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Urgente per l'Unione: «Cancella i segreti e dacci verità»
Dai familiari delle vittime di stragi e repressione un pacchetto di proposte a chi si candida a sostituire Berlusconi: mai più come al G8, vere inchieste parlamentari e basta con l'emergenzialismo contro le lotte sociali
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione 15 ottobre 2005
15 ottobre 2005

Urgente dispaccio a tutti candidati alle primarie dell'Unione, si prega cortese, sollecita risposta: via il segreto di stato, anche nelle forme più subdole e meno palesi; che si cancelli l'Ucsi, un servizio segreto che non figura nell'ordinamento italiano ma che è stato imposto dalle norme segrete del Patto Atlantico; e poi basta con i depistaggi che hanno segnato tutte le indagini sugli apparati dello Stato per impedire i processi o, comunque, il raggiungimento delle verità processuali; basta con l'utilizzo della violenza da parte delle forze dell'ordine, mai più come al G8 e mai più torture, in carceri, caserme e cpt, che l'Italia si adegui alle convenzioni internazionali, no alle leggi emergenziali e all'utilizzo di aggravanti come quella di eversione, o del fermo di polizia o della fattispecie di cospirazione per criminalizzare il dissenso e le lotte sociali, che siano istituite commissioni parlamentari d'inchiesta e una giornata della verità e della memoria dedicata alle vittime di stragi, repressione, mafia, squadrismo fascista, razzismo e ai morti sul lavoro.
Hanno dovuto discutere e documentarsi parecchio, associazioni di memoria e comitati per verità e giustizia, per compilare un programma minimo da sottoporre a chiunque si candidi a sostituire l'attuale governo. Non era scontato che trovassero un linguaggio comune i familiari dei caduti di Piazza della Loggia, i genitori di Ilaria Alpi, i parenti dei militari caduti in tempo di pace, i fratelli e le sorelle, e padri e madri e mogli di Peppino Impastato, Piero Bruno, Carlo Giuliani, Giuseppe Pinelli, Dax (Davide Cesari), Francesco Lorusso, Claudio Varalli, Giannino Zibecchi, Fausto, Iaio, Roberto Franceschi, Luca Rossi e le vittime, per fortuna vive, delle mattanze di polizia di Napoli e Genova.
Infatti non è stato facile. Ci sono voluti incontri informali, convegni, appelli per conquistare un terreno comune, per riconoscere alcune costanti nelle vicende che hanno portato alla morte di vittime consapevoli - come chi è stato ucciso lottando in nome di valori universali - e di vittime "collaterali" (il riferimento alla contabilità delle vittime della guerra globale è assolutamente voluto): dal '45 a oggi sono centinaia e in tutti i casi sono state vittime di «una concezione del potere che mantiene i cittadini distanti, che corrompe le istituzioni con indirizzi autoritari e collusioni con apparati sommersi». Così scrivono comitati e associazioni che (oltre a portare avanti la propria vertenza e a coltivare il ricordo dei propri cari con progetti di solidarietà, adozioni a distanza, borse di studio, scuole per i più svantaggiati, militanza internazionalista ecc...) hanno dato vita alle "Reti meno invisibili" (www. reti-invisibili. net), un cartello che si batte per la difesa dei diritti civili e il raggiungimento della verità non solo processuale.
Nella maggior parte dei casi si tratta di persone scaraventate sulla scena pubblica dall'orrore e dal dolore e che hanno acquisito con gli anni un'autonoma consapevolezza civile. Si battono perché altri non debbano passare quello che è successo a loro, perché la democrazia e la trasparenza, come la memoria, o sono di tutti o non sono, e sono la precondizione per una vera alternativa.
Da tempo chiedono attenzione e risposte, da sempre vengono ignorate. Succederà così anche stavolta?