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«In parlamento gli amici dei terroristi»
Polemiche nell'anniversario della strage di Bologna. Bolognesi: «Omicidio politico come mezzo per fare carriera». Bertinotti: «Velo di opacità»
Giusi Marcante
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
3 agosto 2007

«Chi può stupirsi dei rigurgiti del terrorismo di ogni colore, se in Italia l'omicidio politico è stato un mezzo per fare carriera e ottenere insperati accessi mediatici? Chi può stupirsi, se in parlamento siedono tanti amici dei terroristi?». Quando dal palco Paolo Bolognesi, il presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage del 2 agosto, accusa il mondo della politica, viene sommerso dagli applausi delle migliaia di persone che affollano il piazzale della stazione. Sono le polemiche sulla ripresa delle tesi che attestano un'altra verità rispetto a quella giudiziaria che ha condannato come esecutori materiali in via definitiva gli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e, dallo scorso aprile, anche Luigi Ciavardini, che prendono la scena nelle celebrazioni del 27° anniversario della bomba che provocò 85 morti e 200 feriti.
Non sono stati i fischi indirizzati al rappresentante del governo il ministro del lavoro Cesare Damiano, peraltro limitati al settore del sindacalismo di base, a segnare la giornata. Piuttosto è stata la presenza alle celebrazioni, per la prima volta dopo sette anni da quella di Giuliano Amato, di un presidente del consiglio. Romano Prodi si è infilato nel corteo che ha percorso il centro assieme a Damiano e ha preso la parola dal palco portando in dote l'approvazione della riforma dei servizi segreti che abolisce il segreto di stato nel reato di strage e lo sblocco dei sostegni economici ai familiari, come previsto dalla legge 206 del 2004 finora largamente inapplicata. L'attacco alla politica da parte di Bolognesi è però l'elemento più rilevante e questa volta non si limita agli esponenti di An che hanno utilizzato le carte della commissione Mitrokhin per abilitare la pista palestinese dietro la strage. Non c'è solo il dito puntato contro l'ex capo dello stato Francesco Cossiga e Giulio Andreotti. Sono in parlamento gli amici dei terroristi e sono nella sinistra. Sono quelli che ad esempio hanno nominato il deputato della Rosa nel Pugno Sergio d'Elia, ex di Prima Linea, segretario di presidenza della Camera. Ha fatto nomi e cognomi Bolognesi: Oreste Scalzone, Cesare Battisti, Renato Curcio, l'ex primula nera Mario Tuti. Sono tutti beneficiari di quel clima di «estrema indulgenza» verso gli ex terroristi che caratterizza settori della politica, come viene identificato il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena, più volte portavoce di una proposta di amnistia che chiuda politicamente la stagione degli anni di piombo. E ha continuato ad affondare sempre tra gli appalusi parlando di Andrea Colombo autore di «Storia Nera», uno degli ultimi libri che ripropongono l' innocenza di Mambro e Fioravanti. Colpevole anche il Tg2 che lo ha ospitato per la presentazione del libro «naturalmente senza contradditorio».
Secondo il rappresentante dei familiari sono questi i settori della sinistra che hanno ancora troppe ambiguità su quella stagione tanto che il messaggio che manda è questo: «Se qualcuno vuole barattare l'impunità per i neofascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini in cambio dell'impunità per i cosiddetti compagni che hanno sbagliato ha fatto male i suoi conti» fino a prefigurare che questa sia un'operazione di «scambio di prigionieri, un meschino compromesso per autolegittimarsi e far dimenticare gli scheletri nell'armadio di destra e sinistra». «Non mi pare che ci sia qualcuno che sta pensando a scambi di prigionieri» ha detto in serata il segretario Ds Piero Fassino a margine di una festa dell'Unità in Toscana dopo aver partecipato in mattinata alle celebrazioni. E il sindaco Sergio Cofferati, intervenendo dal palco, ha detto che non dimenticare la strage di Bologna significa non mettere in dubbio la verità giudiziaria e «rifiutare i revisionismi di comodo, che si legano a ragioni di opportunità politica». La mancanza dell'individuazione dei mandanti è un altro dei temi cari ai familiari e di verità incompelta hanno parlato tutti i politici intervenuti da Prodi a Damiano fino al messaggio inviato dal presidente della camera Fausto Bertinotti che ha scelto di definire la storia della strage come coperta da «un velo di opacità che alimenta una memoria colma di sofferenza». Isolati e coperti dall'applauso della piazza i fischi a Damiano, provenivano dal settore del sindacalismo di base e i Giovani comunisti che hanno srotolato due striscioni su cui c'era scritto rispettivamente: «Mandate in pensione almeno il segreto di stato» e «Basta precarietà Damiano dimettiti». Ci sono stati attimi di parapiglia quando due delegate delle Rdb (che stanno pensando alla querela) si sono viste aggredire da alcune persone individuate come di area sindacale confederale. Anche i Gc denunciano di aver ricevuto qualche calcio, «siete dei berluschini» ha detto loro qualcuno durante la mini contestazione al ministro.

Note:

Volantini
«Stato terrorista» fermate sei persone

Sorpresi e denunciati alla Digos di Bologna perché distribuivano alcuni volantini contenenti la frase «Terrorista è lo Stato» durante il corteo commemorativo della Strage. Sono in sei e tutti dovranno rispondere dell'accusa di vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze armate secondo quanto previsto dall'articolo 290 del codice penale. Due, di 17 e 22 anni, sono stati fermati e identificati in piazza Nettuno da dove il corteo è partito. Gli altri quattro, un romeno di 27 anni e tre italiani di 30 e 33 anni, sono stati bloccati davanti alla stazione.