Rete Invibili - Logo
intervista con l'avvocato Danilo Ammannato
Andrea Sorrentino
Fonte: "Il Firenze"
22 marzo 2007

L'avvocato Danilo Ammannato non è un penalista qualsiasi, da più di trent'anni segue alcune delle vicende più buie che hanno insanguinato il nostro paese; testimonianza ne sono i numerosi faldoni che riempiono le pareti del suo studio legale. In sintesi: una vita passata alla ricerca della verità.
Un "muro di gomma" anche per la strage in Via dei Georgofili?
La potente organizzazione investigativa della Procura di Firenze diretta da Vigna e Chelazzi è riuscita ad arrivare a quelli che sono gli esecutori materiali e gli organizzatori delle stragi, che sono, chiaramente, la mafia, e quindi quella che è stata la stagione stragista della mafia di Riina e Provenzano. Dal processo fatto qui a Firenze, dai numerosi pentiti e testimoni che sono venuti salta fuori che la mafia ha organizzato queste stragi con il concorso di altre entità politiche ed economiche. Contemporaneamente nel 1992 a gennaio c'è la famosa sentenza della Cassazione che per la prima volta manda definitivo riconoscendo colpevoli la mafia e la cupola, cioè il processo Falcone e Borsellino; a febbraio si presenta Mario Chiesa da Di Pietro e comincia Tangentopoli. Il '92 rappresenta Tangentopoli al Nord e l'attacco mafioso al Sud, attacco derivato dal fatto che i vecchi meccanismi di copertura politica, soprattutto quella che rea la corrente andreottiana, e la DC, erano saltati. I mafiosi erano alla ricerca di nuovi soggetti politici con cui concordare: su questi nuovi soggetti politici l'inchiesta della strage di Via dei Georgofili ancora è incompiuta. Lo vado ripetendo continuamente e ci dispiace che sia morto il Dr. Chelazzi che aveva la capacità e la volontà di andare a fondo anche sui cosiddetti concorrenti della mafia. Morto lui sembra che la cosa si sia fermata, mentre, sicuramente, ci sono notevoli indizi a carico di persone che hanno concorso con la mafia.
Qualcuno ha parlato di mandanti "dal volto coperto" ...
Più che mandanti parlerei di concorrenti. La mafia non ha qualcuno sopra di sé, non è che siano esecutori di altri, ha una sua piena autonomia, però, come qualunque organizzazione criminale per poter sopravvivere deve avere l'aggancio e la collusione con settori dello Stato e settori politici. Perché qualunque organizzazione criminale al mondo se è una semplice organizzazione lo Stato quando s'impegna la distrugge.
Se non cela fa con Cosa Nostra è perché la mafia si avvale di questa collusione con lo Stato. Abbiamo visto Poliziotti arrestati, commissari, carabinieri , tanti professionisti arrestati per collusione e, naturalmente, politici. I politici mandati sotto inchiesta saranno grosso modo una quarantina, tra onorevoli al parlamento siciliano e a quello di Roma indagati per concorso di mafia. Questo è il punto, ovviamente, come penalista sono consapevole che la prova penale è più difficile trovarla però se c'è la volontà si trova. Basterebbe applicare la stessa legge che viene applicata a tutti i cittadini italiani venisse applicata con lo stesso criterio ai politici avremmo le condanne. Non si sa come ma ai politici una legge viene interpretata sempre in maniera favorevole. Lo stesso Parlamento lo dimostra con Dell'Utri che è stato condannato per associazione mafiosa è restio a dare la revoca, addirittura a dimissionarlo. In effetti in questi decenni i politici verso se stessi si sono sempre auto difesi e non hanno mai fatto pulizia. E' un dato di fatto!
Si conoscono a Firenze le mani che hanno detonato i 250 kg di tritolo. In Italia i registi rimangono sempre occulti e ben protetti. Come mai?
Per due motivi. Uno tecnico: trovare la prova penale per i mandanti o per chi fornisce gli obiettivi è difficilissimo. Se io di notte in una piazza aperta dico colpite quel posto se poi non mi accusano gli esecutori materiali è difficile trovare la prova penale. In questo caso, in Via dei Georgofili, alcuni esecutori materiali hanno dato indicazioni forti a carico di chi avrebbe fornito soprattutto questi obiettivi. E uno istituzionale: i politici, tra di loro, pulizia all'interno del Parlamento ne fanno poca perché si trincerano dietro la magistratura dicendo: "Noi sospendiamo il giudizio, qualora la magistratura condanni, solo allora ...". Che poi, ad esempio, ancora, nel caso di Dell'Utri ciò non è vero! In ogni caso se io invito a casa un politico e questo politico mi ruba l'argenteria non è che devo aspettare la sentenza penale della magistratura per dire che è un ladro! Questo è pacifico.
E in Via dei Georgofili?
