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Perchè guardo in faccia l'assassino di mio figlio
Giuliano Giuliani
Fonte: Liberazione, 17 novembre 2007
17 novembre 2007

Sei anni dopo. Uno studio televisivo. C'è una diretta. L'informazione tv, da qualche mese, prova a fare finalmente quello che dovrebbe essere il suo mestiere. Ed è un crescendo, perchè il risarcimento da proporre è enorme, dopo la montagna di bugie, reticenze, sottovalutazioni e speculazioni vere e proprie.
Lo studio è quello di AnnoZero. Fra gli ospiti l'ex-carabiniere Mario Placanica. A cinque metri di distanza il posto che mi hanno assegnato. Mi chiedono come riesco a guardare in faccia l'assassino di mio figlio. Non è facile rispondere, neppure dopo sei anni, non lo sarebbe neppure se gli anni trascorsi fossero venti o trenta. Ma è davvero stato lui a uccidere Carlo? Sono sei anni che confronto le cose dette con le fotografie, valuto le contraddizioni, riguardo i filmati, rileggo le dichiarazioni dei responsabili. O meglio, di quelli che avrebbero dovuto esserlo e non lo sono stati. O meglio ancora, di quelli che considero i veri responsabili. Perchè nel mio modo di valutare le cose, la responsabilità la cerco sempre in alto, quasi mai in basso.
La colpa la individuo nelle responsabilità politiche e della catena di comando. In chi era abusivamente nei luoghi dove si dirigeva e si organizzava il "disordine" pubblico. Negli uffici asettici e sul campo. E la rintraccio nelle telefonate registrate. Funzionari che incitano a massacrare, colonnelli e generali dei carabinieri che si trastullano con le politraumatizzazioni o con l'opportunità di "aggiustare la pratica del morto". Cose terribili, scottanti, scabrose. Meglio non correre il rischio di doverle acquisire in un pubblico dibattimento. E allora si trovano consulenti privi di scrupoli e di onestà che inventano gli spari per aria e calcinacci che deviano proiettili. E partendo da lì si archivia per legittima difesa. L'aveva detto subito il vice presidente del consiglio Gianfranco Fini, la sera stessa del 20 luglio (perchè lui a Genova c'era già), in diretta dallo studio di "Porta a porta" allestito per la bisogna. Per aggravare le responsabilità di Carlo aveva detto addirittura, incurante del ridicolo e sotto lo sguardo accondiscendente di Bruno Vespa, che l'estintore sembrava proprio una bombola di gas.
Ecco. Sono questi che non posso guardare in faccia. I mandanti, gli organizzatori, i ladri di verità. Ma c'è anche la vergogna immonda. Carlo è disteso per terra da qualche minuto, forse ancora moribondo, e un individuo in divisa gli spacca la fronte con una pietrata. Poi un vice questore, in presenza di ufficiali dei carabinieri, inscena un film per accusare un innocente manifestante di averlo ucciso lui con il suo sasso. Credo che il Presidente della Repubblica, adesso che la cosa è nota a milioni di cittadini, debba chiedere scusa a Carlo almeno per questo.
Le menzogne però non si sono mai fermate, continuano. A Ferrara, funzionari raccontano che Federico si era fatto male da solo. Uno di loro ha relazioni personali con una del quartetto di poliziotti che ha ucciso Federico. Ad Arezzo, un "eloquente" alto funzionario conferma subito la versione ufficiosa dei due spari in aria che accidentalmente avrebbero colpito Gabriele, rendendola più ufficiale. E' lo stesso funzionario che alla Diaz mostrava le molotov portate nella scuola dai poliziotti come prova di possesso di armi da parte degli innocenti manifestanti.
Triste Paese quello dove queste cose continuano a succedere e l'impunità non si arresta. Si chiedono 225 anni di carcere per 25 manifestanti anti-G8 e si cerca di bloccare la Commissione di inchiesta in Parlamento, invece di volere fare davvero giustizia, chiarezza e pulizia. Occorre ottenere che i ladri di verità non rubino più. Per questo oggi siamo a Genova.