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caso Lonzi; sono ferite riaperte, che fanno più male
Diego Carmignani
Fonte: Terra, 16 novembre 2009
16 novembre 2009

La seconda giornata del congresso dei Radicali italiani si arricchisce di una voce importante. Non di un politico, ma di una donna che rivolge alle istituzioni presenti un appello rimasto finora inascoltato. Maria Ciuffi è la madre di Marcello Lonzi, deceduto il 12 luglio 2003 nel carcere delle Sughere di Livorno. Agli arresti per tentato furto e a quattro mesi dal rilascio, il ventinovenne moriva in circostanze dubbie. La prima autopsia indicava in una aritmia maligna la causa più probabile. Un evento naturale patologico spontaneo che non spiegava ferite, lesioni e traumi sparsi per tutto il corpo. La relazione di consulenza tecnica medico-legale, predisposta dal Tribunale di Livorno, imputò quelle ferite alla caduta del ragazzo, che, colto da malore, avrebbe violentemente picchiato contro un termosifone o contro lo stipite della porta.

Altre escoriazioni vennero invece imputate ai tentativi di rianimazione. Il 10 dicembre 2004 il Gip del tribunale di Livorno, Rinaldo Merani, archiviò il caso. Inutili le richieste rivolte dalla madre all'allora guardasigilli Roberto Castelli e alle alte cariche dello Stato perché sulla vicenda venisse fatta piena luce. Inquietante l'appello scritto allora da ventiquattro detenuti del carcere di Livorno: "Siamo tutti sotto choc per quanto sta accadendo. Abbiamo paura anche di andare ai colloqui con i familiari, perché non sappiamo mai cosa possa accadere".

Nel 28 agosto del 2006, grazie all'impegno costante di Maria Ciuffi, il caso viene finalmente riaperto e il corpo di Lonzi riesumato per essere sottoposto a nuova perizia medico-legale. Alcune ferite si rivelano incompatibili con la versione ufficiale della sua morte: otto costole rotte e numerose lesioni alla schiena.

Nonostante ciò, alla fine di questo mese, il caso rischia di chiudersi di nuovo, forse definitivamente. Finora non ci sono novità concrete e c'è paura che tutto vada a finire nel dimenticatoio. Complice la drammatica vicenda analoga che ha interessato Stefano Cucchi, Maria Ciuffi proprio in questi giorni ha dato nuovo vigore alla battaglia per la verità intrapresa cinque anni fa. Si è rivolta al ministro della Giustizia Angelino Alfano, ritenendo che il decesso di suo figlio sia rimasto impunita: "Dopo la morte di Marcello, non ci fu tanto chiasso come si sta facendo adesso per il caso Cucchi". Di certo, la vicenda è rimasta solo sulle pagine locali e i telegiornali si sono rifiutati di mostrare le foto sconvolgenti del corpo del ragazzo livornese.

Ora, Il Detenuto ignoto, associazione radicale che si occupa di carcere, ha voluto invitare al congresso Maria Ciuffi, già ospite in passato di Radio carcere. "Abbiamo pensato di coinvolgerla - spiega la presidentessa Irene Testa - perché ci saranno numerosi esponenti politici, interlocutori che possono dare risposta ai suoi appelli. Pochi sinora quelli che hanno fatto qualcosa".

Durante il congresso, Maria Ciuffi chiederà esplicitamente agli stessi parlamentari che si sono indignati per il caso Cucchi di spiegare perché la stessa indignazione non è stata provata per Marcello Lonzi, all'epoca e nel corso di questi anni. La donna porterà altre immagini inedite, testimonianze eclatanti di un altro giovane corpo martoriato in carcere. Difficilmente a causa di un infarto.