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G8, il perito: «Falsi i verbali». Ma i giudici non lo ascoltano
Respinta l'istanza dell'accusa. I ragazzi costretti a firmare dichiarazioni già compilate
C.M.
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
10 luglio 2007

L'istanza presentata dai pm, ieri, è stata respinta dal tribunale di Genova. Eppure le nuove accuse mosse dai magistrati sui fatti inquietanti del G8 restano tutte lì e pesano come macigni su quella che ormai è davvero da descrivere come la "notte cilena" d'Italia. E ancora falsi, ancora scandali pendono come spade di Damocle su coloro che durante il vertice internazionale dovevano garantire l'ordine pubblico. Le ultime riguardano i verbali, timbrati dal ministero della Giustizia: «falsi» o meglio addirittura «compilati in anticipo».
L'accusa, essendo riuscita a dimostrare la falsità di quei documenti, ieri ha chiesto al tribunale che venisse ascoltato in aula il perito che ha smascherato le tanti innumerevoli bugie delle forze dell'ordine. Altro capo d'accusa inserito nella nuova indagine nel processo per i sorprusi e le violenze di Bolzaneto a carico di 47 imputati, tra funzionari di polizia, ufficiali dei carabinieri e della polizia penitenziaria, guardie carcerarie e medici. In sostanza i pm hanno dimostrato che nel centro di prima detenzione furono preparati due modelli precompilati nei quali il detenuto sosteneva di «non» appartenere ad alcun clan criminale, ma soprattutto che «non» temeva per la propria incolumità personale o fisica e che «non» voleva che del proprio stato di detenzione venisse data comunicazione al consolato o all'ambasciata del suo paese.
Si tratta della cosiddetta dichiarazione «di primo ingresso» con l'intestazione Ministero della Giustizia - Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e in calce il timbro del magistrato Alfonso Sabella, allora capo del servizio ispettivo del Dap (la sua posizione è stata archiviata nel gennaio scorso).
Le cose, in pratica, in quei fatidici giorni di Genova hanno funzionato più o meno così, sostengono i pm. All'arrivo a Bolzaneto, ciascun detenuto si vedeva intestare il relativo verbale. Poi, via, chiuso in celle dove si susseguivano violenze di ogni tipo. Insulti, minacce, torture e senza alcuna distinzione tra donne e uomini. Eppure, ufficialmente, secondo i verbali, i fermati non avevano paura e preferivano non parlare con l'esterno.
Il falso è stato certificato dal perito Laura Parodi, ma oggettivamente - nota la stessa Sara Busoli, del Genoa legal forum - è oggettivamente distinguibile ad occhio nudo. In 49 casi è stato usato un modello pre-compilato, in 17 un altro. In questi che i pm ricordano essere atti redatti da pubblici ufficiali, ci sono poi alcuni strafalcioni grotteschi. Si pensi al caso di Anne Nicola Doherty, 27enne, massacrata a calci e manganellate nell'inferno della scuola Diaz, arrestata illegalmente con prove false, il volto ridotto a una maschera di sangue che, trascinata a Bolzaneto, dichiarava sui verbali falsi di «non temere per la propria incolumità fisica». E ancora di non voler parlare con i propri familiari, con un legale, tantomeno con l'ambasciata britannica. E come lei tutti gli altri no-global stranieri, 66 delle 93 vittime del blitz poliziesco.
Ieri, come detto, il tribunale di Genova ha respinto l'istanza dei pm. Ma - spiega l'avvocato Busoli - questo non significa nulla. Perché il tribunale ha solo considerato come superflua la produzione di documenti già agli atti e su cui pende il reato di falso. In sostanza «non cade nessun capo d'imputazione». E restano i fatti che gettano più di un'ombra cupissima sull'operato delle forze dell'ordine, sull'operato dei reggenti del Viminale di quei giorni bui. Quella di ieri è stata l'ultima udienza dei processi genovesi per i fatti del G8 prima della pausa estiva. Il tribunale ha inoltre respinto, perché a suo parere non necessario ai fini processuali, anche l'istanza dei pubblici ministeri di acquisire in un unico fascicolo tutte le dichiarazioni rese via via dalle parti lese nel corso del processo in merito a questi presunti falsi verbali.
Sabato è in programma l'interrogatorio dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, indagato recentemente per aver istigato il questore Francesco Colucci a testimoniare il falso. «Si ripartirà a settembre - conclude Busoli - ma nessun capo d'imputazione è caduto. L'accusa di falso esiste già». Resta la speranza che per quei tragici fatti sia fatta giustizia.