Rete Invibili - Logo
Non c'è pace per Ilaria e Miran
Giuditta Lughi
16 novembre 2005

16 NOVEMBRE 2005
Roma, Palazzo San Macuto. Ore 14.30: la Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'omicidio Alpi-Hrovatin tiene la sua seconda conferenza stampa dopo la prima del Luglio 2004.

Presiede l'on. Taormina, che si appresta a iniziare la conferenza voluta per mostrare i risultati delle perizie balistiche svolte sull'auto in cui si trovavano i due giornalisti al momento della loro morte, una Toyota pick up, trovata in Somalia e fatta analizzare dalla Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine.

I dati raccolti tramite sofisticate tecnologie e ricostruzioni dell'agguato sono stati presentati dai funzionari della Polizia Scientifica tramite una presentazione video dettagliata: ricostruzioni tridimensionali delle traiettorie delle pallottole, esami di tracce ematiche ritrovate sull'auto, ricostruzione dell'agguato al poligono.
Ricevuti i più sentiti ringraziamenti dal presidente Taormina, anche il professor Vincenzo Pascali, direttore dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università Cattolica di Roma, ha spiegato la causa finale della morte di Ilaria e Miran: un colpo mortale ciascuno, una pallottola ordinaria e una di tipo "dumping" dalla distanza di circa 5 metri. Viene così a cadere l'ipotesi del 'colpo a contatto' e cioè che Ilaria fosse stata finita da uno sparo a bruciapelo, come per una esecuzione.

Sono stati trovati undici fori da proiettile 7.62 di kalashnikov risalenti al periodo dei fatti ( e altri precedenti al 1994. Un auto bersaglio?) partiti con probabilità, secondo le indagini, da una stessa arma.
Per il prof. Pascali in ogni caso non ci sono dubbi: i colpi furono sparati con l'intenzione di uccidere. Secondo la polizia scientifica il tempo per la sparatoria sarebbe durato da 3 secondi a 10 secondi tra un colpo e l'altro, effettuati con probabilità da un solo cecchino.

In effetti chi starebbe scoperto sulla strada sparando ad un'auto che scappava in retromarcia, se non avesse le intenzioni di uccidere?
Qualche domanda ancora non ha risposta: Ma se fossero stati due individui vicini a sparare, le traiettorie calcolate potrebbero escluderlo a priori?
Non è chiaro.
E se i colpi sono stati lanciati con l'intenzione di uccidere, se non si tratta di esecuzione, di cosa si tratta? Si è accertato che fu un uomo della scorta a sparare per primo. Ma questo cosa dimostra?

Qualche giornalista chiede spiegazioni sulla mancanza dei coniugi Alpi, in polemica con la direzione del Presidente Taormina, il quale aveva persino deciso di querelarli, alzando una protesta civile scaturita in una copiosa raccolta di firme a favore di Giorgio e Luciana Alpi.

Roberto Scardova di Tg3 chiede spiegazioni di un coprisedile rosso, presente sui sedili posteriori dell'auto al momento del ritrovamento dei corpi dei due giornalisti,chiaramente visibile nelle prime riprese video, che non sembra presentare fori di proiettile. La polizia non ha ritrovato il reperto e " dai video della tv svizzera e della ABC che filmarono Ilaria e Miran uccisi non si vede con chiarezza."

Giorgio Giorgi del Giornale d'Italia parla della fuga di notizie del Messaggero del 14 Novembre che riportava dichiarazione di Taormina in merito a fonti, ancora da accertare, che riferirono di tentavi di sequestro ai danni di giornalisti italiani in quel periodo a Mogadiscio. Come un caso Sgrena ante-litteram.
L'on. Taormina elude la domanda, commentando che "con la stampa, si sa, non c'è mai completezza", e chiude ufficialmente la conferenza durante la quale gli altri commissari presenti non parlano.
Tacciono le polemiche interne sulle motivazioni dell'omicidio durante la ricostruzione dell'agguato ad opera delle indagini della scientifica.

Ma non è finita; dopo ormai dodici anni ancora non c'è pace per Ilaria e Miran, perché la fine ufficiale della conferenza, coincide con l'inizio di un balletto di accuse e dichiarazioni, a partire dall'on. Taormina che offre ancora ai microfoni dei giornalisti le sue ormai certe conclusioni della dinamica dell'uccisione come di un tentativo di sequestro finito in tragedia.
Alquanto contrariati Rosi Bindi e gli altri componenti del centro sinistra (il vicepresidente Raffaello De Brasi e Carmen Motta): ''Per quanto ci riguarda c'e' ancora molto lavoro da fare prima di dire che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin siano stati oggetti di un sequestro poi finito in omicidio. Fino a quando c'è stata la conferenza stampa pubblica tutto e' andato bene. Ma non condividiamo affatto le affermazioni fatte dal presidente Taormina ai giornalisti. Quelle sono opinioni del presidente e non della Commissione che non ha ancora accertato ed elaborato alcuna conclusione."
Fanno quadrato invece attorno al Presidente di Commissione gli altri commissari, Enzo Fragalà e Pietro Cannello.

La lacerazione di fondo non colma l'attesa di due genitori che ancora, come tutti, vogliono sapere la verità, o uno stralcio, una porzione, un granello di questa.
La commissione in Dicembre andrà in Somalia. Si attende il Febbraio 2006 quando dovrà riferire in Parlamento. Per la buona pace di Ilaria e Miran.

Giuditta Lughi