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La Strage di Piazza della Loggia
"Associazione dei caduti di Piazza della Loggia - Brescia 28 maggio 1974"

La mattina del 28 maggio 1974 una bomba esplode sotto i portici di piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista. L’attentato rivendicato da Ordine Nero, provoca otto morti e più di novanta feriti. L'ordigno era stato posto in un cestino portarifiuti e fatto esplodere con un congegno elettronico a distanza. Due istruttorie si susseguono negli anni: la prima porta a processo, nel 1979, diversi esponenti della destra radicale bresciana. In secondo grado, nel 1982, la sentenza di condanna viene annullata. L’assoluzione definitiva per tutti gli imputati arriva con la Cassazione nel 1985. La seconda istruttoria indica come imputati altri esponenti dell’estrema destra fra cui Mario Tuti. Anch’essi saranno prosciolti per insufficienza di prove (1989). Il fascicolo di una terza istruttoria è tuttora pendente presso la Procura di Brescia

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Messaggio di LORENZO PINTO E MANLIO MILANI, in occasione del convegno “I comitati civili contro silenzi e impunità”, tenuto a Genova il 12 luglio 2003

Chi scrive è da tempo impegnato nell’”Unione delle Associazioni delle vittime per stragi”, l’Italia, dopo la Colombia, è il paese con il più alto numero di cittadini, funzionari dello Stato, caduti per atti di terrorismo, stragismo politico e mafioso, omicidi politici.

La prima vittima si chiamava Antonio Guarino, fu ucciso in un agguato il 7 marzo del 1946, era il segretario della Camera del lavoro di Burgio in provincia d’Agrigento, si batteva per i diritti dei contadini, con lui morì una passante, Marina Spinelli, ….

Noi siamo il Paese delle Associazioni delle vittime.

Cosa vuol dire che i familiari si riuniscono e si battono per avere giustizia?

Vuol dire che senza l’impegno di una parte di società per strappare la verità, è difficile che la verità venga fuori.

Vuol dire che c’è una ferita nelle regole della democrazia, nel nostro Paese, talmente profonda che non può essere rimarginata con l’oblio, la rimozione. Vuol dire che c’è una ferita nel concetto di libertà.

Vuol dire che c’è una frattura fra libertà e regole.

Penso che una regola dovrebbe anche essere quella di garantire la conoscenza della propria storia, della storia del proprio paese.

Libertà quindi di scegliere, di formarsi, vuol dire anche sapere, di conoscere, di conoscere senza dimenticare.

Forse è questa la via: mostrare come la dimenticanza della storia può favorire il ripetersi delle sue costanti peggiori e degli episodi più oscuri.

C’è da notare un ritardo, un’assenza di dibattito, di studio, su quesiti intriganti e non pienamente risolti.

Vi è un’assenza di conoscenza giustificata dagli episodi che apparentemente galleggiano nel caos di segreti. Spesso si afferma che è cronaca, ….”non è passato il tempo necessario ” o peggio, aspettare la supplenza dei magistrati, importante, certo, ma non sufficiente….Si rischia di appiattire la ricerca storica sugli esiti di quella giudiziaria.

Lo storico non esaurisce la sua ricerca in essi né a condividerne i giudizi: una sentenza implica solo che si é colpevoli o innocenti di fronte ai tribunali dello Stato, ma il tribunale della Storia non è tenuto ad omologare quelle sentenze.

Stando alle pronunce dei tribunali, Mussolini non ebbe parte nell’omicidio di Matteotti, Trotzkji si unì a Hitler contro l’Urss, Sacco e Vanzetti erano colpevoli, Persano fu l’unico responsabile di Lissa, Anna Bolena meritò la decapitazione perché adultera e Giovanna d’Arco il rogo perché vestiva abiti maschili.

In sede storica la decisione dei tribunali è stata spesso un buon viatico per la tesi opposta.

La scarsità di opere storiche, costruite con il necessario rigore scientifico, ha lasciato il campo a una serie di lavori legati al dibattito politico contingente, con i risultati che è facile immaginare: tesi precostituite, scarsa attenzione, notevoli approssimazioni, ecc..

