Rete Invibili - Logo
Genova raccontata. L'irruzione dei fatti del luglio nella produzione culturale
Marco Di Renzo e Paola Staccioli
Fonte: Liberazione, 16 luglio 2011
16 luglio 2011

Genova 2001. Un luglio rovente, una città occupata. Il G8. La lotta per un mondo diverso. Violenza di stato. L'uccisione di Carlo Giuliani, l'assalto alla scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto. Per molti Genova è racchiusa in quei giorni. Un luogo dell'anima. Una ferita sul corpo.
Narrare diventa allora una necessità. Anche in nome del ragazzo di piazza Alimonda. Un lutto fermo nel cuore, che racchiude quelli venuti prima e dopo. Condanne a morte senza processo.
C'è chi da Genova non è più andato via. Almeno con la mente. Cristallizzato da tanto orrore. Come Roberto Ferrucci. In Cosa cambia (2007) il giorno dopo nella Diaz vede "capelli incollati al muro dal sangue rappreso". "Lo sbuffo allungato di un pennarello impazzito".
Ma anche chi a Genova non c'era ne ha vissuto l'affronto sulla pelle di carta dei suoi personaggi. Se i romanzi sono gialli, e l'eroe un poliziotto, la contraddizione è lacerante. Il commissario Montalbano di Andrea Camilleri non può far finta di nulla. Ne Il giro di boa (2003), Salvo sa che non basta voltare gli occhi per rimanere innocenti. C'è stato a Genova "un eccesso di difesa, tanto ostentato da costituire una specie di provocazione". Disgustato dalla falsificazione delle prove per giustificare la mattanza della Diaz decide di dimettersi. Confida all'eterna fidanzata Livia: "Io sono stato tradito. Non si tratta di sensazioni. Ho sempre fatto il mio mestiere con onestà. Poi riflette con l'amico collega Mimì Augello. Nelle sale operative genovesi c'era gente di troppo. Ministri, deputati. Di quel partito che sempre si appella ad ordine e legalità. "Ma bada bene Mimì: il loro ordine, la loro legalità.
Genova sotto assedio dunque. Una città in gabbia (2003) è il giallo della genovese Annamaria Fassio. La sua Erica Franzoni, commissario capo della squadra mobile di Genova, "incredula, guardò le immagini feroci e brutali con la sensazione che il mondo le crollasse addosso".
Ma è scosso da quei fatti anche chi non si tira indietro di fronte alla violenza, se serve a ristabilire una sia pur precaria giustizia, come l'Alligatore di Massimo Carlotto. In una storia che trasuda sangue, Il maestro di nodi (2002), l'immagine di Carlo irrompe commuovente: "Un corpo a terra vicino a un fuoristrada dei carabinieri. Canottiera bianca, jeans, passamontagna blu intriso di sangue". E Sandrone Dazieri spedirà il suo Gorilla nella manifestazione in occasione del primo anniversario (Gorilla blues, Mondadori, 2002) sulle tracce di infiltrati fascisti. Bruno Morchio e il suo Bacci Pagano, investigatore atipico "quasi comunista", non si sono mossi mai da Genova se non per brevi puntate in Sardegna, a Tertenia e in Germania. E l'eco del G8 ritorna nelle storie di Bacci, sette romanzi, finora, da Una storia da carruggi (Frilli, 2004) fino a Colpi di coda (Garzanti, 2010).
C'è chi invece sceglie di parlare d'altro. SoloLimoni (2002) è una video testimonianza collettiva sui fatti di Genova. Si parla di agrumi, spiega Lello Voce, per risentire sapore e odore di quel succo "che ci seccava le lacrime e dava sollievo alle pupille accecate dai gas". Quell'aroma che profuma il cibo, l'amore, "il dolore quieto che sempre ci accompagna". "Perchè siamo certi che non è d'eroi che abbiamo bisogno, ma di limoni".
Maledetto il popolo che ha bisogno di eroi, non di limoni. Stramaledetto il paese che crea vittime innocenti. Come Carlo. Che eroe non voleva essere. Forse voleva solo andare al mare.
Ma uscir di casa a vent'anni è quasi un obbligo, quasi un dovere, piacere d'incontri a grappoli, ideali identici, essere e avere, la grande folla chiama, canti e colori, grida ed avanza, sfida il sole implacabile, quasi incredibile passo di danza, canta Francesco Guccini in Piazza Alimonda. Tante le canzoni su quei fatti. Genova brucia di Simone Cristicchi è più ruvida nel ritmo e nelle parole. Ne è morto solo uno ma potevano essere cento, i mandanti del massacro sono ancora in Parlamento.
Genova non ha smesso di bruciare. Come un lutto non elaborato. Sono appena usciti due libri dedicati a Carlo: Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, (BeccoGiallo) è un fumetto struggente. Sceneggiatura di Francesco Barilli, illustrazioni di Manuel De Carli, prefazione di Chiara Ingrao, postfazione di Checchino Antonini. Per sempre ragazzo (Tropea), è curato da Paola Staccioli. Racconti, poesie di trenta scrittori. A dire che Carlo - per sempre ragazzo - con quel suo gesto estremo compie una scelta adulta contro l'ingiustizia. Senza retorica. Il ventenne che voleva andare al mare e si trova di fronte gas, blindati, manganelli di Berlusconi e Fini, morendo diventa uomo. Con quell'estintore vuoto, inutile scudo al proiettile che lo uccide. Con un passamontagna preso chissà dove. Che lo rende riconoscibile, come gli zapatisti in Chiapas. Parte di noi.
A volte si parla di Carlo parlando di altro. Si colma il vuoto lasciato dagli spari con altro vuoto. Scrivere libri, infatti, "ha a che fare col vuoto" dice Paolo Nori. Si parla di speranze perdute. Desiderio di ritrovarle. O ci si dichiara stanchi di avere ragione, come Pino Cacucci. E il terribile gas usato a Genova diventa quasi un amaro divertimento in Jumpin' jack flash di Girolamo De Michele.
Giocando con i titoli, se Il tempo cambia e La vita è sogno, l'importante è non smettere di sentirsi parte del Lato luminoso della sera. Le ultime parole della poesia di Stefano Tassinari (che a Genova ha dedicato anche il romanzo Segni sulla pelle, Tropea, 2002, suggestionato dall'altra morte strana, quella di una manifestante a Ventimiglia che tornava in Francia), forse, racchiudono il senso di tanto narrare: per camminare fino a te / e al tuo ricordo vivo / rimasto inciso nella nostra umile coscienza / di quanto necessario sia il continuare ad inseguirti / senza rischiare di fermarci / mai.