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Teramo: era detenuto da due giorni, 30enne muore suicida
Fonte: Il Centro, 16 agosto 2006
16 agosto 2006

Trent'anni, di Farindola, era stato arrestato per tentata violenza sessuale. Si è impiccato con un lenzuolo alle sbarre della finestra della cella del carcere di Castrogno dove era detenuto da due giorni con l'accusa di tentata violenza sessuale. L.C., 30 anni, di Farindola (Pescara), era stato arrestato domenica notte dai carabinieri di Silvi Marina. Il suo corpo è stato trovato intorno alle 8.20 dagli agenti di polizia penitenziaria del turno montante, che non hanno potuto far nulla per salvarlo. In carcere non è stato chiamato neanche il 118. Il medico della casa circondariale, accorso nella cella, non ha potuto che constatare la morte del giovane.

Sull'episodio la procura della repubblica di Teramo ha aperto un'inchiesta, della quale si occupa il Pm David Mancini. Essendoci stato il cambio di turno alle 8, non è escluso che agli agenti del turno smontante - quello notturno - possa essere addebitata un'omissione (in teoria dovrebbero controllare i detenuti attraverso lo spioncino ogni venti minuti). Prima di lavorare su una simile ipotesi, però, la procura dovrà conoscere esattamente l'ora della morte. Per questo è stata disposta l'autopsia, che dovrebbe essere eseguita oggi o domani.

L.C., secondo testimonianze raccolte a Farindola, avrebbe lasciato una lettera indirizzata alla madre. Forse una richiesta di perdono. È immaginabile che alla base del suo gesto ci sia stata la vergogna per l'arresto subito, visto che apparteneva a una famiglia molto stimata ed era sostanzialmente incensurato (per lui solo un piccolo precedente, molto poco significativo). Il giovane sarebbe dovuto comparire davanti al giudice ieri mattina per la convalida dell'arresto, ma in tribunale non è mai arrivato. L.C., che recentemente aveva trovato lavoro in una ditta metalmeccanica di Chieti Scalo, era stato bloccato dai carabinieri di Silvi Marina domenica notte mentre cercava di fuggire dal palazzo di via Piave nel quale avrebbe tentato di legare e violentare una prostituta romena. La ragazza, urlando e reagendo fisicamente, aveva richiamato l'attenzione dei vicini di casa, costringendo l'uomo alla fuga. I carabinieri ritengono che il giovane potesse aver colpito altre volte. Avevano già ricevuto, una ventina di giorni fa, una denuncia da un'altra prostituta che esercita a Silvi e che aveva riferito di essere stata legata e violentata da un giovane la cui descrizione fisica e la cui automobile corrispondevano a quelle dell'operaio di Farindola. Addosso a L.C. erano stati trovati dei lacci, che presumibilmente dovevano servire per legare la vittima.