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Genova e il G8, nelle prime testimonianze dei funzionari l' irruzione rivendicata come un successo
La Diaz e le telefonate, bufera sulla polizia
Il processo per il blitz. I ds e la sinistra radicale: solo ora si scopre la verità
Imarisio Marco
Fonte: Il Corriere della Sera (http://www.corriere.it)
7 luglio 2007

Nell' agosto 2001 c' era ancora qualcuno fermamente convinto che l' irruzione alla scuola Diaz fosse stata un successo. E davanti alla Commissione parlamentare conoscitiva sui fatti del G8 rivendicò meriti e bontà dell' iniziativa. La testimonianza al processo dell' onorevole Katia Zanotti, che partecipò alla commissione, aveva funzione di promemoria. Far rientrare dalla finestra le audizioni controverse, escluse dall' aula con una legittima decisione del Tribunale, avvalorata da pronunce di Cassazione e da precedenti come i processi Andreotti e Contrada. Così, ha fatto un certo effetto la rievocazione della relazione mandata in Parlamento dall' ex capo della Digos Spartaco Mortola, che raccontava di quella notte. «Le operazioni di ingresso e "neutralizzazione" degli occupanti durano pochi minuti ( ) Eseguo un rapido giro di ricognizione ai piani superiori e con parte del personale Digos eseguo l' attività di perquisizione». Interrogato dai pm pochi mesi dopo, Mortola sfumerà molto sulla sua visita ai piani superiori, negando di aver effettuato perquisizioni. Citata anche la testimonianza resa da Francesco Gratteri, allora capo del Servizio centrale operativo, che rivendicò la legittimità dell' uso della forza, alla luce dei «corpi di reato» recuperati nel blitz e della resistenza incontrata: «Penso che la decisione e la condotta energica, purtroppo, siano state legittimamente adottate, alla luce degli avvenimenti poi occorsi». L' onorevole Zanotti ha poi ricordato i contrasti tra i funzionari, rendendo onore a chi non si può più difendere. Il prefetto Arnaldo La Barbera, morto nel 2002. Un uomo che si assunse le sue responsabilità («Un' operazione di polizia giudiziaria da me pienamente condivisa»), ma al quale ne sono state attribuite molte altre, postume, da alcuni dei suoi colleghi. Zanotti ha citato una lettera, mai pubblicata, nella quale il prefetto ribatteva alle accuse di Vincenzo Canterini, che negò di essere stato consigliato a pensarci bene sull' opportunità di un blitz. La lettera è del 5 settembre 2001: «Gli rivolsi un consiglio, un invito a valutare attentamente lo "stato di tensione" che avevo percepito nelle fasi antecedenti all' irruzione e a riflettere sull' opportunità di procedere». Non era un ordine, scrive La Barbera. «Io parlai al collega, al comandante di uomini, non al dipendente». Il prefetto spiegava di non aver citato l' episodio nell' audizione perché non era suo costume segnalare iniziative di colleghi, che, pur da lui non condivise, erano nella loro sfera di competenza. E concludeva: «La prego di consentirmi di non nascondere la profonda amarezza di dovermi confrontare con un collega sulla veridicità dell' accaduto». A udienza finita, gli avvocati di parte civile erano sbalorditi per l' eco prodotta dalle trascrizioni delle telefonate al 113 acquisite agli atti del processo. L' ultimo a parlare è stato Massimo D' Alema: «È una sconfitta della politica che solo grazie alla magistratura, diversi anni dopo, venga a galla quel che è accaduto al G8. Il governo Berlusconi aveva il dovere di fare chiarezza, e non l' ha fatta». Prima, gli esponenti della sinistra radicale. Mauro Bulgarelli e Loredana De Petris (Verdi) hanno chiesto nuovamente la commissione d' inchiesta: «A Genova fu sospeso lo stato di diritto». Francesco Caruso, Vittorio Agnoletto e Heidi Giuliani (Rifondazione) vogliono la rimozione degli agenti autori delle telefonate al 113 nelle quali si inneggia alla morte di Carlo Giuliani e sostengono che vi fossero poliziotti infiltrati tra i black bloc. Manuela Palermi (Pdci) si lamenta del silenzio della Casa della libertà e di parte dell' Unione: «C' è un filo che lega il Sismi al G8». Il processo riprende il 19 settembre.