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il compagno di cella di Cucchi; "mi disse delle botte"
Marino Bisso e Carlo Picozza
Fonte: La Repubblica, 4 novembre 2009
4 novembre 2009

"Qualche giorno prima di morire Stefano Cucchi disse di essere stato malmenato". A rivelarlo è un detenuto ascoltato ieri a Regina Coeli dai magistrati che indagano sulla morte del trentunenne arrestato con pochi grammi di droga la notte del 15 ottobre e morto all'alba del 22 (con due vertebre rotte e altri traumi). Dietro le sbarre, anche altri sembra siano stati informati da Cucchi delle violenze subite. "Sono stati gli "amici miei" a ridurmi così", avrebbe detto il giovane a un compagno di carcere indicando gli uomini in divisa.

I pm Francesca Loi e Vincenzo Barba stanno cercando conferme alle dichiarazioni del detenuto: ascolteranno altri reclusi che hanno incontrato Cucchi in carcere. Intanto hanno interrogato i tre agenti penitenziari che hanno accompagnato il giovane nei suoi trasferimenti dal carcere al tribunale e in ospedale.

Le conferme sulle lesioni del giovane, già dalla seconda notte della sua settimana di passione, arrivano dal senatore Stefano Pedica (Idv) che sabato scorso ha visitato la cella numero sei della medicheria di Regina Coeli: "Davanti al vicedirettore del carcere, ad alcuni agenti e a due miei collaboratori, alcuni detenuti hanno dichiarato che Stefano è arrivato in cella su una sedia a rotelle contorcendosi peri dolori alla schiena. Lo hanno aiutato a sdraiarsi su un fianco, gli hanno offerto una sigaretta che non è riuscito a fumare. Si è lamentato per tutta la notte". "I detenuti", commenta Pedica, "erano imbarazzati a raccontare dell'origine di quei traumi per la presenza del personale di Regina Coeli: me lo hanno fatto capire. Ma nelle stesse foto di rito all'ingresso in carcere, Stefano Cucchi ha un ematoma su uno zigomo, e un altro dall'occhio scende fino alla mascella. Collo e nuca sono arrossati con striature viola".

Forse per timore, il giovane avrebbe detto di essere caduto dalle scale. Che fosse una bugia difensiva, lo confermerebbe il riferimento alle date: una volta ai medici del Pertini avrebbe raccontato che "l'incidente" era della sera prima nel pronto soccorso del Fatebenefratelli; in un'altra circostanza, indicò il 30 settembre, giorno del suo compleanno. Solo con i suoi compagni di carcere, Stefano sembra sia stato preciso : "Gli "amici miei " mi hanno ridotto così".