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Roma: un detenuto tunisino di 45 anni si impicca in cella
Fonte: Corriere della Sera, 10 luglio 2007
10 luglio 2007

Un detenuto tunisino, Sfaxi Halim, 45 anni, si è ucciso ieri alle 15 a Regina Coeli dentro la sua cella, nel VII braccio. In carcere dal 4 giugno, il detenuto era stato condannato pochi giorni fa a dieci mesi per il tentato furto di un' auto, una Fiat Uno. L' uomo, come ha reso noto il garante dei detenuti della Regione Lazio, Angiolo Marroni, aveva già tentato il suicidio il 3 luglio, ferendosi con una lametta, ma era stato fermato in tempo e sottoposto a stretta sorveglianza. Lasciato poi da solo in cella, è stato trovato morto ieri da un agente che era andato a prenderlo per condurlo ad una visita psichiatrica. Il tunisino, che in Italia non aveva parenti, si è impiccato con un lenzuolo alla porta del bagno. "Questo fatto gravissimo è la conferma che nelle carceri le condizioni di vita non sono civili - ha detto il verde Paolo Cento che ha reso pubblico il suicidio -. C' è bisogno di più assistenza sociale e psicologica per garantire condizioni di vita più umane".

"È un suicidio che nasce dalla solitudine e dalla disperazione - ha commentato Angiolo Marroni -. Tanti stranieri sono in cella senza sostegno o assistenza, spesso per reati minimi che, se commessi da un italiano, non porterebbero nemmeno alla carcerazione". In mattinata, ieri, la Commissione sulla sicurezza della Regione aveva intanto reso noto un rapporto sulle carceri del Lazio. Per la commissione presieduta da Luisa Laurelli i problemi nei penitenziari (che grazie all' indulto hanno registrato un calo di detenuti) riguardano soprattutto la condizione delle detenute madri, la salute, il lavoro e le attività ricreative. Gli istituti, pur avendo superato la fase dell' emergenza sovraffollamento, hanno ancora carenze di organico e lacune sul fronte del lavoro. Nota positiva, in questo contesto, i due reparti di medicina protetta promossi al Pertini (22 posti) e al Belcolle di Viterbo (10 letti). "Per le detenute madri - ha ricordato la Laurelli - occorre adottare come a Milano la soluzione di una casa famiglia". Che però non esiste ancora.