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Ricordare Renato Biagetti, sette anni dopo l'omicidio e immaginare un futuro senza la violenza della crisi. Scrivono Renoize e Stefania Zuccari, la mamma
30 agosto 2013

Questo è il sesto anno di Renoize, un'iniziativa musicale e culturale nata per ricordare l'assassinio di Renato Biagetti. Da sempre lo facciamo a parco Schuster, a San paolo, nel territorio in cui Renato viveva.

Ma Renoize è un'iniziativa collettiva, patrimonio di tutta la città di Roma che vuole costruire gli ingranaggi collettivi della memoria, vuol far vivere i sogni e le passioni di Renato. Ma è anche qualcosa di più.

Perchè abbiamo imparato in questi anni trascorsi che abbiamo bisogno di una quotidianità in movimento, di energie che si liberano tutti i giorni, di battaglie che costruiscono legami, di sogni sfrontati che vogliono una realtà diversa e altra per riuscire ad andare oltre al ricordo e dare gambe e fiato alla memoria. Una prospettiva comune.

Per questo, l'anno scorso, abbiamo voluto parlare di Genova 2001 e del G8, di quello che aveva significato, dei suoi contenuti e dei suoi messaggi, delle condanne arrivate a 10 anni di distanza e l'intimidazione che davano per le attuali lotte.

Quest'anno vorremmo invece, prenderci uno spazio di condivisione per parlare non di qualcosa che è già accaduto, ma di quello che vorremo accada; un momento collettivo per parlare della nostra metropoli, della crisi e di come reagire e cosa immaginare insieme, insomma, delle nostre vite. Perchè sono necessari spazi pubblici, parlare collettivamente e non rimanere schiacciati nelle proprie solitudini. E' un momento per uscire dalla violenza della precarietà contro le nostre vite, dall'oppressione quotidiana esercitata dalle speculazioni che ci hanno portato nella situazione di oggi, dai meccanismi della paura con cui ci governano e dei rigurgiti di odio che questo produce che siano fascisti, razzisti o omofobi.

Vorremo dunque discutere dell'autunno, della stagione che si aprirà, di quello che potremo fare insieme.

Quest'anno l'orizzonte pensiamo sia la trasformazione dell'esistente.

Perchè non c'è futuro senza memoria e, noi, dalla memoria vogliamo costruire il nostro futuro.

Aspettiamo tutti e tutte il 31 Agosto alle 18 a Parco Schuster.

Stefania Zuccari*

Mi chiamo Renato Biagetti. A me i fascisti non fanno paura. Non mi hanno mai fatto paura. Nemmeno quando mi hanno ucciso.

Quelli che mi fanno paura sono quelli che non dicono nulla, non vedono nulla, non sanno nulla. Quelli che ancora pensano che sono ragazzate o che "quelli come me se la sono andati a cercare". Quelli che dicono che è folklore. Bandiere nere, svastiche, saluti romani. Folklore, come i ballerini con il tamburello o le processioni con il santo con appesi i serpenti. Fenomeni marginali, sacche di delinquenza. Risse tra balordi. Tre righe in cronaca.

Intanto si riscrive la storia. Si mischiano i morti. Si dimenticano cause, ragioni. Io sono morto per loro. Non per voi. Sono morto per loro. E a loro continuo a pensare.

E' tutto così assurdo. Un brutto film, uno di quelli in cui la sceneggiatura non gira. Eppure in quel film io ci abitavo, come ci abitate voi. Un Paese che ancora non si è stufato delle morti come la mia. Un Paese in cui tutto è normale. Anche morire fuori da una festa di musica reggae. 8 coltellate. Una è stata così forte che addosso mi è rimasto il segno del manico del coltello.

Tutto normale. Anzi normalissimo. Cosa c'è di strano? Si comincia sempre così. Di questo ho paura.

*Stefania è la mamma di Renato Biagetti ucciso dalle coltellate di due fascisti dopo una festa in spiaggia a Focene. E' la fondatrice di Madri per Roma città aperta. Come le Madres de la Plaza de Mayo ha raccolto anche lei il testimone delle idee di suo figlio