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Abbiamo ricevuto con piacere la segnalazione che sul sito segnalato nella fonte è stata pubblicata una "Canzone delle reti invisibili".
L'autore è Riccardo Venturi.

Vi riporto testualmente l'introduzione dell'autore e il testo della canzone.

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2 giugno 2006
Testo di Riccardo Venturi
Musica, come sempre, di chi ce la vorrà mettere (forse).

Questo testo è venuto fuori da solo.
Non so se sarà mai una canzone o qualcosa del genere. Anzi, probabilmente non lo vuole neppure essere. E' una storia di nomi.
Una storia iniziata a lievitare il 15 dicembre 2001.
Quel giorno Franco Senia scrisse una cosa sul newsgroup di Guccini. Un "post" che conteneva soltanto dei nomi. Un elenco di nomi. In fondo, separato da un doppio spazio, un nome che si aggiungeva alla lista. Quello di Carlo Giuliani.
Mi si fissò nella mente, quell'elenco. C'erano nomi che conoscevo e che mi ricordavo. Altri che, invece, non conoscevo.
Spesso le storie tacciono per molto tempo. Anche per anni. In realtà fanno finta di tacere. Si rintanano da qualche parte, ma urlano.
Così, neppure un mese fa, hanno deciso di uscire dal loro rifugio e si sono manifestate in una delle forme che più prediligo: quella delle parole messe in musica.
A molti di quei nomi corrispondevano delle canzoni. Popolari o d'autore. Alcune erano già state inserite, senza nessun commento o con scarne note, in un certo sito. Altre ho cominciato a cercarne, a chiederne, a trovarne. Molte storie sono state ricostruite. E sono tutte storie di repressione e morte. Tutte storie di giovani ammazzati da mano poliziotta o fascista, due cose che in questo paese spesso e volentieri coincidono alla perfezione.
Altre cose sono intervenute.
Tra di esse, il reperimento di un sito. Si chiama Reti Invisibili.

"Franco Serantini, Roberto Franceschi, Fausto e Iaio, Carlo Giuliani... E poi Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna, Ustica... Solo un piccolo estratto di un lungo elenco di nomi e di luoghi... Un lungo elenco che segna, con la sua drammatica scia di sangue, gli ultimi decenni della storia dell'Italia repubblicana.
E' sicuramente difficile trovare un filo che unisca tutte queste vicende: diverse sono le valutazioni personali, diversi i momenti storici in cui si sono svolti i fatti, diversa ed eterogenea la componente umana che è stata dolorosamente segnata da quegli avvenimenti.
Eppure in tutte queste vicende un filo comune esiste. E non sono necessarie valutazioni troppo approfondite per vedere in cosa consista.
Innanzitutto la matrice della mano omicida: fascisti, organizzazioni mafiose, singoli elementi delle forze dell'ordine rimasti impuniti."

Così, in questa serata del giorno della parata militare, mi si è scritta questa cosa. Mi si è scritta da sola, come dicevo prima.
Una cosa che non domanda giudizi estetici, ché non sono né sarò mai uno scrittore di canzoni, ma che dev'essere presa soltanto per quello che è. Le mie cose le ho sempre scritte senza andare a capo prima della fine della riga; stavolta, e per una sola volta, invece lo fanno. Tutto qui. Se porta il titolo di "canzone" è in modo del tutto fittizio. Non voglio e non posso entrare in qualcosa di cui so di non poter fare parte, e mi scuso per l'intrusione in un luogo che è frequentato anche da persone che le canzoni le sanno scrivere per davvero.

Ma è una cosa che si è scritta da sola perché viene diritta da qualcosa che ho abbarbicata dentro. Questo solo dico. Non tiro in ballo né il cuore né la mente. Tiro in ballo quello che sono. E', volendo, una parte del contenuto del cestino di vimini. Con una dedica a tutti coloro che non hanno dimenticato, mai.

" Ci fu una generazione che volle rispondere a tutto.
Allora gli chiesero e dovette rispondere di tutto."

Chiedo scusa a Franco per prelevargli la "signature" delle sue mail. Ma mi sembrava l'unico modo possibile per chiudere.

