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Patrizia Moretti: «Difficile credere a Cancellieri»
Checchino Antonini
16 novembre 2012

Come si fa a credere alle promesse della Cancellieri di voler «punire i violenti» della sua polizia? «Punire i violenti» è un suo cavallo di battaglia ma sembra essere solo un proclama a uso e consumo dei titoli dei giornali. Leggete questa è una lettera arrivata a Popoff, chi l'ha scritta vorrebbe non venisse rivelato il suo nome, ma la lettera è autentica: "Il 21 giugno di quest'anno la Corte di Cassazione, confermando la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Bologna un anno prima, ha definitivamente accertato le responsabilità per l'omicidio di Federico Aldrovandi a carico dei quattro agenti della Questura di Ferrara.

All'inizio del successivo mese di luglio la Procura della Repubblica competente ha emesso gli ordini di esecuzione, contestualmente sospendendoli per dar modo ai condannati, ai sensi di legge, di avanzare istanza di applicazione di misura alternativa e ha trasmesso gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Bologna, giudice dell'esecuzione della pena che dovrà decidere in che forma e quando la pena irrogata dal Giudice della cognizione sarà eseguita.

Contemporaneamente il Ministro degli Interni, ancora una volta, si riservava la lettura delle motivazioni delle sentenze di condanna, prima di ogni decisione in ordine al mantenimento in servizio dei quattro condannati per omicidio colposo.

Evidentemente si tratta di lettura impegnativa.

Altrettanto impegnativa appare la lettura degli atti per il Tribunale di Sorveglianza se, a tutt'oggi, ancora non è neppure stata fissata una data per l'udienza nel corso della quale la posizione dei quattro condannati sarà vagliata e neppure pare sia stato dato corso alla necessaria istruttoria. Il dolore di una famiglia ed il lavoro dei magistrati che, a fronte di comportamenti opachi delle forze di Polizia e di alcune frange della magistratura stessa, hanno saputo riaffermare il primato della giurisdizione, non meritano l'affronto che, con la semplice inerzia, si ponga nel nulla il lavoro di anni".

La ministra Cancellieri è andata apposta a Ferrara, a settembre, a ridosso del settimo anniversario dell'omicidio di un ragazzo che ebbe il solo torto di incontrare quattro poliziotti violentissimi. Quando incontrò i genitori di Federico, alla ministra si illuminarono gli occhi alla notizia che Lino, il padre, fosse anche lui un ispettore di polizia municipale: «Allora lei è uno dei nostri!», esclamò. Poi la promessa al "suo" uomo: «Seguirò con molta attenzione». Poi più nulla. L'anno prima lo stesso copione l'aveva recitato il capo della polizia Manganelli, disse, più o meno così, «aspettiamo la sentenza, dopo ci saranno le commissioni disciplinari, siamo convinti che reati di questo tipo, se confermati, nuociono a tutta la polizia».

Da alcuni giorni Popoff attende una risposta del Viminale alle domande poste dalla lettera piuttosto circostanziata: «Le faremo sapere, ci mandi una mail», ha detto al telefono un funzionario cortese.

«Non punire è come avallare - ci dice da Ferrara, Patrizia Moretti, la madre di Federico - così queste violenze non possono che aumentare, è quello che tutti temiamo, è quello di cui ho paura, sono sette anni che aspettiamo e ancora non ci sono conseguenze concrete per il gesto compiuto da quei quattro e che uccise mio figlio. Stavolta non è morto nessuno ma la violenza è quella. Lo stato che vorrei dovrebbe dissociarsi». Le stesse parole gridate dai giovanissimi che scendevano in corteo: «Questa non è l'Italia che vogliamo!».