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Belluno: la mamma di Mirco; vorrei solo la verità sulla sua morte, ma so che non verrà fuori
Fonte: Il Corriere delle Alpi, 6 ottobre 2010
6 ottobre 2010

Liviana Zannin lo ha saputo dai giornali. Finora - dice - ha saputo quasi tutto dai giornali. Eppure è lei la madre di Mirco Sacchet, il giovane che due domeniche fa si è tolto la vita in carcere a Baldenich. "Io voglio vederci chiaro. Secondo me non me l'hanno raccontata giusta". Ieri pomeriggio con lei fuori dalle porte di Baldenich c'erano anche la madrina di Mirco e una cugina. Anche stavolta hanno saputo dell'incontro tra i due rappresentanti politici e la direzione del carcere dai giornali.
"In una settimana ho sentito solo il mio avvocato", dice la donna, che davanti ai cronisti ha ripercorso la storia già raccontata al nostro giornale una settimana fa, aggiungendo qualche nuovo particolare. "Non voglio comparire", dice davanti alle telecamere delle tv locali. "Siamo qui solo per capire". Ai familiari di Sacchet non tornano tante cose, a cominciare da quelle tre ore trascorse tra il ritrovamento del ragazzo morto e le nove del mattino, orario nel quale la direttrice del carcere ha contattato la madre.
"Quando sono arrivata qui non ho visto nemmeno la cella e mio figlio si trovava già da un'altra parte", afferma la donna. Ci sono poi i racconti di un compagno di carcere di Mirco che - dopo essere stato liberato - avrebbe riferito ai familiari di alcune tensioni tra il ragazzo e un agente di polizia penitenziaria. Anche su questo fronte, Liviana Zannin vuole vederci chiaro. Ci sono poi delle mail dove un ex detenuto racconterebbe altre storie.
Tutte difficili, ma tutte da verificare. Una in particolare è stata consegnata e fatta leggere anche a Pietrangelo Pettenò e Gino Sperandio. Intanto è arrivato lo scatolone con gli effetti personali del ventisettenne. Mirco, in carcere, aveva cominciato un corso di portoghese. Si stava appassionando e si era anche procurato un piccolo dizionario. Non solo. Aveva cominciato anche a scrivere delle poesie. Versi malinconici come ricorda la madre, che ha letto alcuni versi contenuti in un diario. C'erano poi tante lettere. Nei suoi mesi di detenzione Mirco scriveva alla cugina, alla madre, alla madrina. Un modo come un altro per non aspettare le visite programmate. "Nello scatolone c'era anche un paio di pantaloni. Erano ancora bagnati", prosegue la madre. "Io vado avanti, anche se in cuor mio so che la verità su tutta questa storia non verrà mai fuori".