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Qualcuno vide la Mambro alla stazione
Fonte: La Stampa
2 luglio 2007

I morti La strage alla stazione di Bologna, la mattina del 2 agosto del 1980, causò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. Per l'attentato furono usati venticinque chili di esplosivo. E' stato il più grave attentato della storia italiana. I processi

Dopo quindici anni di processi, il 23 novembre del 1995 la Cassazione ha condannato all'ergastolo Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. I due si dichiarano innocenti. Lui ha ottenuto la libertà condizionale, lei ha la pena sospesa per maternità. C

he senso ha una ulteriore inchiesta giornalistica sulla strage di Bologna? La vicenda ha avuto un suo corso giudiziario, tormentato e difficile, approdato alla condanna definitiva all'ergastolo di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro (Luigi Ciavardini a trent'anni), ex militanti della destra eversiva. Ma ciò non è bastato a mettere un punto fermo nel dibattito - sufficiente ricordare il contraddittorio sulla «matrice fascista» dell'attentato - che ha coinvolto intellettuali e politici, divisi anche sulle «responsabilità» di Fioravanti e Mambro. «Ma io - dice Riccardo Bocca, giornalista de L'Espresso ed autore del saggio «Tutta un'altra strage», Rizzoli, in uscita a giorni - non voglio dimostrare la colpevolezza dei due ex terroristi. A me premeva piuttosto ricostruire "coi fatti" un quadro generale, un contesto, dentro cui è nata e si è sviluppata la vicenda. E dico "coi fatti" perché mi sembra che ciò che è stato scritto e detto sia frutto di costruzioni messe insieme senza tener conto della realtà di ciò che è avvenuto. Molti hanno parlato senza aver letto le carte processuali». Per questo il lavoro di Bocca assume la duplice veste di inchiesta (la scoperta, dopo 27 anni, di una testimone che colloca la Mambro dentro la stazione di Bologna, quella mattina del 2 agosto 1980) e di saggio che mette ordine nelle «contraddizioni» di una storia spesso confusa. La novità esplosiva è l'esistenza di una «superteste» che ha riconosciuto Francesca Mambro come una delle tre persone che aveva notato, per via dell'abbigliamento «tedesco», il giorno della strage alla stazione di Bologna. La donna, che vorrebbe rimanere anonima, indica una foto segnaletica della Mambro ma, nell'immediatezza delle indagini non la collega alla stazione. Lo farà due anni dopo, ma la sua testimonianza rimarrà vaga e sepolta sotto la mole del processo. Inoltrandosi nelle ricerca, Bocca ha incontrato Fioravanti e Mambro. E' stato un contatto cominciato con sorrisi larghi, ma scivolato presto verso la diffidenza. Il resto è ricostruzione minuziosa dei fatti.
L'incontro

«Onestamente - spiega lui (Fioravanti ndr)- poco ci importa di ricostruire la vicenda per l'ennesima volta. Tanti giornalisti lo hanno fatto, comportandosi quasi sempre bene. Però non hanno avuto quello scatto, quel balzo per andare oltre». E la Mambro: «Ormai ho rimosso fatti e date... Oggi sono concentrata su mia figlia, sulle amiche...». «Adesso la gente» - interviene Fioravanti - «quando ci incontra per strada ci guarda con simpatia, ci vuole stringere la mano». Sul presunto «disinteresse mediatico» dei due, dice Bocca: «Parole smentite dai fatti: nell'aprile 2007 è uscito "Storia nera": Bologna, la verità" di Mambro e Fioravanti».
Una strage annunciata

L'inchiesta di Bocca consegna la certezza di una strategia terroristica «nera» non sconosciuta all'epoca dell'attentato. Da «Linea politica», manoscritto sequestrato a Carlo Battaglia, referente di Paolo Signorelli a Latina: «Bisogna arrivare al punto che non solo gli aerei, ma le navi e i treni e le strade siano insicuri: bisogna ripristinare il terrore e la paralisi della circolazione...». Ma c'è un'altra testimonianza, meno generica, che porta a Bologna. Viene da Luigi Vettore Presilio, «appartenente ad un gruppo eversore», che riferisce quanto confidatogli in carcere da un altro fascista, Roberto Rinani. Questi sembrava preso da molto nervosismo e addebitava le sue disgrazie al giudice Palombarini. Dice Presilio al giudice istruttore di Bologna: «E dopo aver pronunciato diverse bestemmie, disse più o meno testualmente la seguente frase: "Potranno pure trattenermi in galera ma vedrai che nella prima settimana di agosto succederà qualche cosa di grosso, e allora rideremo insieme"».

I servizi sapevano

Il capitano Segatel «due settimane prima della strage vede a Genova Mirella Robbio, ex moglie dell'estremista Mauro Meli e tenta di arginare i danni». La donna ricorda che Segatel «sapeva che la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso. Mi chiese di riprendere i contatti con i vecchi amici di mio marito per cercare di capire cosa fosse in preparazione». «Ma non riesce a convincerla», racconta Bocca. «Quando poi avviene la strage è assalita dai sensi di colpa: "Mi rammaricai di non aver fatto quanto forse potevo per evitare un così grave fatto"».
La P2

Qualcuno ha avanzato la tesi che l'inchiesta di Bologna sia stato il frutto dei teoremi della «magistratura rossa di Bologna». Tesi alimentata anche da Roberto Montorzi, «fino a giugno del 1989 legale di parte civile nel processo per la strage». «Una lettura dei fatti - scrive Bocca - che potrebbe essere lecita e autorevole, visto che a parlare è l'ex legale delle vittime della strage. Ma che risulta inquietante se si considera che, prima di rinunciare alla difesa, il 5 agosto 1989 (25 giorni dopo la condanna all'ergastolo di Fioravanti e Mambro) Montorzi si presenta a Villa Wanda per vedere Gelli».
La commissione Mitrokhin

Della strage si è occupata anche la Mitrokhin, istituita dal secondo governo Berlusconi. I consulenti del presidente Guzzanti giungono alla tesi che «la Fplp (Fronte di liberazione della Palestina ndr) abbia compiuto la strage di Bologna tramite il gruppo Carlos per vendicare la condanna a sette anni ricevuta nel gennaio del 1980 da Abu Anzeh Saleh, suo uomo arrestato per un traffico d'armi in Italia». Ma, scrive Bocca: «Lo stesso presidente Guzzanti, quando lo incontro nel suo ufficio romano, ammette davanti ad un registratore di non condividere la tesi conclusiva della commissione». Forse, allora, un altro libro non guasta.

Vedi anche:
Strage di Bologna: Tutta un'altra strage