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Gli studenti sbugiardano il Viminale
Laura Emiliani
22 novembre 2012

Parla Giacomo di Filosofia, preso ieri a calci in faccia mentre era a terra, circondato da poliziotti e trascinato in una camionetta, ha sul viso i segni del trattamento: «Durante le fase concitate della carica sono caduto, sono stato preso a calci e manganellate, in faccia e sulla schiena e mi sono difeso rannicchiandomi. Ci hanno sbattuto nella camionetta. Gli agenti dopo averci preso ci urlavano "vi ammazziamo!" e ci puntavano in faccia il lancia granate usato per i lacrimogeni. E' durata per venti minuti prima di portarci via. Voglio raccontare queste cose perché è importante che si sappia la verità su ciò che accade nelle piazze. Eravamo in cinquantamila per cercare una via d'uscita da questa crisi e siamo stati massacrati da una carica "a fare male". Sono ancora scosso ma non accetteremo il ricatto della paura da parte di chi, in parlamento pensa solo a fare affari».

Il giorno dopo, gli studenti della Sapienza, in una conferenza stampa nella facoltà di Lettere in mobilitazione, dicono la loro sulla giornata di lotta li ha visti protagonisti del corteo che ha paralizzato le strade di Roma in occasione dello sciopero generale europeo. Un corteo al quale hanno preso parte decine di migliaia di studenti universitari, liceali e insegnanti precari, formato in maggioranza da giovanissimi e dai contenuti radicali contro l'Europa delle banche e dell'austerity. La conferenza stampa, spiegano, è resa necessaria per chiarire i fatti del corteo di ieri, che nell'intenzione dei manifestanti sarebbe dovuto arrivare sotto i palazzi del potere, a Montecitorio, e che invece è stato bloccato dalle forze dell'ordine sul lungotevere, dopo una serie di estenuanti deviazioni e tentativi provocatori da parte degli agenti di spezzare in più punti quell'enorme fiume di persone difficile da gestire.

Gli studenti ricostruiscono le dinamiche dei momenti caldi, quando il corteo è stato bloccato all'altezza di Ponte Sisto dagli agenti in assetto antisommossa che, dopo aver chiuso le strade laterali e le vie di fuga, hanno caricato la testa del corteo che avanzava compatta, nel tentativo di disperdere i partecipanti. Una carica, dicono gli studenti, fatta con la chiara intenzione di provocare più danni possibili, che non ha dato vie di fuga, e che si è subito trasformata in una caccia all'uomo tra le strade di Trastevere. Il bilancio è di sedici studenti fermati, di cui otto tradotti in carcere, tre feriti gravi (che solo dopo parecchie ore dall'arresto sono stati portati all'ospedale Santo Spirito per ricevere le prime cure) e centinaia di persone inseguite e bloccate dalle forze dell'ordine per poi essere identificate. Gravissime anche le violenze subite dai ragazzi, molti dei quali non hanno potuto ricorrere alle cure mediche dei pronto soccorso, presidiati dagli agenti della Digos, pronti ad identificare i feriti bisognosi di cure. Scene da "macelleria messicana", sottolineano: ragazzi rincorsi, chiusi nei vicoli, presi a manganellate in faccia e in testa, presi anche a chilometri di distanza dal punto di inizio degli scontri con l'ausilio delle camionette, pestati e fermati.

Non un tentativo di mantenere l'ordine pubblico, ma un tentativo di fare male e spaventare. Per gli studenti era una tattica premeditata, quella delle forze dell'ordine, per tentare di spezzare il movimento, e rispediscono al mittente ricostruzioni che giudicano «offensive e fantasiose» fatte da alcuni giornali che parlano di violenti professionisti nel corteo, nel quale, spiegano, c'erano per lo più studenti giovanissimi alla prima manifestazione: «I violenti in piazza erano quelli con i caschi blu e i loro mandanti politici, respingiamo le dichiarazioni che parlano di violenza di manifestanti o di infiltrati. Anche la polemica sui presunti cori antisemiti è inesistente - dice Tiziano di Scienze politiche della Sapienza - la Sinagoga non era assolutamente nei nostri pensieri, per caso eravamo lì, con la polizia che ci inseguiva per manganellarci per le strade intorno alla Sinagoga". Spiega ancora Tiziano: «L'atteggiamento e le violenze della polizia sono il segnale che questo governo ha paura delle mobilitazioni, stanno tentando di spaventarci e farci rimanere a casa, hanno mandato un segnale politico tramite la repressione in tutte le piazze europee. E il segnale è stato recepito: dalla settimana prossima torneremo in piazza insieme agli studenti dei licei e ai precari».

Dopo la conferenza stampa gli studenti si sono trasferiti sotto Regina Coeli per un presidio sotto il carcere in solidarietà con gli arrestati nelle stesse strade in cui sono avvenute le cariche e la caccia all'uomo.