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di Graziarosa Villani
Luglio 2001, Genova non dimentica
Fonte: Da "Liberazione" - 1 ottobre 2004
1 ottobre 2004
In questi giorni libri, concerti, incontri e convegni. Per sostenere il Genoa Legal Forum Luglio 2001, Genova non dimentica «I segni, anche quando scomparsi dalle ossa, dalla carne, dalla pelle, ciascuno se li porta dentro, nella paura per le ombre, nell'ossessione dei rumori, nel turbamento dei sogni, negli incubi delle notti insonni». E' l'eredità di Genova del luglio 2001 nelle parole di Giuliano Giuliani, una esperienza che non si dimentica, che a distanza di anni resta indelebile nella mente e nell'inconscio di quanti nella città blindata del G8, sprofondata in un'atmosfera cilena col potere armato di manganello, gas al peperoncino e scudi, furono travolti dai pestaggi della Diaz, dalle torture nel lager di Bolzaneto. Ferite ancora aperte che solo una vera giustizia potrà in parte rimarginare. Ma la verità su cosa accadde in quei giorni, su chi furono i veri responsabili della mattanza che tinse di sangue Genova ancora non arriva. E più si assiste al tentativo dei poteri forti di sottrarsi alle responsabilità attraverso assurdi depistaggi e accuse infamanti, più cresce il desiderio di giustizia. E se ancora non è stato raccolto l'appello di istituire una vera e propria Commissione d'inchiesta parlamentare sui "fatti di Genova", le vicende dei tanti le cui esistenze sono cambiate in quella città, in quei giorni, tornano ad incontrarsi faccia a faccia nelle aule di giustizia. Una verità processuale che si va via via delineando, giunta alla richiesta di rinvio a giudizio per i 28 poliziotti che fecero irruzione alle Diaz e verso l'udienza preliminare per le sevizie di Bolzaneto.
I protagonisti schierati dalla parte dell'accusa non sono soli. Dietro di loro, per un sostegno morale ma soprattutto per il sostegno economico all'attività legale portata avanti dal team di avvocati del Genoa Legal Forum, c'è tutto un movimento che si mobilita, si organizza per reperire fondi attraverso libri, spettacoli, concerti. Tutto per riempire il vuoto del silenzio mediatico calato su Genova, per dire «noi non dimentichiamo, noi chiediamo la verità».

Le pagine di Bartesaghi e Poggi
In assemblee, incontri, conferenze alle università, la Genova del 2001 ritorna dalle pagine scritte, dolorosamente autobiografiche, di chi si trovò suo malgrado protagonista, ritorna con lo spettacolo-inchiesta "Col tuo sasso" sull'uccisione di Carlo Giuliani a piazza Alimonda, ritorna con l'impegno di un gruppo musicale come la Bandabardò che ieri ha suonato al centro sociale Terra di Nessuno di Genova per sostenere le spese del Genoa Legal Forum. Non si stanca di chiedere l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, autrice di "Genova: il posto sbagliato" (Edizioni Nonluoghi 12 euro) presentato nei giorni scorsi in due incontri a Roma alla libreria Feltrinelli e al centro congressi di via Salaria per la giornata "Genova, per non dimenticare" alla Facoltà di Scienze della Comunicazione. Il suo è il "Diario di una madre". Sua figlia, all'epoca ventenne, fu desaparecida per tre giorni. Ebbe la sfortuna di trovarsi alla Diaz al momento dell'irruzione. «Per Sara - scrive - fu l'inizio di un incubo: la fuga verso i piani superiori della scuola, il tentativo di nascondersi in bagno, l'arrivo degli agenti e la furia delle violenze, il passaggio in ospedale e poi il trasferimento a Bolzaneto». Una cronaca scritta di getto tra l'agosto e il settembre 2001 spinta da un bisogno di denunciare. «Sara - dice la madre Enrica che è parte civile al processo per la Diaz - oggi in qualche modo si sente sollevata dal fatto che sia io a portare avanti la battaglia per avere giustizia dei soprusi da lei subiti». Schiettamente autobiografico anche il libro "Io, l'infame di Bolzaneto" (Edizioni Yema) che l'autore Marco Poggi ha presentato nelle stesse occasioni a Roma. «I proventi del mio libro - dice - vanno al Sindacato degli Infermieri Penitenziari». Quasi una necessità, dopo Genova. Un "mea culpa" sincero per non aver avuto il coraggio di opporsi alle torture di Bolzaneto che lo hanno portato oggi, dopo l'assoluzione dall'accusa di diffamazione, ad essere uno dei testimoni chiave delle sevizie perpetrate ai danni degli inermi ragazzi. «Ho visto un agente alzarsi dalla sua postazione alla matricola - scrive - e andare a dare un calcio violentissimo alla gamba di un altro detenuto che faceva il "cigno" contro il muro. Anche questo succedeva senza alcuna giustificazione plausibile: lo hanno fatto solo per il gusto di farlo».

Lo spettacolo inchiesta
Un'altra pagina nera dei "fatti di Genova" rivive nello spettacolo-inchiesta "Col tuo sasso" di Riccardo Lestini andato in scena a margine dell'incontro a Scienze della Comunicazione. «"Col tuo sasso" nasce - spiega Lestini - per continuare a parlare di avvenimenti per nulla conclusi. In un monologo di un'ora e mezzo cerco di ricostruire i fatti, alla luce delle violazioni costituzionali, delle sospensioni dei diritti e delle inchieste ancora aperte».

I siti internet
La giustizia negata è il filo rosso che unisce anche il coordinamento di comitati e organizzazioni tutt'ora alla ricerca di verità che su Internet hanno dato vita al sito-denuncia www.reti-invisibili.net. Si va da Walter Rossi a Giuseppe Pinelli, da Dax alla strage di Ustica. «Troppo spesso i colpevoli e i mandanti degli omicidi non sono stati individuati, e quando individuati sono quasi sempre rimasti impuniti...» si legge sul sito. «Ci unisce, pur nella diversità delle singoli associazioni - spiega Lucia Bruno (sorella di Piero, rimasto ucciso nel 1975 a seguito degli scontri di protesta contro l'aggressione dello Zaire all'Angola) che ne ha parlato all'incontro a Scienze della comunicazione - il filo comune dell'impunità, dell'ingiustizia, della mancanza di verità». Il coordinamento reti-invisibili. net si batte anche per l'istituzione di una Giornata della Memoria e per ottenere vere inchieste parlamentari. E il sostegno al Genoa Legal Forum arriva anche in musica, dalla Bandabardò che ieri ha suonato in concerto a Genova per sostenere le spese legali dei processi in corso presentato il recente album "Tre passi avanti". «Il nostro appoggio - dice il chitarrista Finaz - è totale. Non dobbiamo delegare. Ogni epoca ha la sua forma di lotta. Oggi ognuno ha il dovere di scendere in piazza per denunciare la stupidità umana».