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Due detenuti suicidi in poche ore, sale a 58 il numero delle vittime nel 2010
Giulia Torbidoni
Fonte: www.innocentievasioni.net, 29 ottobre 2010
29 ottobre 2010

Due suicidi nell'arco di poche ore: a Foggia e a Bologna. Il primo è un detenuto seminfermo di mente che si è impiccato ieri sera nel carcere di Foggia. Si tratta di Giancarlo Pergola, di 55 anni, in prigione dal dicembre 2008 per matricidio. Ieri sera, verso le 19, si è impiccato con il lenzuolo nella sua cella, nel reparto precauzionale dell'istituto e il cadavere è stato trovato da un agente della polizia penitenziaria. Lo scorso 16 marzo, i giudici della corte d'assise di Foggia lo avevano condannato a 12 anni di carcere riconoscendogli la semi infermità mentale. L'uomo, la sera stessa del delitto, confessò di avere ucciso la madre perché stanco che la donna lo accusasse per la condizione economica e lavorativa. Secondo Ristretti Orizzonti, si arriva così ad ottobre, a 6 suicidi in carcere, mentre sono 57 dall'inizio del 2010: 47 si sono impiccati, 6 sono morti per asfissia con il gas delle bombolette da cucina, 3 per avvelenamento di farmaci e 1 dissanguato per essersi tagliato la gola. Per quanto riguarda la Puglia, quello di Pergola è il quinto suicidio del 2010, dopo i 2 avvenuti nell'istituto di Lecce, uno a Brindisi e uno ad Altamura. Ai 57 suicidi, però, va aggiunto il secondo suicida di queste ore. È un detenuto sloveno di 32 anni. Si è impiccato questa mattina nelle docce del carcere della Dozza di Bologna usando come cappio i lacci delle scarpe.
Eugenio Sarno, segretario generale della Uil penitenziari, che ne ha dato la notizia, ha definito "un'ecatombe" il numero crescente di suicidi in carcere. "Abbiamo molte difficoltà - ha detto - a comprendere come mai l'informazione sia predisposta a una deriva gossip e non pare interessata ad approfondire quello che ogni giorno di più appare essere ciò che è: un dramma umanitario, sanitario e sociale. Analogamente abbiamo qualche difficoltà a comprendere l'immobilismo della politica e le azzardate dichiarazione di attenzione verso l'universo penitenziario. Questi corpi dovrebbero essere macigni sulle coscienze di chi dovrebbe e potrebbe gestire e risolvere, ma non lo fa. Le 6.500 unità mancanti alla polizia penitenziaria, i 600 educatori e i 500 assistenti sociali in meno, i circa 25 mila detenuti in più, le degradate e invivibili condizioni delle nostre prigioni sono l'humus in cui prosperano disperazione, depressione e violenza".