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Antigone; perché la tortura in Italia non è un reato?
Fonte: Redattore Sociale, 21 marzo 2008
21 marzo 2008

Ventiquattro anni dopo la firma della convenzione Onu contro la tortura, l"Italia non dispone ancora di un titolo autonomo di reato per una delle violazioni più gravi dei diritti umani. Dal punto di vista giuridico, nessuno può essere condannato per questo crimine: semplicemente perché non è contemplato nel nostro ordinamento, perché dal 1984 la convenzione non è mai stata ratificata dal Parlamento. Alla vigilia della nuova legislatura, l'associazione Antigone - per i diritti e le garanzie del sistema penale - chiede oggi un impegno formale ai due principali schieramenti politici: "Non solo che venga introdotta un'apposita figura per il reato di tortura, ma anche che l'Italia ratifichi il protocollo opzionale del 2003 collegato alla Convenzione Onu. Assumendo così l'impegno ad organizzare, entro un anno, un sistema di monitoraggio continuo sulle situazioni di privazione o limitazione della libertà personale degli individui". È la richiesta che Mauro Palma, presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, ha rivolto questa mattina a Gaetano Pecorella (Pdl) e Lanfranco Tenaglia (Pd) - responsabili per la giustizia dei due principali schieramenti politici - nel corso del convegno organizzato dall'associazione Antigone ("Quale giustizia? Le quattro priorità di Antigone").
"La requisitoria sui fatti accaduti a Genova durante il G8 - ha osservato Palma - ha portato all'attenzione una carenza normativa grave, che generalmente non viene percepita come tale dall'opinione pubblica. Per la gravità delle sofferenze inflitte alle persone fermate a Genova e per la volontà esplicita di infliggere loro violenza, alcuni degli episodi accertati, possono essere definiti a tutti gli effetti come "torture". Se abbiamo fallito nell'obbligo di prevenire simili violazioni - è il ragionamento di Palma - ed se anche la loro repressione potrà essere soltanto formale, dato che molti reati sono destinati a cadere in prescrizione, non possiamo sottrarci dall'obbligo della compensazione: dal riconoscimento delle colpe dei singoli, ma anche dall'accertare eventuali responsabilità collettive e politiche". Un compito proprio di una commissione di inchiesta parlamentare sulla quale Lanfranco Tenaglia si è mostrato disponibile, assumendo contestualmente l'impegno a "riprendere il percorso iniziato nella scorsa legislatura per introdurre il reato di tortura e per la ratifica del protocollo Onu".
"Episodi come quelli di Genova - ha invece commentato Gaetano Pecorella - hanno reso palese un problema che esiste ed è tollerato a livello più generale e che viene esercitato quotidianamente con strumenti di "tortura dolce" dalla stessa magistratura. Si pensi all'uso della custodia cautelare con l'obiettivo di estorcere notizie e confessioni. Ma anche ai diversi tipi di trattamento carcerario applicati strumentalmente". Obiettivi prioritari sono allora, secondo Pecorella, l'introduzione del contraddittorio preventivo a qualsiasi forma di restrizione della libertà personale e la garanzia di un indennizzo equo per quanti abbiano subito ingiustamente il carcere preventivo.