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intervento di Umberto Santino
Umberto Santino (Presidente del Centro Impastato)
12 dicembre 2004
Cari compagni,

Anna e io siamo appena tornati da Cinisi dove siamo accorsi subito dopo aver saputo della morte di Felicia Impastato. Se ne è andata silenziosamente e serenamente, si potrebbe dire contenta di aver fatto fino in fondo quello che aveva deciso di fare dopo l'assassinio di Peppino.
Felicia in tutti questi anni è stata un esempio per tutti noi e senza la scelta, sua e di Giovanni, di rompere con la cultura mafiosa, noi del Centro avremmo potuto fare ben poco.
Non potrò essere con voi il 12 dicembre ma aderisco ben volentieri all'iniziativa, personalmente e come Centro.
Siamo rimasti in pochi a ricordare le stragi e i delitti del potere, in grandissima parte impuniti. Non è solo una memoria scomoda, è soprattutto la coscienza più viva che mai che la violenza stragista, mafiosa, fascista, piduista è stata orchestrata all'interno di una strategia di perpetuazione del potere e legittimata dall'impunità.
Da quasi trent'anni manteniamo viva la memoria delle lotte contadine e dei massacri, dai Fasci siciliani agli anni '40 e '50, che hanno decimato i militanti e costretto all'emigrazione centinaia di migliaia di persone.
Se il potere democristiano si è tenuto in piedi con il ricorso alla violenza, il berlusconismo cancella la storia, rigetta la Resistenza antifascista, privatizza il potere e legalizza l'illegalità.
In questo contesto ricordare il 12 dicembre e tutte le altre stragi significa rifiutarsi alle mistificazioni dei monopolisti del potere e vigilare sulle sorti della convivenza democratica nel nostro Paese e in un contesto più ampio. Mentre imperversano le guerre preventive e vengono calpestasti i diritti più elementari.
Un caro abbraccio e buon lavoro.
Umberto Santino
Presidente del Centro Impastato