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Pavia: detenuto di 38 anni si uccide asfissiandosi con il gas, salgono a 7 i suicidi da inizio anno
Fonte: Ristretti Orizzonti, 12 febbraio 2011
12 febbraio 2011

L'uomo non era tossicodipendente, sembra esclusa l'ipotesi che sia morto per un "incidente" occorso nel tentativo di "sballarsi" con il gas butano. Da inizio anno salgono a 7 i suicidi in carcere e a 13 il totale dei detenuti morti.

Jon R. aveva 38 anni, era di origini romene. Ha aspettato che i compagni di cella uscissero per l'ora di socializzazione. Una volta rimasto solo con le sue angosce ha messo in pratica il suo proposito disperato, che forse covava da tempo. Ha inalato il gas della bomboletta che viene data ai detenuti per cucinare e si è infilato un sacchetto di plastica in testa, per aumentarne gli effetti. Il giovane detenuto, un romeno di 38 anni, è morto in pochi minuti. I compagni di cella, al ritorno, lo hanno trovato steso per terra, vicino alla branda. Ormai senza vita. I medici del 118, subito allertati, hanno fatto il possibile per salvarlo, ma per il ragazzo non c'è stato niente da fare. Inutile il trasporto in ospedale.
Era arrivato nel carcere di "Torre del Gallo" un mese fa, proveniente da un altro istituto penitenziario. Era recluso nel reparto "protetti", riservato a chi deve scontare pene per reati ritenuti "infamanti" dagli altri carcerati. Infatti l'uomo era in carcere per violenza sessuale. Non si conoscono i motivi del gesto, ma pare che da giorni fosse in uno stato di prostrazione dovuto proprio alle accuse per cui era detenuto, ma i compagni e gli agenti di polizia penitenziaria non immaginavano che sarebbe arrivato a un gesto così estremo.
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta. I vertici del carcere hanno avvisato il magistrato di turno in Procura, che si è recato sul posto per valutare il caso. "Non siamo ancora in grado di dire niente, gli accertamenti sono in corso", si limita a dire il direttore del carcere, Jolanda Vitale. Mentre il provveditore regionale agli istituti penitenziari, Luigi Pagano, spiega: "Il detenuto è rimasto solo per un breve momento, mentre gli altri compagni stavano tornando dall'ora di socializzazione. Il fatto è che basta inalare il gas per pochi minuti perché questo abbia effetti letali. La crisi respiratoria che ne deriva diventa irreversibile".
Il provveditore alle carceri della Lombardia, Luigi Pagano, in attesa che l'inchiesta della procura faccia luce sull'ennesimo caso di suicidio in cella, interviene sulla disponibilità delle bombolette da parte dei detenuti: "Sarà necessario in futuro fissare altre regole, bisogna ripensare all'utilizzo di queste apparecchiature. In realtà il sistema è già regolamentato dalla legge, ma nell'uso concreto delle bombolette molte cose sfuggono al controllo. I detenuti possono usarle per cucinare, e non sempre è possibile prevedere ogni loro gesto. Comunque seguirò personalmente la vicenda". L'inchiesta aperta dalla procura è un atto dovuto. Al momento non si ipotizzano ipotesi diverse da quelle del suicidio.


Nel carcere di Pavia sono avvenute altre 5 morti negli ultimi 9 anni


Il 5 settembre 2009 Sami Ben Gargi, tunisino di 41 anni, si lascia morire, privandosi volontariamente di cibo e di acqua, perché non accetta la condanna che gli era stata inflitta. E che vive come una vergogna.
L'1 agosto 2007 il 27enne Tomas Libiati viene trovato morto in cella. La visita del medico legale stabilisce che il decesso è avvenuto per "cause naturali", escludendo l'ipotesi del suicidio, ma la giovane età del detenuto lascia dei dubbi sulla dinamica dell'accaduto.
Il 3 gennaio 2006 Ennio Bertoglio, 57 anni, viene ucciso dal compagno di cella, perché sospettato di pedofilia. "L'ho colpito con la caffettiera perché non sopportavo di dividere la cella con un uomo responsabile di abusi sui minori. Tra detenuti esiste un codice d'onore che va rispettato", ha dichiarato l'omicida ai magistrati incaricati delle indagini.
Il 19 luglio 2002, G.S., 36 anni, originario di Como, muore inalando il gas. Il corpo senza vita viene trovato verso le 20. L'ipotesi nettamente prevalente è quella del suicidio, anche se non si può escludere che l'uomo abbia voluto inalare il gas solo per stordirsi, in un momento particolarmente negativo, e sia stato stroncato dall'eccessiva quantità respirata.
Il 27 giugno 2002 Miguel Bosco, detenuto per il furto di uno scooter, si chiude nel bagno della cella e si toglie la vita inalando il gas sprigionato da una bomboletta. Aveva 30 anni. Per il caso del giovane rom il ministero della Giustizia è stato chiamato in causa dalla famiglia e, sette anni più tardi, è stato condannato a risarcirla per mancata sorveglianza: 140mila euro, destinati alla madre per la perdita di un figlio.