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Sicuri da morire: La piega autoritaria della democrazia
Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci
Fonte: Liberazione, 16 luglio 2011
16 luglio 2011

All'indomani dei disordini - chiamiamoli così - avvenuti a Chiomonte in Val di Susa lo scorso 3 luglio, descritti dai maggiori media con toni da tregenda, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha dato un'inconsueta quanto roboante indicazione ai magistrati: i manifestanti violenti - ha detto con tutta la solennità dovuta al ruolo - vanno inquisiti per tentato omicidio. Maroni ha parlato seriamente, pur sapendo che le "azioni violente" del fantomatico Black Bloc evocato dalla polizia e dai grandi media non sono andate oltre un lancio di sassi al di là di grate alte tre metri. Tentato omicidio per così poco? Eppure Maroni ha parlato sul serio ed è stato preso sul serio, a prescindere dai fatti.
Non è una novità. Viviamo da una decina d'anni, diciamo da Genova G8 in poi (con l'accelerazione dovuta alla cosiddetta guerra al terrore seguita agli attentati dell'11 settembre 2001), nella stagione dell'incubo-sicurezza. E' un incubo che si nutre di suggestioni ed esagerazioni, proprio com'è avvenuto nel caso Val di Susa-Maroni. Un caso da manuale. La polizia, il ministro, i maggiori partiti, perfino il presidente della Repubblica che gridano al pericolo estremista e para-terrorista. E i grandi media che riportano, amplificano, arricchiscono di particolari con toni al limite del grottesco: si è arrivati a indicare l'inviso comico-politico Beppe Grillo come un fomentatore della violenza, anche qui a prescindere dalla realtà.
Dal 2001 in poi, riscoprendo una tradizione ben radicata nella cultura della destra politica, il binomio legge-ordine è diventato l'asse culturale della nostra vita pubblica. In un mondo in rapida trasformazione, con poteri reali sempre più forti e sfuggenti (gli 8 grandi, la Wto, il Fondo monetario), con una guerra globale annunciata come permanente, di fronte a un sistema economico globalizzato che acuisce le diseguaglianze e alza il livello di precarietà sociale, chi si è trovato dalle parti del potere deve aver capito che dubbi ed incertezze sono una buona leva per conquistare e mantenere il consenso.
Nel vuoto delle idee, che ha investito anche le forze politiche definite di "centro-sinistra", e con istituzioni sempre più fragili, si è sopperito all'indebolimento dei legami sociali e alla perdita di autorevolezza con un incremento del principio autoritario. I migranti e le minoranze - in testa i rom - sono stati la materia prima di campagne xenofobe e razziste a volte grossolane, a volte più sottili (qualcuno ha dimenticato la storica ordinanza contro i lavavetri del Comune di Firenze?). In breve gli imprenditori politici della paura hanno preso il sopravvento, spaziando da destra a sinistra; si è affermata rapidamente una fittizia emergenza sicurezza, grazie a un sistema mediatico ben disposto ad assecondare le nuove strategie politiche anche a prescindere dalla realtà: le statistiche sulla criminalità non mostrano alcun aumento significativo dei reati, ma le notizie di cronaca nera sono esplose, conquistando le prime pagine dei quotidiani e riempiendo i telegiornali, come dimostrano varie ricerche oggi disponibili.
Nell'arco di pochi anni, si è reso la vita impossibile a uno sparuta minoranza (rom e sinti in Italia fra autoctoni e immigrati non sono più di 150 mila), si sono introdotte normative vessatorie che hanno violato il principio di eguaglianza fra le persone (addirittura si è inventato un reato detto di clandestinità), si è alzato il livello di violenza istituzionale, facendo in modo che gli abusi di potere e i falsi di Genova nel 2001 diventassero un precedente accettato dalle istituzioni pubbliche, che non hanno mai ripudiato, e anzi hanno legittimato, quelle violazioni della legalità costituzionale.
Coi fatti, con le omissioni, con campagne mediatiche asfissianti, si è così ridefinito il concetto di democrazia, comprimendo i diritti, esaltando il potere di comando, mettendo argini alla partecipazione. Le forze di polizia sono state protette oltre ogni misura, anche di fronte ad abusi evidenti e a responsabilità morali (oltre che penali) innegabili: i casi Cucchi, Aldrovandi e troppi altri sono lì a dimostrarlo.
E' oggi in corso una militarizzazione strisciante della società, che marca una nuova fase nel rapporto fra forze di sicurezza e cittadini, fra conflitti bellici e democrazia: la guerra in Libia è stata avviata ed è tuttora gestita senza alcuna discussione pubblica; si è riusciti senza sforzo a farla accettare dall'opinione pubblica, qualunque cosa significhi questa espressione.
E' questo il segno più vistoso e più allarmante della piega autoritaria presa dalla nostra democrazia.