, condannato a due anni controi i 3 e sei mesi chiesti dall'accusa, annuncia che vuole rinunciare alla prescrizione. Dovrebbe scattare a marzo, ma, confermano i suoi legali, Silvio e Rinaldo Romanelli, l'ex capo del VII Nucleo speciale del Reparto Celere di Roma, non è di questa idea. E la stessa strada, rinunciare alla prescrizione, potrebbero scegliere i capi squadra Lucaroni, Tucci, Compagnone e l'ispettore Basili, tutti del primo reparto mobile.

Subito dopo la sentenza, Fournier ha detto ai suoi legali: "Sono sereno, ho fatto quello che ritenevo di dover fare, quando sono entrato, ho cercato di tutelare gli occupanti della scuola, ho interrotto le violenze, ho prestato soccorso a chi ne aveva bisogno". Per questo, ha aggiunto "adesso intendo affrontare con serenità il giudizio di secondo grado, come ho affrontato con lealtà, il processo che si è appena concluso".

Michelangelo Fournier, è stato sentito in aula il 13 giugno del 2007 e lì, di fronte al Tribunale ha ribadito quello che aveva dichiarato ai pm. E cioè che alla "Diaz era successa una macelleria messicana" , un blitz contro 93 ragazzi che dormivano e sono stati pestati e feriti. Pochi giorni prima il 6 e 7 giugno era stata la volta di Vincenzo Canterini. Sono stati gli unici, tra i dirigenti della polizia, a affrontare un interrogatorio in aula, mentre gli altri imputati hanno scelto la strada delle "dichiarazioni spontanee", vale a dire deposizioni
che non consentono il controinterrogatorio, né dell'accusa, né delle difese, e neppure del Trbunale.

Intanto il sindaco di allora, Giuseppe Pericu e quello di oggi Marta Vincenzi chiedono subito una commissione d'inchiesta. E il presidente della Regione, Claudio Burlando parla di "strano ragionamento, pensare che agenti e funzionari abbiano agito da soli, con un blitz contro vittime inermi, senza che i vertici sapessero nulla".

E' tornato nel suo ufficio in Procura, Enrico Zucca uno dei due pm, l'altro è Francesco Cardona Albini, che hanno rappresentato l'accusa. Era in aula, l'altra sera, ha sentito le urla di "vergogna" partite dal pubblico, dai parenti di quei 93 manifestanti. Ora commenta: "Le vittime hanno tutto il diritto di chiedere giustizia, la pubblica accusa ha esercitato il suo diritto di azione penale, nessuno ha diritto ad avere un risultato piuttosto che un altro". Aggiunge il pm, intervistato da Repubblica Tv, "noi abbiamo lavorato e portato una serie di prove, i giudici le hanno valutate". Poi non esclude il ricorso, soprattutto, spiega "permotivi tecnici", ma rinvia la decisione alla lettura del dispositivo della sentenza. Così si torna al verdetto che ha di nuovo infiammato gli animi. L'Anm avverte: "serve rispetto per il lavoro dei magistrati, rispetto e non insulti inaccettabili", ma se l'altra sera qualcuno dal pubblico urlava, "vergogna, ci avete ingannato per sette anni, ve la faremo pagare", ieri i commenti e i giudizi del mondo politico e non solo si sono intrecciati.

E' una "sentenza equilibrata" per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl; "Adesso sappiamo che in Italia organizzare brutali pestaggi e seminare false prove è considerato un fatto lecito non punibile", ribatte Franco Giordano, ex segretario nazionale di Rifondazione. Maurizio Gasparri, presidente Pdl al Senato: "Si leggono commenti scomposti, qualcuno forse voleva un processo stalinista ai vertici della polizia? Siamo in un pease libero, ci sono state condanne, ma è caduto un complotto e la polizia esce a testa alta da questa vicenda giudiziaria".

Giuliano Giuliani, padre di Carlo ucciso il giorno prima del blitz alla Diaz, il 20 luglio, parlando a Roma a studenti che manifestavano contro il decreto Gelmini, li ha esortati così: "andate avanti, fate crescere l'onda, ma tenete gli occhi aperti, la notte è ancora lunga da passare".