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Uno bianca; concessa la semilibertà a Marino Occhipinti
Fonte: Ansa, 9 gennaio 2012
9 gennaio 2012

Era stato condannato all'ergastolo per omicidio guardia giurata. Marino Occhipinti, uno dei componenti della "banda della Uno Bianca" ha ottenuto la semilibertà dal Tribunale di sorveglianza di Venezia.

Occhipinti è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, compiuto durante un assalto ad un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna) il 19 febbraio 1988. Occhipinti, ex poliziotto della Squadra mobile di Bologna, è in carcere a Padova dal 1994 ed ha già usufruito di un permesso nel 2010.
Parenti delle vittime: "Siamo fuori dalla grazia di Dio". Questa la reazione di Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca, informata della semilibertà ottenuta da Marino Occhipinti. "Gli auguro solo - ha detto - di non pentirsene". La notizia "amareggia" l'associazione, anche se dopo la richiesta fatta nei giorni scorsi "io me lo immaginavo, ma speravo che tenessero conto di quello che lui ha fatto. Ne prendo atto, ma sono perplessa. Non so cosa dire". Forse la decisione del tribunale è dovuta, ha detto ancora Zecchi, "a questa cosa che vogliono liberare le carceri".
Occhipinti, ha sottolineato la presidente dell'associazione, "ha ucciso una persona, un giovane. Poi si è dissociato dicendo che fu un atto di debolezza. Ma non è stato così: è stato zitto per sette anni. Se avesse parlato, altri si sarebbero potuti salvare. Lui sapeva che cosa agiva nella questura di Bologna".
Padre di Beccari: "Marcisca in galera". "Non accetto niente. Lui deve star dentro, deve marcire dentro". Così Luigi Beccari, anziano padre di Carlo, ucciso dalla Banda della Uno Bianca, ha commentato la notizia della semilibertà ottenuta da Marino Occhipinti. Che è stato condannato all'ergastolo proprio per l'omicidio della guardia giurata, compiuto durante un assalto ad un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio, alle porte di Bologna, nel 1988.
"Sono avvelenato, siamo tutti avvelenati", ha spiegato Beccari. "Mi hanno detto - ha aggiunto - che sua madre vuole venire in casa mia, a chiedere perdono. Ma quale perdono, quali scuse? Io ho un figlio morto, e ora sono solo, in una carrozzina. Mia moglie è in una casa di riposo e non abbiamo nessuno. Quel delinquente lì deve stare dentro".
Madre Occhipinti: "Non so nulla, ma mi fa piacere" - "Non ne so nulla, ora cercherò di chiamare mio figlio in carcere". Solo poche parole, pronunciate con un filo di voce essendo stata operata da poco, da parte di Graziella Baldi, la madre di Marino Occhipinti, che abita a Santa Sofia nel Forlivese. Nei giorni scorsi la donna aveva detto di comprendere il dolore dei familiari delle vittime, ma allo stesso tempo che il figlio oggi è "un'altra persona" e perciò sperava di riabbracciarlo a casa. Alla domanda, quindi, sulla semilibertà ottenuta, ha risposto: "Certo che mi fa piacere. Ora però la saluto".
Legale: "Applicazione rigorosa della legge". "L'unica cosa che posso dire è che è stata fatta una applicazione rigorosissima della legge in fatto e in diritto, così come era stato fatto quando venne irrogata la sanzione più dura che la legge italiana prevede, cioè l'ergastolo". Con queste parole Milena Micele, avvocato del foro di Bologna che assiste Marino Occhipinti, ha commentato l'ottenimento della semilibertà per il componente della banda della Uno bianca.
La misura alternativa di detenzione per Occhipinti significherà uscire dal carcere di Padova la mattina per andare a lavorare, per poi rientrare. "È una modifica profonda - ha aggiunto il legale - per una persona che è in carcere da quasi vent'anni, come si può facilmente capire". L'avvocato ha voluto anche sottolineare "l'assoluto e massimo rispetto per i famigliari delle vittime".