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Un commento sul programma dell'Unione
Francesco Barilli
21 febbraio 2006

Il 10 ottobre 2005 alcuni dei soggetti che hanno dato vita alle Reti-Invisibili (Comitati, Associazioni, singoli cittadini) hanno prodotto un documento indirizzato ai candidati alle primarie dell'Unione. Come riportato in quel documento, ci si rivolgeva ai candidati "esortandoli a recuperare il pieno valore della Costituzione Repubblicana, dopo la sistematica e costante opera di attacco ai suoi valori fondanti condotta dalla destra".
La recente pubblicazione del programma della coalizione di centrosinistra consente di verificare quale sia lo "stato dell'arte", relativamente alle questioni da noi sollevate. E' quanto si intende fare con questo scritto, il quale dunque NON vuole essere un giudizio complessivo sul programma dell'Unione, ma una valutazione limitata alle sole tematiche contenute nel nostro documento del 10 ottobre scorso.
Oltre a questa premessa, è bene fornire un'ulteriore e ultima precisazione. La presentazione del programma è sicuramente un momento importante per verificare gli intenti di una coalizione che si propone di guidare il Paese per i prossimi 5 anni. E' dunque utile fin d'ora verificare quante delle richieste avanzate risultino inserite tra le intenzioni della coalizione, quali risultino assenti, a quali sia stata data una risposta parziale, e quali istanze abbiano avuto risposte che presentano margini di ambiguità. Ma è bene ricordare che attualmente, come detto, si tratta pur sempre di un giudizio espresso su un "manifesto d'intenti". Una valutazione definitiva la si potrà dare solo verificando le risposte "fattuali", positive o meno esse siano; e sempre nei fatti si potranno meglio svelare i margini di ambiguità o incertezza che dovessero permanere su certe questioni.

I primi due punti del documento delle Reti-Invisibili riguardavano il "segreto di Stato", ma sarebbe più corretto palare al plurale di "segreti" di Stato. In tali punti, infatti, si parlava DI TUTTE le manifestazioni ingiustificate di segretezza e riservatezza, ivi compresi il segreto militare, l'UCSI, eccetera.
Il programma dell'Unione si propone di "riformare il segreto di stato, in modo da determinare preventivamente, in via legislativa o regolamentare, i criteri per la sua apposizione e dare un chiaro fondamento normativo al potere del governo di dichiarare segreti o riservati atti, documenti, notizie ed attività, prevedendo entro un termine definito la sua decadenza obbligatoria e automatica".
Questo è sicuramente positivo, ma apparentemente si limita solo al "segreto di Stato" nella sua accezione giuridicamente più corretta. Indicazioni precise circa un impegno a riformare "i segreti" nelle loro manifestazioni indirette (ma non per questo meno gravi) mancano, o si possono intendere presenti solo vagamente nella parte in cui la coalizione si impegna a riformare e rendere più efficiente la pubblica amministrazione. Ci si augura, in questa ottica, che la trasparenza sia considerata non un "accessorio", ma uno degli elementi fondamentali per definire tale efficienza.

Il terzo punto ribadiva le richieste contenute nella petizione "Mai più come al G8" (consegnata al Presidente del Senato il 30 giugno 2005, corredata da oltre 10.000 firme).
L'Unione propone l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta su Genova. Inoltre si impegna alla "definizione di regole per migliorare la riconoscibilità degli operatori delle forze dell'ordine nel corso delle operazioni di ordine pubblico, per una maggiore efficacia e trasparenza di queste attività". Si tratta sicuramente di impegni importanti, ma mancano molte cose, fra cui possiamo elencare, in un elenco non esaustivo: una programmazione finalizzata all'aggiornamento professionale delle forze dell'ordine circa i principi della nonviolenza; riferimenti ai fatti di Napoli del marzo 2001; l'impegno alla esclusione dell'utilizzo nei servizi di ordine pubblico di sostanze chimiche incapacitanti; l'impegno circa una moratoria nell'utilizzo dei GAS CS.

Col quarto punto, chiedevamo l'introduzione nel nostro ordinamento giuridico del reato di tortura.
Questa richiesta è stata inserita (anche se, è onesto precisarlo, questo non è certamente dovuto solo alla nostra petizione). E' bene sottolineare positivamente pure il passaggio secondo cui "nel nostro ordinamento dovrà essere eliminato qualsiasi riferimento alla pena di morte".

Al quinto punto della nostra petizione chiedevamo una revisione legislativa di tutte le normative che prevedono l'esistenza di reati associativi, in modo che la loro applicazione non contrasti con la necessità di garantire gli spazi per il diritto alla critica ed al dissenso.
La coalizione di centrosinistra si impegna ad abolire la categoria dei cosiddetti "reati di opinione", ma non si esprime sui "reati associativi".

Al sesto punto chiedevamo di istituire annualmente una giornata della verità e della memoria dedicata alle vittime ricordate dalle Associazioni e dai Comitati sottoscrittori il documento del 10 ottobre.
Tale punto non figura tra gli impegni assunti dalla coalizione di centrosinistra.

Il settimo punto proponeva l'istituzione nella prossima legislatura di un gruppo di lavoro, composto da parlamentari ma pure da storici e studiosi, che possa analizzare integralmente l'imponente mole di documenti ed audizioni prodotta dalla Commissione Stragi (non rinnovata nella legislatura che sta per terminare), in modo da completare il lavoro non concluso dalla suddetta Commissione e, successivamente, presentare una relazione definitiva da sottoporre al vaglio del Parlamento.
Su questo punto non risultano impegni concreti da parte dell'Unione. Non è dato sapere se questo silenzio sia da addebitare a precisa volontà, a dimenticanza, o se il centrosinistra aderisca a tale impegno ma non abbia ritenuto prioritario inserirlo nelle linee di programma. In tutte e tre le ipotesi si tratta di una mancanza grave; per citare un dato sintomatico, in nessuna delle 281 pagine del programma vengono menzionate le stragi italiane, per la maggior parte a tutt'oggi prive di una verità giudiziaria completa.
Si preferisce non prendere in considerazione l'ipotesi che questa mancanza sia voluta; ma anche le possibilità di una "dimenticanza" o di una sottovalutazione appaiono gravi. Stiamo parlando di una stagione che va da Portella della Ginestra alla strage di Via dei Georgofili, passando per piazza Fontana, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna, e pure per episodi come Ustica (altra vicenda drammatica e mai totalmente chiarita, pur presentando caratteristiche diverse rispetto alle altre stragi).
Nel complesso si tratta di una pagina della storia del Paese che si interseca drammaticamente con la "strategia della tensione" e con le conflittualità sociali presenti in Italia dal secondo dopoguerra in poi, e l'elenco delle vittime delle stragi si innesta sull'elenco delle vittime "di piazza", creando un contesto per cui devono essere ancora fatte chiarezza e giustizia. Conseguentemente, nonostante non sia stata recepita nel programma dell'Unione, si ribadisce la proposta avanzata circa la costituzione di un "gruppo di lavoro" sulle stragi e sulle vittime di quegli anni.


Francesco "baro" Barilli