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Arresti a Bolzaneto i moduli erano taroccati
Le richieste di non contattare le ambasciate firmate dai manifestanti stranieri presi alla Diaz erano fotocopiate. Lo rivela una nuova perizia chiesta dai pm di Genova
Alessandra Fava
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
7 luglio 2007

Che nessuno si era sognato di far contattare le ambasciate ai manifestanti finiti nell'inferno di Bolzaneto lo abbiamo sempre saputo. Ma adesso una perizia commissionata dal pm Patrizia Petruziello che con Vittorio Raniero Miniati ha condotto le indagini, prova che ai manifestanti arrestati alla Diaz e portati a Bolzaneto furono fatti firmare dei moduli fotocopiati dove si attestava che «non» si voleva che fosse contattata la propria ambasciata.
Su 59 moduli compilati, che portano l'intestazione del «Ministero della giustizia - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, matricola sezione distaccata di Bolzaneto» e in calce hanno la firma del manifestante, una firma illeggibile di un verbalizzante e poi la controfirma dell' allora capo del servizio ispettivo del Dap Alfonso Sabella (prosciolto da ogni accusa prima della fine delle indagini), una parte è stata scritta dalla stessa mano, anzi da due mani, con dei bei «no», o «non» sparpagliati qui e là tra parti stampate.
In specifico si legge: «Dichiaro che del mio stato di detenzione» poi a penna «non» e di nuovo stampato «venga data comunicazione al consolato o ambasciata del mio paese in Italia». La secondo frase preconfezionata è ancora «sì» (a mano) e stampato «posso essere allocato a vita in comune con altri detenuti ristretti in istituto, in quanto», «non» (a mano) e poi a stampa «temo per la mia incolumità fisica». Anche a occhio nudo, si vede che quel «non» in alcuni fogli ha un aspetto più geometrico, in altri è più arrotondato. Fatto che ha convinto il perito ha concludere che «tutti i moduli in esame sono stati clonati, tramite riproduzioni fotostatiche da due esemplari originali parzialmente compilati». Tra gli aspetti più grotteschi: in alcuni fogli mancano le date di nascita della persona identificata.
La perizia comunque supporta il sospetto di un «falso seriale» grazie alla «predisposizione o precompilazione dei moduli» già espresso dai pm Petruziello e Miniati nella lunga memoria presentata alle udienze preliminari del processo per Bolzaneto, che vede 45 imputati tra poliziotti, penitenziaria, carabinieri, medici e infermieri. Infatti già nelle deposizioni delle parti lese, in fase di indagine, tutti avevano detto che gli era stato impedito di comunicare con le proprie ambasciate e consolati, come sarebbe invece previsto per i cittadini stranieri grazie alla compilazione del cosiddetto verbale di primo ingresso, di fatto «un atto pubblico» come rimarcano i magistrati. I pm avevano già subodorato che per gli arrestati della Diaz «immatricolati a Bolzaneto tra le 22 e le 22.30 di domenica 22 luglio, i verbali riportava l'attestazione della mancata richiesta dell'arrestato che venisse data comunicazione all'ambasciata e consolato del proprio paese» e perciò accusavano già allora di falso in atto pubblico tre poliziotti della penitenziaria redattori dei verbali e due ispettori responsabili del settore matricola. Ora con quei 59 moduli periziati si è capito che 40 sono stati taroccati con una grafia e 19 con l'altra. Per allestire la messinscena dell'identificazione, avvenuta a intermezzo delle urla, la costrizione a stare con le mani in alto contro il muro, le gambe larghe e altre sevizie anche nella saletta medica - documentate dai testimoni in tribunale e dalla memoria dei pm - le forze di polizia hanno escogitato la compilazione artefatta dei moduli, estesa non sappiamo ancora a quanti altri fermati.
Intanto ieri, in una giornata di udienze pre-pausa estiva per tutti i tre processi (quello per i fatti di strada, Diaz e Bolzaneto), hanno fatto da leit-motiv le telefonate tra il centralino della Questura e i cittadini oppure quelle, sempre in chiaro, tra i dirigenti della polizia e la Questura stessa anche nella notte della Diaz, depositate dagli avvocati delle parti offese. Dopo i cori di canti fascisti e saluti romani documentati alla Fiera, ora sappiamo che la centrale parlando con una pattuglia Digos definisce i no-global «zecconi» già sabato 21 luglio. La notte diversi genovesi chiamano la centrale per indicare l'irruzione nella scuola sentendosi attaccare la linea. Il collage continua con un terzo poliziotto che dall'ospedale di San Martino afferma che ci sono «teste aperte a manganellate». E poi una democratica poliziotta che dice «Speriamo che muoiano tutti. Tanto uno già va bé e gli altri... 1-0 per noi». In quei giorni anche a Bolzaneto si cantava un ritornello di giubilo sulla morte di Carlo Giuliani.