Lo storico deve mantenere una sua autonomia di giudizio perché cerca risposte solo parzialmente coincidenti con quelle dell’autorità giudiziaria: il magistrato deve produrre prove che dimostrino la responsabilità personale degli imputati, lo storico deve spiegarsi le radici politiche di un fenomeno e le sue ripercussioni, ben al di là della colpevolezza delle singole persone.

Se le attuali istruttorie porteranno all’identificazione dei responsabili di almeno alcune delle stragi, sarà finito il lavoro dei giudici, non quello degli storici che debbono indagare:

– Le responsabilità istituzionali in Italia e fuori nella vicenda
– Le effettive strategie politiche degli attori, al di là degli aspetti posti in luce delle risultanze giudiziarie
– Quale uso della vicenda abbiano fatto le diverse forze politiche
– Gli effetti sull’opinione pubblica
– Gli esiti reali dello stragismo anche al di là degli effetti coscientemente perseguiti

E ultimo, ma non meno importante, quale sia il sedimento durevole di quella stagione politica. E il primo lavoro da fare è ricollocare quegli avvenimenti all’interno del quadro storico in cui si sono svolti.

L’intervento che si sollecita è diretto a rafforzare la richiesta delle Associazioni dei familiari delle vittime per terrorismo, stragi, mafia, e cioè di porre all’ordine del giorno dei lavori parlamentari la discussione delle risultanze e delle indicazioni contenute nelle Relazioni delle Commissioni Parlamentari di inchiesta e di controllo; di impegno personale sul proprio territorio e come Coordinamento a livello nazionale per dare risalto informativo alle iniziative ed ottenere l’assunzione di impegno politico dai rappresentanti parlamentari, nelle forme che riterranno di individuare come più idonee ed efficaci, quali, ad esempio, la costituzione di uno stabile e trasversale schieramento di “ Parlamentari per la verità ” che si prefigga di orientare il dibattito parlamentare verso un’attenzione costante e prioritaria ai problemi relativi a tali tematiche, ed alle possibili soluzioni dirette a prevenirli e/o eliminarli. Di sollecitare l’attività governativa ad un’azione tempestiva di controllo e di denuncia volta ad eliminare ogni forma di occultamento e di responsabilità, di consenso alla deviazione, di depistaggio e di illegalità che si verifichino all’interno delle istituzioni di cui il Governo è istituzionalmente responsabile; di impegnarsi a sostenere a fianco delle Associazioni dei familiari e dei parlamentari impegnati su tali temi, la richiesta di dibattiti su temi precedentemente descritti.

– L’informatizzazione organica e funzionale degli atti parlamentari, della giurisprudenza e degli atti e documenti di indagini giudiziarie relativi a fatti di strage e ad omicidi politico-mafiosi,

– La realizzazione di seminari di approfondimento e dibattito sui temi che riguardano il nuovo ordine giudiziario, della disciplina che regola il segreto di Stato, dell’introduzione del reato di depistaggio, della trasformazione dei reati di strage in crimini contro l’umanità, dei poteri delle parti civili nel processo penale, dell’inserimento nei codici di legge il gratuito patrocinio delle parti civili costituitesi nei processi; della rivalutazione dell’indennizzo alle vittime dei reati, della modifica normativa che disciplina l’archiviazione e la segretazione di documenti, atti, inerenti agli argomenti sopra citati, nonché alla riduzione temporale della segretezza degli stessi;

– La realizzazione di iniziative rivolte alle scuole medie inferiori e superiori sui temi del rispetto della legalità e dei diritti costituzionali e della storia dello stragismo in Italia attraverso l’utilizzazione di diversi materiali e strumenti didattici ed informativi;

– L’istituzione del “giorno della memoria ” sull’esperienza di quello delle vittime dei campi di sterminio.

Ci sono dei momenti della vita che assomigliano alla propria anima, oggi questi momenti coincidono con le persone che sono qui, e spero proprio che siano parole concrete quelle che ho letto qualche giorno fa, erano scritte su una lapide in un parco con alcuni cipressi…esse dicevano: “ l’utopia dei deboli è la paura dei forti”. Ciao a tutti

Lorenzo Pinto e Manlio Milani
Associazione dei caduti di Piazza della loggia
“Brescia 28 maggio 1974”

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