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Bologna commemora la strage. Il governo non si presenta
Nando Mainardi
Fonte: Liberazione, 3 agosto 2011
3 agosto 2011

Bologna non cancella: 31 anni dopo, migliaia di persone hanno partecipato alla commemorazione della strage della stazione. Il 2 agosto è una ferita ancora aperta che, nel minuto di silenzio - alle 10 e 25 - che sembra bloccare tutta la città, si sente ancora sanguinare. Non a caso lo striscione della Federazione della Sinistra ribadiva: "Noi non dimentichiamo".
Amministratori con la fascia tricolore, dirigenti e militanti dei partiti del centrosinistra e dei sindacati, volontari di associazioni, soprattutto semplici cittadine e cittadini hanno ascoltato e lungamente applaudito, nel piazzale della stazione, l'intervento del presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della strage Paolo Bolognesi. "Siamo ancora qui per chiedere che, oltre agli esecutori Fioravanti, Mambro e Ciavardini, ci dicano i nomi dei mandanti. Le carte del processo sulla strage di Piazza della Loggia confermano, una volta di più, le alleanze indicibili e scandalose di cui abbiamo parlato in questi anni". Bolognesi ha, di nuovo, denunciato i numerosi depistaggi con cui i servizi segreti e "pezzi" di istituzioni hanno cercato di ostacolare la ricerca della verità e l'individuazione dei colpevoli. "Ancora oggi Fioravanti e Mambro, tornati liberi dopo avere ucciso il 2 agosto 85 persone, godono di protezione e aiuti nei piani alti" ha aggiunto. Quell'Italia di ieri, che cercò di nascondere i crimini dei Nar, assomiglia tanto all'Italia di oggi: "Mokbel, accusato l'anno scorso di essere il regista di una gigantesca organizzazione di riciclaggio di denaro sporco, afferma nelle intercettazioni di essere uno dei protettori degli autori della strage. E Sergio Calore, un ex terrorista dei Nar che sapeva molte cose su Bologna, è stato ucciso a colpi di piccone nell'ottobre del 2010".
Bolognesi non si ferma qui: "Gli uomini della P2, che all'epoca della strage occupavano gran parte dei vertici istituzionali, hanno responsabilità pesantissime. Oggi il governo è assente, e quegli uomini hanno ancora un ruolo. Il presidente del Consiglio Berlusconi, non dimentichiamolo, era iscritto alla P2". Per il secondo anno, infatti, lo Stato era rappresentato dal solo prefetto Tranfaglia. Nel 2009 provò a parlare dal palco il ministro Bondi, ma venne sepolto dai fischi e interruppe l'intervento. Da allora il governo è sfuggito all'indignazione della piazza del 2 agosto, un mix di rabbia civica e protesta per il silenzio complice sulle responsabilità delle stragi e per le tante ingiustizie sociali commesse in questi anni.
Assente sul palco, ma presente con squallide dichiarazioni: il governo Berlusconi ha gettato benzina sul fuoco, nelle settimane scorse, provando a riscrivere la storia delle stragi e a demonizzare chi, dopo tanti anni, continua a chiedere verità e giustizia. Ha cominciato in giugno Giovanardi, rispolverando la pista da tempo smentita della bomba sull'aereo Bologna-Palermo colpito da un missile a Ustica. Ha proseguito l'opera il deputato Pdl Garagnani, che ha chiesto l'invio dell'esercito contro i partecipanti alla commemorazione del 2 agosto. Bolognesi ha denunciato il clima di ostilità, anche istituzionale, che accompagna puntualmente queste giornate. Il sindaco di Bologna Virginio Merola ha ricordato quanto è costato costruire la democrazia nel nostro Paese e l'importanza della Resistenza: "E' un patrimonio che dobbiamo difendere, contro ogni tentativo di farci tornare indietro. Dobbiamo fare in modo che quanto avvenuto in questa piazza 31 anni fa venga conosciuto anche da chi allora era un bambino o non era ancora nato". Anche Merola, seppure con toni più soft del presidente dell'associazione dei parenti delle vittime, ha stigmatizzato l'assenza del governo. Finita la commemorazione, Piazza Medaglie d'Oro si è svuotata e tutto è tornato alla normalità. Tranne l'orologio della stazione collocato sopra la sala d'aspetto, fermo dal 2 agosto 1980 alle 10 e 25, a ricordare che da allora, a Bologna, non è più possibile tornare davvero alla normalità. Forse, quando saranno consegnati alla giustizia e al giudizio del Paese i mandanti e i loro complici, potrà riprendere a scorrere e a non comunicare più l'ora della morte di 85 persone nella più grande strage italiana del dopoguerra.