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Giustizia: storia di Giampiero ucciso dall'indifferenza a Rebibbia
Fonte: L'Unità, 3 gennaio 2007
3 gennaio 2007

Giampiero Mariossi aveva 56 anni era nato in Sardegna ma da anni viveva a Roma. In carcere, come ha denunciato poi Angiolo Marroni, garante regionale (del Lazio) dei diritti dei detenuti, non ci doveva stare. E non ci voleva stare. Per questo motivo, alla fine si è ucciso usando il lenzuolo del letto dell'infermeria in cui era ricoverato. Giampiero da anni doveva fare i conti con una serie di malattie gravi che gli rendevano la vita impossibile. A minare il fisico la cardiopatia dilatativa, il morbo di Parkinson, gastrite cronica e inoltre quel tragico passato di ex alcolista e tossicodipendente. A Rebibbia stava scontando pene per reati collegati alla droga e sarebbe uscito dal carcere nel 2010.

I suoi legali avevano pure chiesto l'applicazione delle pene alternative proprio per fronteggiare le cattive condizioni di salute. L'uomo, che non aveva neppure una famiglia e una casa dove andare, è rimasto in carcere. Ai primi di dicembre si è impiccato con un lenzuolo alle grate dell'infermeria.

A lanciare l'allarme un altro detenuti ricoverato in infermeria. Quando sono arrivate le guardie non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Una tragedia che, come ha scritto subito dopo il garante regionale per i detenuti Angiolo Marroni, si sarebbe potuta evitare.

"Da tempo Giampiero, doveva essere da tutt'altra parte - ha scritto in un comunicato -. Avrebbe potuto godere di misure alternative alla detenzione, ma non aveva un posto dove andare. Abbiamo segnalato più volte il suo caso, ricevendo solo risposte burocratiche, silenzio e indifferenza".

Richieste cadute nel vuoto, che alla fine avrebbero spinto il detenuto ad uscire di scena nel modo più tragico. "Quel detenuto non doveva stare in carcere - è stata la presa di posizione della Cgil - una persona con quelle patologie deve avere la possibilità di essere curata anche perché in carcere non ci sono gli strumenti per poter intervenire concretamente".