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Il caso di Virgil Cristian Pop e i troppi suicidi tra i detenuti romeni
Miruna Cajvaneanu
Fonte: www.stranieriinitalia.it, 17 maggio 2012
17 maggio 2012

Virgil Cristian Pop, un cittadino romeno di 39 anni, è deceduto nella notte di domenica, 13 maggio, nell'ospedale di Lecce, dopo uno sciopero della fame durato 50 giorni. Era condannato a 18 anni per reati contro il patrimonio. In carcere dal 2000, si è sempre proclamato innocente. I medici del penitenziario hanno deciso il suo trasferimento in ospedale solo tre giorni prima del decesso.

Il fratello di Virgil, Alexandrul Stefan Assael, anche lui in Italia, sostiene, citato dal giornale romeno "Evenimentul Zilei" che suo fratello è stato picchiato nel carcere di Lecce, durante una punizione di sei mesi in isolamento, applicata in seguito ad un tentativo di evasione: "Quando lo hanno portato a Lecce, lo hanno messo direttamente in isolamento per sei mesi. Lo hanno picchiato più volte. Entravano di notte nella sua cella e lo picchiavano. Hanno anche censurato tutte le sue lettere".

Virgil Pop avrebbe, in passato, tentato il suicidio e ha iniziato più volte lo sciopero della fame. "Era depresso, soprattutto dopo la morte della madre in Romania, nel 2003" racconta il fratello. Pop era arrivato in Italia nel 1990, con un biglietto premio per la Coppa del Mondo di calcio. Un premio ricevuto da parte dello Stato romeno, perché - sostiene Assael - Virgil aveva partecipato alle manifestazioni che hanno portato alla caduta del regime di Ceausescu e aveva ricevuto un riconoscimento e un attestato di "rivoluzionario". Ora Assael, unico parente di Virgil, intende chiedere un risarcimento dallo Stato italiano in seguito alla morte del fratello.

Il ministero degli esteri romeno: "Nessuno ci ha informato"

Il Ministero degli Esteri di Bucarest ha chiesto al suo omologo italiano l'avvio di un'inchiesta per stabilire le cause esatte della morte di Pop. Sostiene inoltre che lo stato italiano avrebbe dovuto informare l'Ambasciata romena del caso di Lecce, ma "le rappresentanze diplomatiche romene in Italia non hanno ricevuto nessuna notifica in merito alla detenzione e al trasferimento in ospedale di Pop, come richiederebbero invece le usanze diplomatiche".

Il caso di Virgil Pop non è singolare: "Sono tante qui dentro le storie come quella di Pop Virgil, in molti sono nelle sue stesse condizioni, in 30 o forse 40 sono in sciopero della fame: c'è chi protesta perché vuole essere trasferito, chi si dichiara innocente, quasi tutti sono stranieri" lo ha detto lo stesso vicedirettore del carcere di Lecce, Giuseppe Renna.


Più suicidi tra i romeni


Nelle carceri italiani ci sono 66.310 detenuti, 23985 dei quali stranieri (dati aggiornati dal Ministero della Giustizia al 30 aprile 2012). Tra questi, 3.664 sono romeni (256 donne e 3.408 uomini), cioè il 15,3% tra gli stranieri e il 5,5% sul totale.

Nel 2011, ci sono stati 66 morti per suicidio nelle carceri. Tra loro, dice l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, 45 erano italiani e 21 stranieri. Guardando la lista dei loro nomi, sembrerebbe che la situazione dei carcerati romeni è più difficile. Tra coloro che si sono tolti la vita, nove erano romeni, cioè quasi la metà tra gli stranieri e il 14% sul totale, un'incidenza notevolmente maggiore rispetto a quella che hanno sulla popolazione carceraria. Sette di loro erano in attesa di giudizio.


Affidato incarico per autopsia


È stato affidato oggi all'anatomopatologo Ermenegildo Colosimo e al medico legale Roberto Vaglio l'incarico di effettuare, domani, l'autopsia sul corpo di Pop Virgil Cristria, un detenuto romeno di 38 anni morto tre giorni fa nell'ospedale del capoluogo salentino dopo aver digiunato per 50 giorni. L'uomo era in sciopero della fame perché per qualche furto, alcune rapine, piccoli reati che metteva in atto soprattutto per assicurarsi la sopravvivenza era stato condannato, per un cumulo di pene, a 18 anni di reclusione. Gli incarichi sono stati affidati stamani dal pm Carmen Ruggiero. L'autopsia si terrà domani mattina nell'obitorio dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce.

Ieri sono state iscritte nel registro degli indagati una quindicina di persone, tra medici, psichiatri e psicologi che hanno avuto in cura il detenuto romeno. Quest'ultimo si proclamava innocente e continuava a ripetere che un magistrato avrebbe dovuto sentire le sue ragioni e fare in modo che potesse tornare in libertà. Le iscrizioni nel registro degli indagati sono state fatte anche per consentire che coloro che sono sospettati di avere responsabilità nella morte di Cristria possano nominare propri consulenti per l'autopsia.