C'è quel caso che resta tutt'ora aperto, eclatante, quando fu arrestato Riina dal capitano Ultimo la casa del boss per quindici giorni non fu perquisita. L'allora colonnello del ROS Mori, che poi il Governo Berlusconi nominò capo del SISDE, non lo perquisì per quindici giorni mentendo alla Procura dicendo che era sotto osservazione e invece non c'era nessuno. I mafiosi Bagarella e Brusca andarono con i taxi portarono via la moglie e i figli del boss, e per quindici gironi lo ripulirono, addirittura staccando la carta da parati, cosa che mi fa pensare, a pensar male, che c'era qualche impronta di qualche funzionario statale che era meglio far sparire. Hanno ripulito tutto sotto gli occhi del colonnello Mori, che sei mesi prima, fu l'artefice di una trattativa tra ROS e Mafia, la trattativa di Ciancimino, dopo la morte di Falcone e Borsellino, nel 1992.
Cosa avrebbero potuto trovare?
Il papello, la trattativa. E come Associazione tra i Familiari delle Vittime di Via dei Georgofili noi abbiamo la certezza morale che le stragi non sarebbero avvenute. Perché le stragi del '93 sono state fatte per costringere lo Stato a mantenere le promesse date da qualcuno dal '92. Allora da una parte del tavolo, sappiamo, che c'è la mafia. Da quest'altra parte chi c'è? E lo vogliamo sapere! Perché da quest'altra parte del tavolo ci sono i corresponsabili delle stragi non solo a livello morale, non solo a livello storico, ma a livello penale. Per adesso nessuno si assume la responsabilità, l'impegno e la volontà di andare a fondo su questi che sono punti apertissimi, anche perché se c'è stata una trattativa noi sappiamo che a livello storico, per tutte le precedenti stragi, chi i ricatti continuano. Una Repubblica che si regge sui ricatti è una Repubblica, chiaramente, non democratica e che si espone un domani a un altro pericolo di bombe.
E sull'abolizione del Segreto di Stato per il reato di strage qual è il punto?
Vent'anni fa, con l'associazione nazionale che raduna tutti familiari delle vittime delle stragi, abbiamo chiesto al Parlamento l'abolizione del segreto di Stato su due reati, il reato di strage comune, il 422, e il reato di strage diciamo politica, il 286. Abbiamo fatto nei vari parlamenti varie proposte ma non è mai passato alcunché. Nessuno ha tolto il segreto per il reato di strage. Questa è una vecchia battaglia ma sempre attuale su cui il Parlamento non si pronuncia. Noi l'abbiamo chiesto perché se si toglie il segreto si toglie quella copertura, politica, amministrativa, statuale che è la speranza e la certezza d'impunità che fa sì che uno ci provi a mettere le bombe. Se uno sa, viceversa, che se le fa un domani va in galera perché non c'è nessuna copertura, nessun segreto di Stato da opporre, allora anche i servizi segreti o i funzionari si guarderebbero bene dal chiudere un occhio o dal simpatizzare.
Esistono due strategie della tensione?
La prima "Strategia della tensione" era impedire all'Italia, che era e, forse è, la portaerei della NATO in Europa, d'impedire che democraticamente, anche tramite libere elezioni, la sinistra venisse al potere. Tutto, purché il PCI non arrivasse al potere. Ogni volta che la sinistra trovava spazi politici per affermarsi puntualmente arrivavano le stragi. Anni fa si diceva, ed io sono d'accordo con questo pensiero, ogni strage serviva per destabilizzare l'ordine pubblico e per stabilizzare l'ordine costituzionale. A livello storico si può sostenere che ogni strage terroristica, da quella in Piazza Fontana fino all'85, ha raggiunto l'obiettivo che voleva raggiungere. Poi basta tutto tace. La nuova stagione stragista del '93, invece, ha tutt'altra motivazione ma pur sempre politica. Il '93 sancisce la fine dei cinque partiti storici su cui si è retta la prima Repubblica.
E cosa succede?
Si crea un vuoto che va colmato. Il mafioso ha detto: "si è rotto il giocattolo, bisogna rifarlo funzionare". Imprenditoria economica, politica, consorterie, massonerie e cose varie hanno tutti interesse a ricostruire un centro che è crollato. Per aiutare questo processo nasce la Lega, Forza Italia che nel '94 vince le elezioni e da allora non ci sono più stragi. Allora uno si deve domandare perché iniziano le stragi e perché finiscono nel '94 ... tutto torna. Se poi andiamo negli anni successivi e vediamo nello stadio di Palermo uno striscione a caratteri cubitali "Berlusconi di dimentica della Sicilia e del 41 bis" vuol dire che delle promesse ci sono state e delle promesse devono essere, poi, mantenute. Questa è storia d'Italia.
Come ricordare senza cadere nella retorica?
Vogliamo la verità completa. Questo è un compito morale, storico e civile assolutamente inderogabile perché nasce dalla certezza che trovando i colpevoli nel campo istituzionale un domani a nessuno verrà più la voglia o il desiderio di rifare stragi.

di Andrea Sorrentino