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Ustica, Stato condannato a risarcire vittime. "Congruamente motivata la tesi del missile"
28 gennaio 2013

La strage di Ustica avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al Dc-9 Itavia con 81 persone a bordo, e lo Stato deve risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli. Lo sottolinea la Cassazione in sede civile nella prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento. E' la prima verità su Ustica dopo il niente di fatto dei processi penali ed è una decisione che può essere definita "storica", perché i magistrati per la prima volta hanno stabilito che l'aereo fu abbattuto in seguito ad uno scontro tra caccia militari. "Dopo 32 anni giustizia è fatta", ha commentato a caldo, Daniele Osnato, uno dei legali delle vittime.

E' "abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile" accolta dalla Corte di Appello di Palermo a fondamento delle prime richieste risarcitorie contro lo Stato presentate dai familiari di tre vittime della strage di Ustica, scrive la Cassazione civile confermando che il controllo dei radar sui cieli italiani non era adeguato.

Con la sentenza 1871, depositata oggi dalla Terza sezione civile della Suprema Corte, sono stati infatti respinti i ricorsi con i quali il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti volevano mettere in discussione il diritto al risarcimento dei familiari di tre vittime della strage, i primi a rivolgersi al giudice civile, seguiti - dopo - da quasi tutti gli altri parenti dei passeggeri del tragico volo, partito da Bologna e diretto a Palermo la sera del 27 giugno del 1980, e abbattuto nei cieli su Ustica.

Senza successo i ministeri, difesi dall'Avvocatura generale dello Stato, hanno per prima cosa tentato di dire che il disastro aereo si era ormai prescritto e poi che non si poteva loro imputare "l'omissione di condotte doverose in difetto di prova circa l'effettivo svolgimento dell'evento". La Cassazione ha replicato che "è pacifico l'obbligo delle amministrazioni ricorrenti di assicurare la sicurezza dei voli", e che "è abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile" accolta dalla Corte di Appello di Palermo nel primo verdetto sui risarcimenti ai familiari delle vittime depositato il 14 giugno 2010.

Quanto alla prescrizione, il motivo è stato giudicato "infondato". Ad avviso della Suprema Corte, l'evento stesso dell'avvenuta vicenda della strage di Ustica "dimostra la violazione della norma cautelare".

Priore, il giudice dell'istruttoria. "Questa sentenza può rappresentare un punto di partenza per arrivare alla verità storica nel caso della strage di Ustica". Lo sostiene il giudice Rosario Priore, che fece l'istruttoria sulla strage per anni e si convinse della esplosione esterna, dovuta a un missile. "E' molto difficile per gravi eventi come questi, come una strage, riuscire a stabilire responsabilità penali che sono personali. Io ho delineato un contesto e questo lavoro di indagine è stato riconosciuto valido da molti pm fino alla procura generale presso la sezione penale della Cassazione. Se quest'ultima poi ha dato una valutazione diversa, non significa che non si sia arrivati a delle conclusioni investigative".

La sentenza. I supremi giudici hanno sottolineato che non "è in dubbio che le Amministrazioni avessero l'obbligo di garantire la sicurezza dei voli". La Suprema Corte, dopo aver rigettato i ricorsi della Difesa e dei Trasporti, ha invece accolto il reclamo dei familiari delle tre vittime rinviando alla Corte di Appello di Palermo per valutare se possa essere concesso un risarcimento più elevato rispetto al milione e 240mila euro complessivamente liquidato ai familiari.

Dc-9 I-Tigi Itavia. L'aereo in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20,59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L'aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All'alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell'equipaggio).

Il volo IH870 era partito dall'aeroporto 'Guglielmo Marconi' di Borgo Panigale in ritardo, alle 20,08 anziché alle previste 18,30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21,13. Alle 20,56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con "Roma Controllo". Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L'aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d'azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala.

Alle 21,21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell'aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell'aeronautica, della marina militare e delle forze Usa.
Alle 21,55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7,05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC-9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell'aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.

L'Associazione parenti delle vittime. "Non si può che essere soddisfatti per la decisione della Cassazione di confermare l'obbligo dello Stato a risarcire i parenti delle vittime di Ustica, ma adesso lo Stato deve trovare un po' di dignità e avere il coraggio di trarre le conseguenze da tutto questo: chiedere anche ad altri paesi, coinvolti nella strage, di dire la verità. È qualcosa che ci è dovuto, molto prima dei risarcimenti", dichiara Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime strage di Ustica, all'agenzia LaPresse.

Marrazzo: "Era la tesi di Cossiga". Secondo il giornalista Giampiero Marrazzo, direttore dell'Avanti!: "La sentenza definitiva della Cassazione coincide perfettamente con la tesi affermata dal Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, nell'inchiesta da me condotta e nel procedimento portato avanti dall'avvocato Daniele Osnato, legale dei familiari delle vittime di Ustica", ha detto Marrazzo, autore insieme al collega Gianluca Cerasola del film inchiesta dal titolo "Sopra e sotto il tavolo", con le interviste esclusive ai presidenti Cossiga e Andreotti. "Nel nostro lavoro giornalistico - ha continuato - abbiamo sempre sostenuto che, secondo quanto ci riferì Cossiga, solo un missile potesse aver colpito l'aereo nei cieli di Ustica, e che nessuna altra ipotesi potesse essere reale. Pertanto - ha concluso il direttore dell'Avanti! - sono felice che vi sia, una volta per tutte, una sentenza che affermi le responsabilità di chi allora doveva controllare la sicurezza dei cieli italiani. Un ultimo passo sarà comprendere da chi sia stato sparato il missile".

Purgatori: "Pretendere verità da Hollande". "Adesso, con questa sentenza, la palla passa alla politica. Uno dei primi punti nell'agenda del prossimo Presidente del Consiglio dovrebbe essere un incontro con il presidente francese per spingere Hollande a rivelare una volta e per tutte quello che ormai è un segreto di Pulcinella: il missile con il quale è stato abbattuto il Dc-9 proveniva da un aereo militare transalpino". Così, in un'intervista all'edizione italiana di Huffington Post, il giornalista Andrea Purgatori, uno dei cronisti che più si sono battuti per scrivere la verità sulla strage dell'abbattimento del Dc-9. A lui è ispirata la figura del protagonista del film "Il muro di gomma" di Marco Risi alla cui sceneggiatura ha partecipato lo stesso Purgatori.

Reazioni. "La Cassazione scrive una pagina importante sulla strage di Ustica. Finalmente la lunga teoria dei depistaggi e delle false teorie viene spazzata via. Si riconosce che quella terribile strage è stata causata da un missile, che attorno a quell'aereo abbattuto col suo carico di vittime e di dolore fu combattuta una battaglia sui cieli italiani", ha detto Walter Veltroni. "Si deve ancora scavare vanno tolti impedimenti e segreti, complicità e inerzie ma ora possiamo farlo da una base più solida anche dal punto di vista giudiziario", ha concluso l'esponente del Pd. "Non poter mai sapere la verità sulle stragi è una delle malattie del nostro Paese che ha minato a lungo la storia della democrazia italiana. E' benvenuta quindi la decisione di oggi della Cassazione su Ustica: un po' di luce, finalmente", ha scritto Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, su Twitter. Su Ustica "le famiglie e l'Italia aspettano ancora una parola definitiva. La Cassazione potrebbe averla data", ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani. "Rispetto della magistratura, naturalmente - ha aggiunto - adesso cerchiamo di leggere anche questa sentenza per vedere quali passi avanti siano stati fatti sulla strada della verità".