Dovette rispondere di tutto, ma i nomi contenuti in questa storia non possono più rispondere niente.
O forse sì. Col loro stesso nome.

Chissà per quali fili assieme siete,
chissà per quali trame malsicure.
E trame e fili formano una rete
Di facce già scordate e storie dure.

La rete che trapassa gli anni scuri
e arriva fino ad oggi o all'altro ieri.
La rete che si smaglia contro i muri
Di quel silenzio sporco dei misteri.

La rete di Valerio, fu aspettato
in casa dalle ombre folli e nere.
La rete di Luigi assassinato
da fiamme tricolori del potere.

La rete di Rodolfo là per terra
sorretto nel suo sangue da una mano.
La rete di Francesco nella guerra
d'un portico di marzo già lontano.

Chissà per quali fili assieme siete,
chissà per quali trame malsicure.
E trame e fili formano una rete
Di facce già scordate e storie dure.

La rete d'una strada nella nebbia,
nel buio d'una sera di Milano,
fascista morte arriva, miete, trebbia
con quel suo fumo immondo e grossolano.

La rete di Walter, Paolo e Luca,
che avevano il medesimo cognome
e i colpi addosso. Tempie. Collo. Nuca.
Le falci nere anch'esse han solo un nome.

La rete di Giorgiana, un altro maggio
di morte presso al ponte Garibaldi.
La rete di Giuseppe nell'oltraggio
di quel "malore attivo" dei ribaldi.

Chissà per quali fili assieme siete,
chissà per quali trame malsicure.
E trame e fili formano una rete
Di facce già scordate e storie dure.

La rete dell'Adelchi, Adelchi Argada
ucciso per difendere il fratello.
La rete di un anarchico per strada
schiacciato da uno stato al manganello.

La rete cinque volte lacerata
d'uno strano incidente a Ferentino.
E Muki che morì alla spicciolata
per giorni e giorni assieme al suo bambino.

La rete di Giuseppe sul binario
la rete di Giannino massacrato.
La rete delle piazze e dell'orario
d'un treno che partì e non è arrivato.

Chissà per quali fili assieme siete,
chissà per quali trame malsicure.
E trame e fili formano una rete
Di facce già scordate e storie dure.

La rete delle voci e delle mani
spezzate nel passato e nel presente.
E' come ci chiedessero un domani,
e di strapparle al vuoto, al buio, al niente.

La rete d'invisibili assassini
che pure son visibili ogni giorno.
Ché li han protetti bene, gli aguzzini
e ce li abbiamo sempre tutti attorno.

E allora non ci resta che sparare
proiettili di nomi e di memoria.
E' un'arma ogni ricordo, è fabbricare
le barricate alte della storia.

[Voce recitante]

Federico Aldrovandi
Ilaria Alpi
Giovanni Ardizzone
Sergio Adelchi Argada
Giovanni Aricò
Anneliese "Muki" Borth
Rodolfo Boschi
Alberto Brasili
Auro Bruni
Piero Bruno
Antonio Campanella
Angelo Casile
Ion Cazacu
Soriano Ceccanti
Domenico Centola
Fabrizio Ceruso
Domenico Congedo
Gennaro Costantino
Davide "Dax" Cesare
Giancarlo Del Padrone
Mario De Rosa
Luigi Di Rosa
Roberto Franceschi
Vittorio Giua
Carlo Giuliani
Miran Hrovatin
Lorenzo "Iaio" Iannucci
Giuseppe Impastato
Carmelo Jaconis
Bruno Labate
Luigi Lo Celso
Francesco Lorusso
Mariano Lupo
Giuseppe Malacaria
Mario Marotta
Giorgiana Masi
Luigi Mastrogiacomo
Tonino Miccichè
Claudio Miccoli
Zunno Minotti
Cesare Pardini
Benedetto Petrone
Giuseppe "Pino" Pinelli
Ciro Principessa
Placido Rizzotto
Luca Rossi
Paolo Rossi
Walter Rossi
Saverio Saltarelli
Mario Salvi
Roberto Scialabba
Franco Scordo
Franco Serantini
Giuseppe Tavecchio
Fausto Tinelli
Claudio Varalli
Valerio Verbano
Giannino Zibecchi
Ivo Zini.