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Rizzotto ed Impastato, due uomini un solo destino
Fonte: Associazione Assaltare il cielo

Placido Rizzotto e Peppino Impastato, due figure di militanti di sinistra, che hanno pagato con la vita il coraggio delle scelte difficili e scomode della lotta alla mafia e per la difesa dei ceti più deboli. Due figure che come tante rischiavano di rimanere nell'oblio (infatti i miseri resti di Rizzotto giacciono fra scartoffie nei sotterranei del Palazzo di Giustizia di Palermo), se non fosse stato per il contemporaneo lancio del pur boicottato film di Pasquale Scimeca e del film, ben più fortunato e in odor di Oscar, di Marco Tullio Giordana. Rizzotto e Impastato sono due personaggi che, oltre ad essere esempio per le giovani generazioni, si ergono a simbolo delle tante vittime della mafia dimenticate e volutamente fatte dimenticare da chi, complice di un certo stato di cose, ha ritenuto più comodo nascondere verità, fatti e uomini che avrebbero potuto scardinare stratificazioni di potere basate sull'ignoranza e sul qualunquismo. Rizzotto e Impastato diventano così il monumento per quei tanti militanti, per quei tanti compagni le cui storie appartengono ormai ad una memoria remota, citati in sequenza dal protagonista del film dedicato al sindacalista corleonese, quando questi rimembrando le loro uccisioni si chiede: "A chi tocca ora?". Due uomini autentici, Rizzotto e Impastato, due storie vere e tragiche, due cammini nobili che danno motivo di nascita ai due film: "Placido Rizzotto" e "I Cento Passi", pellicole antiretoriche e passionali, che narrano le brevi esistenze e le speranze di due giovani che rappresentano generazioni diverse e modi di vita differenti, aventi in comune però i medesimi sogni, le medesime aspirazioni, miseramente infrante dalla bestialità dell'uomo. Placido Rizzotto, giovane bracciante e dinamico sindacalista che aveva fatto il partigiano, organizza i contadini nella lotta per le terre e contro dunque la grossa proprietà terriera, la cosiddetta destra agraria e latifondista, arrogante e mafiosa. Peppino Impastato, giovane militante di estrema sinistra, che aveva avuto il coraggio di rompere con la famiglia mafiosa, difende i contadini, gli edili, i disoccupati dalle prevaricazioni dell'ambiente mafioso, utilizzando anche la tagliente arma dell'ironia a cui la mafia può contrapporre solo il tritolo. Personaggi e film rappresentano l'energia, la voglia di costruire qualcosa di nuovo, l'immaginazione, nonostante tutto e tutti. Rizzotto e Impastato sono due figure comunque molto attuali, due "Che" nostrani, il cui esempio, sacrificio e insegnamento, andrebbe recuperato in ogni realtà locale, anche nella nostra, perché non c'è bisogno di abitare a Cinisi o a Corleone per osservare che la mafia esiste, è reale ed opera concretamente, usurpando i diritti dei cittadini e muovendosi attraverso tanti canali, compreso e non ultimo quello elettorale e politico, fatto di appalti, finanziamenti e, per andare più sullo spicciolo, di promesse, di favori, clientele e soprattutto di diritti che vengono svenduti per concessioni. Se ancora ci si vuole chiedere a cosa servano questi film e perché siano meritevoli di visione, appare evidente che si possono trovare molteplici risposte, io preferisco chiudere con le suggestive parole di Pasquale Scimeca, il regista di "Placido Rizzotto", il quale afferma che "il sublime senso poetico che emana ogni manifestazione di coraggio, ogni puro sentimento di dignità umana, ogni difesa dei deboli, ogni fatto autenticamente popolare, merita di essere narrato, ha bisogno anzi di essere narrato e tramandato alle generazioni, affinché tra le generazioni gli uomini non smarriscano più i sogni".