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6 ottobre 1974. "Nuove prospettive storiche: la Chiesa è inutile al Potere"
(sul Corsera col titolo "Chiesa e Potere")
Enrico Campofreda

C'è un modo altezzoso, supponente, ostinatamente osceno di approcciarsi a un interlocutore che una parte del mondo cattolico tuttora conserva. È lo stile dell'organo di stampa del Vaticano "L'Osservatore Romano" cui fa riferimento il poeta in questo scritto. In verità questa non è solo una prerogativa d'una certa ufficialità cattolica, taluni sedicenti laici - che poi veri laici non sono - mostrano un eguale parlare ex cathedra. Lo fanno politici di ieri e di oggi dai volti noti e meno. Lo fanno i baroni di finanza, economia, accademia e cultura. E ci fermiamo qui perché il processo a catena coinvolge a cascata settori meno illustri e pregiati della società.
È l'atteggiamento dell'uomo di Potere che guarda dall'alto in basso e non riconosce dignità a chi non ha in mano eguali leve e non appartiene al rango. È un fare antiegualitario, razzistico, reazionario.

Pasolini se lo ritrova contro nell'organo ufficiale della Santa Sede che di lui scrive: "Non sappiamo donde il suddetto tragga tanta autorevolezza se non da qualche film di enigmatico e riprovevole decadentismo, dall'abilità di uno scrivere corrosivo e da taluni atteggiamenti alquanto eccentrici".
Lui risponde: "Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla e dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io considero del resto degno di ogni più scandalosa ricerca". "...Ma supponiamo che una mia 'autorevolezza' esista: allora la posizione vaticana è ancor più grave. Essa mette sotto accusa non solo le cerchie culturali ma critici e spettatori che decretano il successo delle mie opere cinematografiche. Tutto ciò è considerato 'culturame' e lo è perché non è clerico-fascista".
"La storia della Chiesa è una storia di potere e di delitti di potere: ma quel che è ancora peggio è una storia di ignoranza... È su essa che si è modellata l'ignoranza qualunquistica della borghesia italiana. Si tratta infatti di una ignoranza la cui definizione culturale è: una perfetta coesistenza di 'irrazionalismo', 'formalismo' e 'pragmatismo'".

Un compito della Chiesa per la sua rinascita dovrà esser quello della "liberazione dal potere" con la radicale distinzione fra Chiesa e Stato. Rovesciando il grande imbroglio dell'interpretazione clericale della frase di Cristo: "Dà a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio".
Ancora il poeta: «In essa è concentrata tutta l'ipocrisia e l'aberrazione che hanno caratterizzato la Chiesa controriformistica. Si è fatta passare come moderata, cinica, realistica una frase di Cristo che era radicale, estremistica, perfettamente religiosa. Cristo non poteva voler dire: "Accontenta questo e quello, non cercar grane politiche, dà un colpo al cerchio e uno alla botte". In assoluta coerenza con la sua predica lui voleva dire: "Distingui nettamente far Cesare e Dio, non confonderli qualunquisticamente, non conciliarli". Cristo poneva una dicotomia estremistica e invita all'opposizione perenne a Cesare, anche se magari non violenta».

Per secoli il Potere ha trovato nell'interpretazione clericale giustificazione per il suo essere e i suoi soprusi, la Chiesa, più che fare da contro altare a Cesare e occuparsi dello spirito, s'è fatta essa stessa Potere materializzando Dio.
In tempi recenti la sua temporalità, limitata dalla nascita dello Stato unitario italiano, è stata riproposta dal Concordato del 1929 che restituiva al Vaticano l'aspirazione di rilanciare ideali teocratici. Il regime fascista strizzò l'occhio a un simile disegno sacrificando sessant'anni di laicità dello Stato liberale in cambio della benedizione dei propri labari squadristi e della sua dittatura.
Ma ciò che accadde coi Patti Lateranensi - che fra l'altro fecero del cattolicesimo la religione ufficiale dello Stato Italiano - fu la nascita d'una grande alleanza ideologico-politico-religiosa che accomunava le componenti reazionarie del Paese: il capitalismo che aveva foraggiato e lanciato il fascismo come suo braccio armato contro le rivendicazioni della classe operaia, la parte politica squadrista e borghese che aveva sospinto e sostenuto la dittatura mussoliniana, il clero conservatore incarnato da papa Ratti (Pio XI) che faceva del fascismo un alleato in funzione antibolscevica.

Prendeva forma quel clerico-fascismo che incarnerà il volto oscuro della società italiana nei restanti anni del Regime e anche dopo la Liberazione. Le sopravvivrà nelle nuove formazioni politiche sedicenti antifasciste, come la Democrazia Cristiana e non solo, diventerà modus vivendi et cogitandi trasformandosi in un vero cancro d'un sistema tutt'altro che civile e laico, come più volte il poeta annotò. Lo stesso Partito Comunista, accettando l'articolo 7 della Costituzione, rinuncerà alla laicità dello Stato in funzione pro-cattolica e a vantaggio d'un clericalismo di ritorno, tanto da subire l'offensiva dei Comitati Civici nella disfatta elettorale del 18 aprile '48 e le reiterate scomuniche di Pio XII.
Solo il nuovo Concordato del 1984 ristabilì nuovi principi: il cattolicesimo cessava d'essere religione di Stato e l'insegnamento della religione nelle scuole non era più obbligatorio. Ma simboli come il crocifisso rimarranno nelle aule e negli ultimi anni crescerà una nuova ventata d'integralismo e intolleranza contro le altre religioni foraggiata dalla Destra politica. E a trent'anni dall'auspicio pasoliniano per un rinnovamento la Chiesa ripropone la sua ingerenza sulla legislazione statale, come mostrano gli attuali interventi del cardinal Ruini sulle normative delle coppie di fatto.


Enrico Campofreda, settembre 2005