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Idv; "dare pace" alla famiglia di Manuel Eliantonio
Fonte: www.politicamentecorretto.com, 13 novembre 2009
13 novembre 2009

Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Manuel Eliantonio sono nomi di ragazzi scomparsi prematuramente. Tutti uniti - affermano il presidente e il coordinatore comunale dell'Italia dei Valori, Mario Parenti e Maurizio Ferraioli - in una comune tragedia: quella di perire col dubbio che sulla loro morte ci siano delle responsabilità da individuare e condannare. Ragazzi con i loro pregi e difetti, con il loro vissuto, che sono stati strappati alle loro famiglie che sono state trattate come se non contassero niente o poco di più.

L'Idv spezzino è convinto che l'Italia possa risollevarsi solo se avrà le capacità di trovare una classe dirigente che sappia dare le risposte ai grandi e piccoli misteri che rendono inquieta e insicura la vita del singolo cittadino.

Non è possibile che un cittadino esca di casa e non ne faccia più ritorno e che sulla sua scomparsa aleggino dei seri dubbi comportamentali delle istituzioni. Corpi restituiti alle famiglie pieni di lividi ed ecchimosi, genitori ai quali viene nascosta la verità, perché tutto questo? Chi sbaglia deve essere perseguito dalla legge nel modo più assoluto, chi sbaglia deve scontare la pena completa , ma nessuno deve toccare Caino. In un paese dove la parola democrazia riempie ogni azione e reazione , si deve recuperare la sicurezza e il rispetto verso le forze dell'ordine ,non avendo paura di affrontare il tema delle possibili mele marce che inquinano il sistema. Tutto il sistema giudiziario e carcerario, probabilmente, deve essere rivisto, assicurando ai lavoratori del ramo il giusto riconoscimento ma tenendo fermo il principio che chi abusa del suo potere a danno di altri deve essere colpito duramente e ancora di più se è un rappresentante delle forze dell'ordine. Sulla storia di Manuel Eliantonio solo l'Italia dei Diritti presieduta da Antonello De Pierro cercò di sapere qualche cosa di più, nessuno si mosse, nessun politico dal nome altisonante, nessun Ministro, nessuno.

La vicenda iniziò la sera del 23 dicembre del 2007 quando un'autovettura con cinque ragazzi, uno di loro era Manuel, viene fermata dalla polizia stradale in un autogrill della A6 Torino - Savona. Manuel fu l'unico a reagire al fermo e a fuggire. Questo lo portò in carcere con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Il 16 gennaio gli vennero concessi gli arresti domiciliari, revocati due mesi dopo per non aver rispettato l'obbligo di dimora. Da quel momento in poi iniziò il suo calvario. Dopo essere stato condannato a 5 mesi e 10 giorni, morirà suicida, secondo gli atti, nel successivo mese di luglio. Ma a contraddire le pratiche, ormai chiuse con il lucchetto dell'omertà, i segni visibili sul corpo della vittima: lividi, percosse e tracce di sangue che sembrerebbero stridere con la presunta causa del decesso. Sarebbe morto, infatti, dopo aver ingerito una corposa dose di butano.

A nulla è servita la reazione della madre che ha prontamente denunciato l'accaduto, dichiarando che il ragazzo avesse timore di qualsiasi tipo di gas e portando alla ribalta delle cronache il fatto che la notifica del decesso sia giunta alla famiglia con una semplice telefonata, che invitava oltretutto la donna a non recarsi nel carcere in cui suo figlio era detenuto, perché la sua vita non esisteva più. E infatti al suo posto, la madre ha trovato, raggiungendo immediatamente l'obitorio del San Martino a Genova, il corpo esanime di un 22enne, come freddamente annunciato dalla comunicazione telefonica. A sostenere la tesi dei famigliari, ovvero che Manuel non si sia suicidato, una lettera da lui firmata e giunta alla madre che parlerebbe di abusi nei suoi confronti. Sembra infatti che subisse percosse e fosse costretto a ingerire psicofarmaci.

Al di là delle giuste motivazioni che hanno portato all'arresto di Manuel secondo noi deve essere fatta luce sulla sua morte anche perché, in uno stato di diritto, è giusto che i familiari abbiano le risposte che attendono. Manuel era affidato alle Istituzioni. L'Italia è già piena di piccoli e grandi misteri e ci pare impensabile che non si riesca a fare luce su una vicenda alquanto strana o almeno apparentemente strana.

Nessuna accusa ma deve anche essere chiaro che se qualcuno ha sbagliato deve pagare e lo stesso rigore che si chiede nel reprimere reati come quello commesso da Manuel deve essere usato per scoprire e punire eventuali responsabilità. Da questa vicenda potrebbe inoltre emergere il grande problema del super affollamento delle carceri e pur confermando la nostra posizione sulla certezza della pena resta anche indispensabile costruire nuovi edifici carcerari per consentire che la reclusione rispetti comunque i diritti civili dei detenuti. La morte di Manuel è avvenuta all'interno delle mura carcerarie, il suo corpo sembrava martoriato e pieno di ecchimosi, vogliamo dire alla famiglia cosa è successo? Ci sembra il minimo per dare pace alla famiglia ed all'anima di Manuel.