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Un anno fa il delitto di Focene. Domani in spiaggia contro le lame
Manifestazione degli amici di Renato Biagetti e domenica assemblea nazionale per fermare lo stillicidio di azioni squadriste
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
31 agosto 2007

Le cinque del mattino di una domenica di fine agosto, a pochi passi da un chiosco sulla spiaggia di Focene, budello di sabbia più lungo che largo, schiacciato tra l'aeroporto di Fiumicino e la foce del Tevere. Tre giovani romani, una coppia e un loro amico sono appena usciti da una festa reggae promossa nel chiosco da una cooperativa sinistrorsa. Lei va a prendere la macchina. I ragazzi la aspettano su un muretto. Arriva una golf con due maschietti più giovani, si saprà poi, che uno ha appena passato i diciotto, l'altro sta per farlo. Due pischelli. «E' finita la festa? Allora che cazzo state a fare qui? Andatevene a Roma! Merde!». E' il prologo di 40 secondi di furore. Quando la ragazza, si chiama Laura, arriva con la machina trova il suo ragazzo a terra colpito da 8 coltellate, ferito, ma più lievemente, l'amico, Paolo. Quello a terra si chiama Renato Biagetti, 26 anni, ingegnere, tecnico del suono, col pallino per il reggae e una passione per il calcio. Gioca con gli All Reds, giocatori antirazzisti, solidali, gemelli degli All Reds di rugby, dove gioca suo fratello Dario. Il campo è quello dell'ex cinodromo di Ponte Marconi dove, da quattro anni è nato l'Acrobax, laboratorio autogestito attivissimo nella lotta alla precarietà.
Renato viene portato immediatamente in ambulanza al Grassi di Ostia dove morirà qualche ora dopo. Due delle coltellate sono state più profonde e velenose delle altre. Letale, definitiva. I giornali del lunedì non possono esimersi dal riferire che chi scese dalla golf «aveva già il coltello in pugno», che «agì con sangue freddo e determinazione» ma, imbeccati da fonti ufficiali, trasformano l'aggressione in una rissa tra balordi. Una versione ufficiale che si spiega meglio tre giorni più tardi quando furono arrestati, prima che riuscissero a espatriare, un diciassettenne e un ragazzo di un anno più anziano, il figlio di un carabiniere che abita a 150 metri dal luogo del delitto. E carabinieri, suoi colleghi diretti, sono quelli che gestiscono l'inchiesta impiegano 72 ore per fare quei 150 metri nonostante esistano solo due auto nel Lazio con quel modello e quei numeri di targa.
Genitori e amici di Renato, fin dalle prime ore, devono combattere questa versione ufficiale con conferenze stampa, lettere aperte e manifestazioni. Perché non sia archiviata, decontestualizzandola, una morte assurda dietro cui intravedono una pista politica. E' stato un delitto fascista, ne sono certi. E non perché deciso a freddo in una delle tante sedi della galassia nera, aperte con la compiacenza della destra al governo e con la benedizione di giunte "equidistanti". E nemmeno perché il più grande dei due accoltellatori ha una celtica tatuata con la scritta "forza e onore" ma perché maturato nel vuoto pneumatico di una periferia degradata dove, a fianco di una sede dei giovani di An, fa bella mostra un negozio di gadget nazifascisti e razzisti dal criptico nome "2.11", la seconda e l'undicesima lettera dell'alfabeto. B e M, le iniziali del duce. Le aggressioni contro migranti, gay, centri sociali e persone di sinistra sono centinaia l'anno e Roma e Milano guidano la classifica dell'infamità. E in una periferia come Fiumicino due pischelli girano la notte con un coltello in tasca.
La rissa tra balordi è una versione che fa comodo non solo a chi voglia depistare le indagini ma anche a chi voglia dare di Roma l'idea di una città pacificata. Il sindaco della Capitale diserterà i funerali e incontrerà solo diversi giorni dopo, e in privato, la madre di Renato. Quel giorno, alla cerimonia nell'Acrobax, c'erano molti amministratori e parlamentari ma perlopiù erano di Rifondazione o della sinistra radicale.
«Protagonismo della destra estrema e silenzio istituzionale, da allora, hanno proseguito il loro cammino parallelo - dice a Liberazione , Massimiliano Smeriglio, deputato e segretario romano del Prc - ameno fino agli assalti fascisti al concerto dei Bassotti di Villa Ada e alla casa occupata di Casalbertone quando qualche espondente del Pd ha iniziato a battere un colpo. Ma a tutt'oggi nessun responsabile dei due assalti è stato individuato nonostante le rassicurazioni della questura. La sottivalutazione della situazione continua e il gioco neocentrista si avvale di vecchi arnesi come gli opposti estremismi».
Domani, i compagni di Renato torneranno con un fiore sulla spiaggia di Focene (appuntamento alle 17). Porteranno uno striscione - "Spezza le lame, rompi l'indifferenza". Sarà una manifestazione in contemporanea con il corteo di Verona contro lo sgombero del centro sociale La Chimica. All'Acrobax si preparano anche i fuochi che scoppieranno al tramonto sulla spiaggia. «Per noi è stato un anno lunghissimo», racconta Cristiana elencando le iniziative svolte per battere le culture parallele delle lame e dell'equidistanza. Oggi esistono un blog ( veritaperrenato.noblogs.org ), una nuova sala prove e un'associazione ("I sogni di Renato"), domani sarà riproposto, aggiornato, il dossier sul processo (è appena finito il primo grado di quello al maggiorenne - 15 anni per omicidio volontario - e sta per aprirsi quello per il minorenne) e sulle aggressioni fasciste e razziste a Roma. «Non siamo soli - assicura Cristiana - abbiamo incontrato sulla nostra strada Haidi Giuliani e le mamme di Dax e Federico Aldrovandi (domani saranno anche loro sulla spiaggia, ndr), compagni di tutta Italia, i genitori dell'11 marzo, le "Reti meno invisibili", l'Arci, l'Anpi e domenica, con un'assemblea nazionale qui all'Acrobax, proveremo a discutere insieme sulla costruzione di campagne per dissacrare e demistificare i messaggi su cui aggrega l'estrema destra, uno per tutti il mututo sociale».