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Il vento che soffiava e che soffierà
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 24 giugno 2011
24 giugno 2011

Macaia, parola forse araba, forse anche inglese. Parola, proprio per questo, genovese. Macaia era il vento caldo che soffiava dieci anni fa tra la Lanterna e piazza Kennedy, sulla zona rossa impenetrabile dei Grandi e su quella gialla, dall'incerto confine, su cui avvenne la relazione festosa dei movimenti e la ferocia della repressione. Macaia fu allora uno dei progetti di mediattivismo che trovò casa alla Diaz. Dieci anni dopo sarà il titolo della pagina di Liberazione dedicata per un mese intero al decennale del Genoa social forum e all'urgenza della riapertura di uno spazio pubblico per uscire dalle crisi.
Questo diario genovese proverà ad annodare con leggerezza il passato e il presente. La città sta per accogliere gli eventi del decennale (info: http://genova2011.org) distratta dai morsi della crisi. Ieri i giornali si soffermavano sulla parziale vittoria della resistenza ai tagli selvaggi al servizio del trasporto pubblico e sulle denunce recapitate a chi, pochi giorni prima, aveva manifestato in solidarietà con la Fincantieri che rischia di chiudere.
Esattamente dieci anni fa un sondaggio Swg secondo il quale più di un terzo degli italiani ignorava chi fossero gli 8G ma che c'era una sorprendente condivisione di alcuni temi no global da parte dell'opinione pubblica. Un quarto degli intervistati era assolutamente in linea con tutti gli obiettivi del controvertice.
Il titolo dell'Unità, "Apocalisse a Genova", tradiva l'inquietudine di un giornale (e di un partito) schizofrenico. Un po' dalla parte dei contestatori, con Bobo (e diversi validi giornalisti), un po' dalla parte della governance liberista di cui il suo editore-partito era stato parte fino a un mese prima quando c'era l'Ulivo. D'Alema, dalla Farnesina, aveva preparato il G8 di Genova e Bianco, ministro di polizia, aveva coperto le prove generali di Genova quando il 17 marzo, a Napoli, una caccia all'uomo s'era scatenata su un corteo intrappolato per sequestrare alcuni manifestanti pescati a casaccio da torturare in una caserma di polizia.
A MIlano, la sera prima erano stati in centomila al Duomo per Manu Chao che il ministro Ruggiero, che seguiva i preparativi del G8, aveva pregato di convincere il movimento a non contestare il vertice. Ruggiero piaceva sia alla Cdl sia all'Ulivo. Infatti era stato direttore generale del Wto, premiato "per i suoi meriti nella spoliazione e nella distruzione globale" con una torta in faccia da un attivista del Biotic baking brigade, contestatori situazionisti artefici di "una dolce violenza da comica finale".
Vittorino Andreoli, sull'Unità di quel giorno, diceva che erano "stupidi" tanto i grandi otto quanto chi li contestava: "Insomma è faticoso caratterizzare questo popolo come un popolo impegnato per i diritti del mondo e diverso da quello che si riunisce per festeggiare una rock star".